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Frasi: Papa Francesco e le sue parole
Jorge Mario Bergoglio è quasi sicuramente uno dei Papi più apprezzati e amati in assoluto e deve tutto questo affetto alla semplicità con cui si approccia alla vita e anche alla tolleranza verso il prossimo dimostrata in varie occasioni. Le frasi di Papa Francesco che abbiamo raccolto in questo articolo sono la dimostrazione della purezza e della bellezza della sua personalità. Nei seguenti paragrafi abbiamo raccolto tanti aforismi e citazioni che spaziano fra i vari argomenti. Come ad esempio i pensieri sui sacramenti, oppure le frasi di Pasqua di Papa Francesco e anche di Natale. Non vi resta che scegliere la citazione che più vi piace e che più si presta ad una dedica o ad un pensiero sincero.
Aforismi di Papa Francesco da condividere
Tanti aforismi famosi e bellissimi di Papa Bergoglio, sui giovani, su Gesù e sulla Chiesa. Frasi stupende e che fanno riflettere pronte per essere utilizzate per un biglietto, un sms o anche semplicemente una dedica al volo. Papa Francesco ci regala dal 2013 belle frasi per ogni occasione, che riscaldano il cuore e l’anima nei momenti in cui ne abbiamo più bisogno. Scegliete quindi uno o più di queste parole di Papa Francesco e conservatele per la prossima occasione!
Non devono esserci poveri e non c’è peggiore povertà di quella che non ci permette di guadagnarci il pane, che ci priva della dignità del lavoro.
La predica di un bambino in chiesa è più bella di quella del prete, di quella del vescovo e di quella del Papa.
La parola “Chiesa”, dal greco ekklesia, significa “convocazione”: Dio ci convoca, ci spinge ad uscire dall’individualismo, dalla tendenza a chiudersi in se stessi e ci chiama a far parte della sua famiglia.
A me piace fare il vescovo, mi piace. A Buenos Aires ero tanto felice, tanto felice. Sono stato felice, il Signore mi ha assistito in quello. Sono stato prete e sono stato felice, e come vescovo sono stato felice, in questo senso mi piace. Anche come Papa… quando il Signore ti mette lì, se fai quello che chiede il Signore sei felice.
Non si possono, infatti, costruire ponti tra gli uomini, dimenticando Dio. Ma vale anche il contrario: non si possono vivere legami veri con Dio, ignorando gli altri.
Rinunciare al male significa dire no alle tentazioni, al peccato, a satana, più in concreto significa dire no a una cultura della morte, che si manifesta nella fuga dal reale verso una felicità falsa che si esprime nella menzogna, nella truffa, nell’ingiustizia, nel disprezzo dell’altro.
Non si può servire due padroni: Dio e la ricchezza. Finché ognuno cerca di accumulare per sé, non ci sarà mai giustizia.
Non basta non fare il male per essere un buon cristiano; è necessario aderire al bene e fare il bene. Capita di sentire alcuni che dicono: io non faccio del male a nessuno. D’accordo, ma il bene lo fai? Quante persone non fanno male, ma nemmeno il bene, e la loro vita scorre nell’indifferenza, nell’apatia, nella tiepidezza. Questo atteggiamento è contrario al Vangelo.
Il dialogo nasce da un atteggiamento di rispetto verso un’altra persona, dalla convinzione che l’altro abbia qualcosa di buono da dire; presuppone fare spazio, nel nostro cuore, al suo punto di vista, alla sua opinione e alle sue proposte. Dialogare significa un’accoglienza cordiale e non una condanna preventiva.
La vita è sempre un dare ed è costoso prendersi cura della vita. Oh quanto costa! Costa lacrime. Ma come è bella la cura per la vita, permettere che la vita cresca, dare la vita come Gesù, e dare in abbondanza, per non permettere che anche uno solo di questi più piccoli vada perso.
Non cediamo al pessimismo. Non passiamo a quella amarezza che il diavolo ci porge ogni giorno.
La speranza è un po’ come il lievito, che ti fa allargare l’anima.
La vecchiaia è la sede della sapienza della vita.
Ognuno è colpevole del bene che poteva fare e non ha fatto. Non basta non odiare, bisogna perdonare; non basta non avere rancore, bisogna pregare per i nemici; non basta non essere causa di divisione, bisogna portare pace dove non c’è; non basta non parlare male degli altri, bisogna interrompere quando sentiamo parlar male di qualcuno.
Non dimentichiamo mai che il vero potere è il servizio. Bisogna custodire la gente, aver cura di ogni persona, con amore, specialmente dei bambini, dei vecchi, di coloro che sono più fragili e che spesso sono nella periferia del nostro cuore.
I sogni sono importanti. Tengono il nostro sguardo largo, ci aiutano ad abbracciare l’orizzonte, a coltivare la speranza in ogni azione quotidiana. E i sogni dei giovani sono i più importanti di tutti. Un giovane che non sa sognare è un giovane anestetizzato; non potrà capire la vita, la forza della vita. I sogni ti svegliano, di portano in là, sono le stelle più luminose, quelle che indicano un cammino diverso per l’umanità.
Condividere è il vero modo di amare.
Educare è un atto d’amore, è dare vita.
La coerenza è uno sforzo, ma soprattutto è un dono e una grazia. E dobbiamo chiederla!
Il pessimismo ti butta giù, non ti fa fare niente. E la paura ti rende pessimista. Niente pessimismo. Rischiare, sognare e avanti.
Nessuno di noi può sopravvivere senza misericordia, tutti abbiamo bisogno del perdono.
Uno dei titoli del Vescovo di Roma è Pontefice, cioè colui che costruisce ponti, con Dio e tra gli uomini.
L’importante è come giudichiamo le cose: con la luce che viene dal vero tesoro nel nostro cuore? O con le tenebre di un cuore di pietra?
Chi corre dietro al nulla diventa lui stesso nullità.
I sogni ci sono dati gratuitamente, ma perché noi li diamo anche gratuitamente agli altri. Offrite i vostri sogni: nessuno, prendendoli, vi farà impoverire. Offriteli agli altri gratuitamente.
In tutto Gesù va controcorrente: prima lascia il successo, poi la tranquillità. Ci insegna il coraggio di lasciare: lasciare il successo che gonfia il cuore e la tranquillità che addormenta l’anima.
I sogni della comodità, i sogni del solo benessere: “No, no, io sto bene così, non vado più avanti”. Ma questi sogni ti faranno morire, nella vita! Faranno che la tua vita non sia una cosa grande! I sogni della tranquillità, i sogni che addormentano i giovani e che fanno di un giovane coraggioso un giovane da divano.
Io vedo la Chiesa come un ospedale da campo dopo una battaglia. È inutile chiedere a un ferito grave se ha il colesterolo e gli zuccheri alti! Si devono curare le sue ferite. Poi potremo parlare di tutto il resto.
Noi, donne e uomini di Chiesa, siamo in mezzo a una storia d’amore. Ognuno di noi è un anello in questa catena d’amore. E se non capiamo questo, non capiamo nulla di cosa sia la Chiesa. È una storia d’amore.
Preghiamo per avere un cuore che abbracci gli immigrati. Dio ci giudicherà in base a come abbiamo trattato i più bisognosi.
Un cristiano se non è rivoluzionario, non è un cristiano. Non capisco le comunità cristiane che sono chiuse in parrocchia. Uscire per annunziare il Vangelo.
Se una persona gay e cerca il Signore e ha buona volontà chi sono io per giudicarla? Il catechismo della chiesa cattolica dice che non si devono discriminare queste persone per questo.
Non abbiate paura della bontà e neanche della tenerezza.
Stranamente, non abbiamo mai avuto più informazioni di adesso, ma continuiamo a non sapere che cosa succede.
Un evangelizzatore non dovrebbe avere costantemente una faccia da funerale!
Fratelli e sorelle buonasera, voi sapete che il dovere del conclave era di dare un vescovo a Roma e sembra che i miei fratelli cardinali siano andati a prenderlo quasi alla fine del mondo… Ma siamo qui.
Il messaggio di Gesù, la Chiesa senza testimonianza è soltanto fumo.
Sarò felice di vedervi correre più forte di chi nella Chiesa è un po’ lento e timoroso, attratti da quel Volto tanto amato.
Dio perdona sempre, altrimenti il mondo non esisterebbe.
Non accontentatevi del passo prudente di chi si accoda in fondo alla fila. Ci vuole il coraggio di rischiare un salto in avanti, un balzo audace e temerario per sognare e realizzare come Gesù il Regno di Dio, e impegnarvi per un’umanità più fraterna. Abbiamo bisogno di fraternità: rischiate, andate avanti!
Camminando insieme, in questi giorni, avete sperimentato quanto costa fatica accogliere il fratello o la sorella che mi sta accanto, ma anche quanta gioia può darmi la sua presenza se la ricevo nella mia vita senza pregiudizi e chiusure.
Credo che Francesco sia l’esempio per eccellenza della cura per ciò che è debole e di una ecologia integrale, vissuta con gioia e autenticità.
La fede è un dono gratuito di Dio che chiede l’umiltà e il coraggio di fidarsi e affidarsi.
Sentire Misericordia, questa parola, cambia tutto. È il meglio che noi possiamo sentire. Cambia il mondo.
I sogni grandi hanno bisogno di Dio per non diventare miraggi o delirio di onnipotenza. Tu puoi sognare le cose grandi, ma da solo è pericoloso, perché potrai cadere nel delirio di onnipotenza. Ma con Dio non aver paura: vai avanti. Sogna in grande.
Le bilance del Signore sono diverse dalle nostre. Lui pesa diversamente le persone e i loro gesti: Dio non misura la quantità ma la qualità, scruta il cuore, guarda alla purezza delle intenzioni.
I bambini e i nonni sono la speranza di un popolo. I bambini, i giovani perché lo porteranno avanti, porteranno avanti questo popolo; e i nonni perché hanno la saggezza della storia, sono la memoria di un popolo.
Solo lo Spirito può suscitare la diversità, la pluralità, la molteplicità e allo stesso tempo fare l’unità. Perché quando siamo noi a voler fare la diversità facciamo gli scismi e quando siamo noi a voler fare l’unità facciamo l’uniformità, l’omologazione.
Mi piace stare tra la gente, insieme a chi soffre, andare nelle parrocchie. Non mi piacciono le interpretazioni ideologiche, una certa mitologia di Papa Francesco. Dipingere il Papa come una sorta di superman, una specie di star, mi pare offensivo. Il Papa è un uomo che ride, piange, dorme tranquillo e ha amici come tutti. Una persona normale.
Vivere insieme è un’arte, un cammino paziente, bello e affascinante. Non finisce quando vi siete conquistati l’un l’altro… Anzi, è proprio allora che inizia!
Dio dona forza alla nostra debolezza, ricchezza alla nostra povertà, conversione e perdono al nostro peccato.
Cristo è il centro. Cristo è il riferimento fondamentale, il cuore della Chiesa. Senza di Lui, Pietro e la Chiesa non esisterebbero né avrebbero ragion d’essere.
Non c’è nessuna giustificazione religiosa e umana per queste cose, questo non è umano.
La vita di ogni comunità esige che si combattano fino in fondo il cancro della corruzione, il cancro dello sfruttamento umano e lavorativo e il veleno dell’illegalità. Dentro di noi e insieme agli altri, non stanchiamoci mai di lottare per la verità e la giustizia.
Non è possibile che non faccia notizia il fatto che muoia assiderato un anziano ridotto a vivere per strada, mentre lo sia il ribasso di due punti in borsa.
Il denaro deve servire e non governare!
Come vorrei una Chiesa povera e per i poveri! Per questo mi chiamo Francesco: come Francesco da Assisi, uomo di povertà, uomo di pace. L’uomo che ama e custodisce il Creato; e noi oggi abbiamo una relazione non tanto buona col Creato.
Per favore, siate custodi della creazione, dell’altro, dell’ambiente.
Solo la fiducia in Dio può trasformare il dubbio in certezza, il male in bene, la notte in alba radiosa.
Il creato non è una proprietà, di cui possiamo spadroneggiare a nostro piacimento; né, tanto meno, è una proprietà solo di alcuni, di pochi: il creato è un dono, è un dono meraviglioso che Dio ci ha dato, perché ne abbiamo cura e lo utilizziamo a beneficio di tutti, sempre con grande rispetto e gratitudine.
Per un figlio non c’è insegnamento e testimonianza più grande che vedere i propri genitori che si amano con tenerezza, si rispettano, sono gentili tra di loro, si perdonano a vicenda: ciò che riempie di gioia e di felicità vera il cuore dei figli. I figli, prima di abitare una casa fatta di mattoni, abitano un’altra casa, ancora più essenziale: abitano l’amore reciproco dei genitori.
Un popolo che non si prende cura dei bambini e degli anziani è un popolo in declino.
La crisi mondiale che tocca la finanza e l’economia sembra mettere in luce le loro deformità e soprattutto la grave carenza della loro prospettiva antropologica, che riduce l’uomo a una sola delle sue esigenze: il consumo.
Esiste una classe media della santità di cui tutti possiamo fare parte.
La vera amicizia consiste nel poter rivelare all’altro la verità del cuore.
Come indurisce il cuore la coscienza isolata!
Vivere come una lampada accesa! Questa è la vocazione cristiana.
Il desiderio di connessione digitale può finire per isolarci dal nostro prossimo, da chi ci sta più vicino. Senza dimenticare che chi, per diversi motivi, non ha accesso ai media sociali, rischia di essere escluso.
Uscire da sé stessi è uscire anche dal recinto dell’orto dei propri convincimenti considerati inamovibili se questi rischiano di diventare un ostacolo, se chiudono l’orizzonte che è di Dio.
I giovani sanno bene quando c’è il vero amore e quando c’è il semplice entusiasmo truccato da amore: voi distinguete bene questo, non siete scemi, voi! E per questo, abbiamo il coraggio di parlare dell’amore. L’amore non è una professione: l’amore è la vita.
Penso tante volte a Gesù che bussa alla porta, ma da dentro, perché lo lasciamo uscire, perché noi tante volte, senza testimonianza, lo teniamo prigioniero delle nostre formalità, delle nostre chiusure, dei nostri egoismi, del nostro modo di vivere clericale.
Una persona che lavora dovrebbe avere anche il tempo per ritemprarsi, stare con la famiglia, divertirsi, leggere, ascoltare musica, praticare uno sport. Quando un’attività non lascia spazio a uno svago salutare, a un riposo riparatore, allora diventa una schiavitù.
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Frasi di Papa Francesco sull’amore e il matrimonio
Una selezione di frasi belle di Papa Francesco sugli sposi, dedicate al sacro vincolo del matrimonio e anche ad uno dei sentimenti più puri in assoluto: l’amore. I pensieri di Papa Francesco sull’amore possono diventare la dichiarazione perfetta, quella indimenticabile e quella che vi permetterà di colpire nel profondo la persona amata. E se invece state organizzando il grande giorno, scegliete una di queste frasi di Papa Francesco per il libretto del matrimonio per una cerimonia emozionante e commovente.
Pensate bene all’amore, pensateci sul serio. Non abbiate paura di pensare all’amore: ma all’amore che rischia, all’amore fedele, all’amore che fa crescere l’altro e reciprocamente crescono.
Il matrimonio è un lungo viaggio che dura tutta la vita!
La sfida degli sposi cristiani: stare insieme, sapersi amare per sempre, e fare in modo che l’amore cresca.
Il matrimonio è un mistero stupendo. Anche se è vissuto nella fragilità della natura umana, l’importante è mantenere vivo un vero legame con Dio, anche nei momenti di difficoltà.
Il “per sempre” non è solo una questione di durata! Un matrimonio non è riuscito solo se dura, ma è importante la sua qualità. Stare insieme e sapersi amare per sempre è la sfida degli sposi cristiani.
Unità e fedeltà sono due valori importanti e necessari non solo tra i coniugi, ma in generale nei rapporti interpersonali e in quelli sociali. Tutti siamo consapevoli degli inconvenienti che determinano, nel consorzio civile, le promesse non mantenute, la mancanza di fedeltà alla parola data e agli impegni assunti.
È meglio convivere che fare un matrimonio riparatore.
Tante volte il marito e la moglie diventano un po’ nervosi e litigano fra loro. Litigano, è così, sempre si litiga nel matrimonio, alcune volte volano anche i piatti. Ma non dobbiamo diventare tristi per questo, la condizione umana è così. E il segreto è che l’amore è più forte del momento nel quale si litiga e per questo io consiglio agli sposi sempre: non finire la giornata nella quale avete abbiate litigato senza fare la pace. Sempre! E per fare la pace non è necessario chiamare le Nazioni Unite che vengano a casa a fare la pace. È sufficiente un piccolo gesto, una carezza.
Il matrimonio è simbolo della vita, della vita reale, non è una “fiction”! È sacramento dell’amore di Cristo e della Chiesa, un amore che trova nella Croce la sua verifica e la sua garanzia.
È bene che il vostro matrimonio sia sobrio e faccia risaltare ciò che è veramente importante. Alcuni sono più preoccupati dei segni esteriori, del banchetto, delle fotografie, dei vestiti e dei fiori… Sono cose importanti in una festa, ma solo se sono capaci di indicare il vero motivo della vostra gioia: la benedizione del Signore sul vostro amore.
Oggi non siamo abituati a qualcosa che realmente dura per tutta la vita. Se ho un lavoro, so che potrei perderlo contro la mia volontà o che potrei dover scegliere una carriera diversa. È difficile persino star dietro al mondo, in quanto tutto intorno a noi cambia, le persone vanno e vengono nelle nostre vite, le promesse vengono fatte ma spesso sono infrante o lasciate incompiute.
Nell’amore non c’è il provvisorio, questo si chiama entusiasmo, incantamento, ma l’amore amore è definitivo, è la metà dell’arancia, tu sei la mia metà, tutto per tutta la vita.
Nel progetto di Dio non c’è l’uomo che sposa una donna e, se le cose non vanno, la ripudia. No. Ci sono invece l’uomo e la donna chiamati a riconoscersi, a completarsi, ad aiutarsi a vicenda nel matrimonio.
Bisogna poter vivere l’amore matrimoniale per sempre. Alcuni dicono “finché dura l’amore”. No, per sempre. O per sempre, o niente.
Sempre si litiga nel matrimonio, ma il segreto è che l’amore è più forte del momento in cui si litiga.
La santità richiede il donarsi con sacrificio ogni giorno; per questo il matrimonio è una via maestra per diventare santi.
Siamo creati per amare, come riflesso di Dio e del suo amore. E nell’unione coniugale l’uomo e la donna realizzano questa vocazione nel segno della reciprocità e della comunione di vita piena e definitiva.
Serve coraggio per amarsi così come Cristo ama la Chiesa.
Tutti i matrimoni affrontano momenti difficili, ma queste esperienze della croce possono rendere il cammino dell’amore ancora più forte.
Questo è il matrimonio: il cammino insieme di un uomo e di una donna, in cui l’uomo ha il compito di aiutare la moglie ad essere più donna, e la donna ha il compito di aiutare il marito ad essere più uomo.
L’amore è una relazione, una realtà che cresce, e possiamo anche dire a modo di esempio che si costruisce come una casa. E la casa si costruisce assieme, non da soli!
La preparazione al matrimonio non è fare quattro conferenze, tutte teoriche, no. E poi non va. La preparazione è un cammino, è un ‘catecumenato’.
Il matrimonio è unico. È un amore che dà origine a una nuova vita. Implica la mutua responsabilità nel trasmettere il dono divino della vita e offre un ambiente stabile nel quale la nuova vita può crescere e fiorire.
Il sacramento del matrimonio è un grande atto di fede e di amore: testimonia il coraggio di credere alla bellezza dell’atto creatore di Dio e di vivere quell’amore che spinge ad andare sempre oltre, oltre se stessi e anche oltre la stessa famiglia.
Sono tentato di parlare di un’esperienza mia, da bambino. Avrò avuto 5 anni, sono entrato a casa e lì nella sala da pranzo papà arrivava dal lavoro e ho visto papà e mamma baciarsi. Non lo dimentico mai! Cosa bella, stanco dal lavoro, ma ha avuto la forza di esprimere il suo amore alla moglie. Che i vostri figli vi vedano baciarvi e accarezzarvi, così imparano il dialetto dell’amore.
Cari giovani, non abbiate paura del matrimonio: Cristo accompagna con la sua grazia gli sposi che rimangono uniti a Lui.
L’amore si manifesta proprio oltre la soglia del proprio tornaconto, quando si dona tutto senza riserve.
Sono tre parole che si devono dire sempre, tre parole che devono essere nella casa: permesso, grazie, scusa. Le tre parole magiche. Permesso: per non essere invadente nella vita dei coniugi. Permesso, ma cosa ti sembra? Permesso, mi permetto. Grazie: ringraziare il coniuge; grazie per quello che hai fatto per me, grazie di questo. Quella bellezza di rendere grazie! E siccome tutti noi sbagliamo, quell’altra parola che è un po’ difficile a dirla, ma bisogna dirla: scusa.
Permesso, grazie e scusa. Con queste tre parole, con la preghiera dello sposo per la sposa e viceversa, con fare la pace sempre prima che finisca la giornata, il matrimonio andrà avanti. Le tre parole magiche, la preghiera e fare la pace sempre.
Due innamorati assomigliano a Dio. Questa è la più grande bellezza di un matrimonio.
Il matrimonio è come una pianta, va curato, e non è come un armadio che deve restare lì a prendere polvere.
Il matrimonio non è semplicemente un’istituzione ma una vocazione.
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Frasi sul Battesimo, sulla Prima Comunione e sulla Cresima di Papa Francesco
Nella vita di ogni credente i Sacramenti sono un passo tanto atteso e sentitamente importante. Se un vostro conoscente o familiare sta per vivere un’emozione del genere, potreste fare i vostri auguri con le frasi del pontefice che abbiamo selezionato per voi. In questo paragrafo troverete infatti tante frasi sulla Prima Comunione di Papa Francesco, sul Battesimo e ovviamente anche sulla Cresima. Belle parole pronte per fare da cornice ad una giornata intensa e memorabile destinata a rimanere nel cuore di tutti gli invitati.
Lo Spirito Santo è la forza divina che cambia il mondo. Cambia i cuori e cambia le vicende.
La Cresima ti fa oggi soldato di Cristo: che lo Spirito Santo ti aiuti ad essere forte ad affrontare e superare vittoriosamente tutte le prove che la vita dovesse riservarti.
Lo Spirito Santo trasforma e rinnova, crea armonia e unità, dona coraggio e gioia per la missione.
La Confermazione unisce i battezzati più fortemente al corpo mistico della Chiesa.
La Confermazione si riceve una sola volta, ma non finiremo mai di adempiere il mandato ricevuto e di diffondere ovunque il buon profumo di una vita santa.
Lo Spirito Santo è come un nostro compagno di strada, un vero e grande amico e senza di lui ci è impedito di conoscere Gesù. Gesù l’ha detto: “No, non ti lascio solo, ti lascio questo”. Gesù ce lo lascia come amico.
La Cresima è dono di Dio e aiuta a vivere da cristiani.
La Cresima è importante per un cristiano; ci dà la forza di difendere la fede e di diffondere il Vangelo con coraggio.
Il Signore ci ha inviato lo Spirito Santo. Da soli non ce la possiamo fare.
Questo fa lo Spirito Santo: ci apre il cuore per conoscere Gesù. Senza di Lui non possiamo conoscere Gesù. Ci prepara all’incontro con Gesù.
Con l’Eucaristia Gesù ci insegna a diventare più accoglienti e disponibili verso tutti i prossimi.
L’Eucaristia ci fa vedere negli altri il volto di Gesù.
L’Eucaristia, Gesù Pane di vita, è il cuore pulsante della Chiesa e rigenera in noi il dinamismo dell’amore.
Siamo chiamati a vivere il nostro Battesimo ogni giorno, come nuove creature, rivestiti di Cristo.
Bisogna riscoprire la grazia del sacramento del nostro battesimo.
Il Battesimo accende la vocazione personale a vivere da cristiani, che si svilupperà in tutta la vita.
Se ci si battezza ma non ci si cresima, si resta cristiani a metà.
Incontriamo Gesù tutti i giorni. Ma come? Nella preghiera, quando tu preghi, incontri Gesù. Quando tu fai la Comunione, incontri Gesù, nei Sacramenti. Quando tu porti tuo figlio per battezzarlo, incontri Gesù, trovi Gesù. E voi, oggi, che ricevete la Cresima, anche voi incontrerete Gesù.
Dopo la Cresima tutta la vita è un incontro con Gesù.
Il Battesimo è il miglior regalo che abbiamo ricevuto: ci fa appartenere a Dio e ci dona la gioia della salvezza.
Il nome del Battesimo è anche “Illuminazione”, perché la fede illumina il cuore, fa vedere le cose con un’altra luce.
Il Battesimo è il fondamento di tutta la vita cristiana. È il primo dei sacramenti, in quanto è la porta che permette a Cristo Signore di prendere dimora nella nostra persona e a noi di immergerci nel suo mistero.
Nel sacramento del Battesimo sono rimessi tutti i peccati, il peccato originale e tutti i peccati personali, come pure tutte le pene del peccato. Con il Battesimo si apre la porta ad una effettiva novità di vita che non è oppressa dal peso di un passato negativo, ma risente già della bellezza e della bontà del Regno dei cieli.
È proprio con il Battesimo che il cielo è realmente aperto e continua ad aprirsi, e possiamo affidare ogni nuova vita che sboccia alle mani di Colui che è più potente dei poteri oscuri del male.
In virtù dello Spirito Santo, il Battesimo ci immerge nella morte e risurrezione del Signore, affogando nel fonte battesimale l’uomo vecchio, dominato dal peccato che divide da Dio, e facendo nascere l’uomo nuovo, ricreato in Gesù.
Il Battesimo è un atto di fratellanza, un atto di filiazione alla Chiesa. Nella celebrazione del Battesimo possiamo riconoscere i lineamenti più genuini della Chiesa, la quale come una madre continua a generare nuovi figli in Cristo, nella fecondità dello Spirito Santo.
Dobbiamo ricordare la data del nostro Battesimo, perché è un secondo compleanno.
Ricevi lo Spirito Santo che ti è dato in dono. Lo Spirito Santo è un dono che entra in noi affinché lo facciamo fruttificare e possiamo darlo agli altri.
Nutrirci di Lui e dimorare in Lui mediante la Comunione eucaristica, se lo facciamo con fede, trasforma la nostra vita, la trasforma in un dono.
Gesù è il pane vivo disceso dal cielo, il pane che dà la vita eterna.
Il cuore si riempie di fiducia e di speranza pensando alle parole di Gesù riportate nel Vangelo: “Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno”.
L’Eucaristia è la “prenotazione” del paradiso: è Gesù che ci guida nel nostro cammino verso la vita eterna.
Questi bimbi sono anello di una catena, voi genitori avete un bambino o una bambina per battezzare, ma dopo alcuni anni saranno loro che avranno un bambino o una bambina da battezzare e poi un nipotino, questo è la catena, voi siete trasmettitori della fede, avete il dovere di trasmettere la fede a questi bambini, è la più bella eredità che gli lascerete.
L’Eucaristia è essenziale per noi: è Cristo che vuole entrare nella nostra vita e riempirla con la sua grazia.
Essere uomini e donne di Chiesa significa essere uomini e donne di comunione.
La felicità e l’eternità della vita dipendono dalla nostra capacità di rendere fecondo l’amore evangelico che riceviamo nell’Eucaristia.
È tanto importante comunicarsi; è tanto importante andare alla Messa e ricevere la comunione, perché è ricevere il corpo di Cristo, è ricevere questo Cristo che ci trasforma da dentro e ricevere questo Cristo vivo che ci prepara per il cielo.
Il pane è realmente il Corpo di Gesù donato per noi, il vino è realmente il suo Sangue versato per noi. L’Eucaristia è Gesù stesso che si dona interamente a noi.
Nell’Eucaristia e negli altri sacramenti sperimentate l’intima vicinanza di Gesù, la dolcezza ed efficacia della sua presenza.
Gesù è vivo, è qui con noi, perciò oggi lo possiamo incontrare nell’Eucaristia. Non lo vediamo con questi occhi, ma lo vediamo con gli occhi della fede.
Il Battesimo non è una formalità, è un atto che tocca in profondità la nostra esistenza, non è lo stesso un bambino battezzato e un bambino non battezzato, non è lo stesso una persona battezzata o una persona non battezzata, no, con il battesimo veniamo immersi nel più grande atto d’amore di tutta la storia e grazie a questo possiamo vivere una vita nuova.
il Battesimo è la porta della fede e della vita cristiana. Gesù Risorto lasciò agli Apostoli questa consegna: “Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo ad ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato”.
Ricevuto una sola volta, il lavacro battesimale illumina tutta la nostra vita, guidando i nostri passi fino alla Gerusalemme del Cielo.
La Comunione è il cuore dell’iniziazione cristiana ed è la sorgente della vita stessa della Chiesa.
Nell’Eucaristia incontri Gesù realmente, condividi la sua vita, senti il suo amore.
L’acqua con la quale questi bambini saranno segnati nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, li immergerà in quella “fonte” di vita che è Dio stesso e che li renderà suoi veri figli.
È compito dei genitori, insieme a padrini e madrine, aver cura di alimentare la fiamma della grazia battesimale nei loro piccoli, aiutandoli a perseverare nella fede.
La carità del Signore Risorto infiamma i cuori dei battezzati, colmandoli di luce e calore. È per questo che fin dai primi secoli il battesimo si chiamava anche illuminazione, e il battezzato era detto “illuminato”.
Possiamo domandarci: il Battesimo, per me, è un fatto del passato, isolato in una data, quella che oggi voi cercherete, o una realtà viva, che riguarda il mio presente, in ogni momento?
Il sacramento del Battesimo non è una formalità ma è un atto fondamentale. Ricordarne la data serve a evitare il rischio di perdere la memoria del dono ricevuto.
Non perder tempo a mascherare il tuo cuore, riempi la tua vita di Spirito Santo!
Se impariamo a leggere ogni cosa con la luce dello Spirito Santo, ci accorgiamo che tutto è grazia!
Sono sicuro, sicurissimo che tutti noi ricordiamo la data della nostra nascita. Ma mi domando io, e domando a voi: ognuno di voi ricorda qual è stata la data del suo battesimo? Alcuni dicono di sì. Ma è un sì un po’ debole, perché forse tanti non ricordano questo. Ma se noi festeggiamo il giorno della nascita, come non festeggiare – almeno ricordare – il giorno della rinascita? Io vi darò un compito a casa, un compito oggi da fare a casa. Coloro di voi che non si ricordano la data del battesimo, domandino alla mamma, agli zii, ai nipoti, ma domandino: “Tu sai qual è la data del battesimo?”, e non dimenticarla mai. E quel giorno ringraziare il Signore, perché è proprio il giorno in cui Gesù è entrato in me, lo Spirito Santo è entrato in me.
Nutrendoci del Corpo e del Sangue di Cristo, siamo assimilati a Lui, riceviamo in noi il suo amore, non per trattenerlo gelosamente, bensì per condividerlo con gli altri.
L’Eucaristia ci ricorda che il Signore è con noi e ci ricorda anche che non siamo individui, ma un corpo. L’Eucarestia non è un sacramento per me, è il sacramento di molti che formano un solo corpo.
L’Eucaristia è il sacramento dell’unità. Questo Pane di unità ci guarisca dall’ambizione di prevalere sugli altri, dall’ingordigia di accaparrare per sé, dal fomentare dissensi e spargere critiche; susciti la gioia di amarci senza rivalità, invidie e chiacchiere maldicenti.
È l’Eucaristia, che Gesù ci lascia con uno scopo preciso: che noi possiamo diventare una cosa sola con Lui. Infatti dice: «Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui». Quel “rimanere”: Gesù in noi e noi in Gesù. La comunione è assimilazione: mangiando Lui, diventiamo come Lui. Ma questo richiede il nostro “sì”, la nostra adesione di fede.
Cari amici, non ringrazieremo mai abbastanza il Signore per il dono che ci ha fatto con l’Eucaristia! È un dono tanto grande e per questo è tanto importante andare a Messa la domenica. Andare a Messa non solo per pregare, ma per ricevere la Comunione, questo pane che è il corpo di Gesù Cristo che ci salva, ci perdona, ci unisce al Padre.
Eucaristia è come una porta, una porta aperta tra il tempio e la strada, tra la fede e la storia, tra la città di Dio e la città dell’uomo.
L’Eucaristia è Gesù stesso che si dona interamente a noi.
Gesù si è spezzato, si spezza per noi. È l’Eucaristia. E ci chiede di darci, di spezzarci per gli altri.
Grazie al dono dell’Eucaristia anche la nostra vita diventa “pane spezzato” per i nostri fratelli.
Facciamo fatica a modellare la nostra esistenza su quella di Gesù, ad agire secondo i suoi criteri e non secondo i criteri del mondo. Nutrendoci di questo cibo eucaristico possiamo entrare in piena sintonia con Cristo, con i suoi sentimenti, con i suoi comportamenti.
L’Eucaristia, sorgente di amore per la vita della Chiesa, è scuola di carità e di solidarietà. Chi si nutre del Pane di Cristo non può restare indifferente dinanzi a quanti non hanno pane quotidiano.
L’Eucaristia garantisce che al centro ci sia Cristo, e che sia il suo Spirito, lo Spirito Santo a muovere i nostri passi e le nostre iniziative di incontro e di comunione.
Questo pane di vita, sacramento del Corpo e del Sangue di Cristo, viene a noi donato gratuitamente nella mensa dell’Eucaristia. È ciò che ci sfama e ci disseta spiritualmente oggi e per l’eternità. Ogni volta che partecipiamo alla Santa Messa, in un certo senso, anticipiamo il cielo sulla terra.
Adesso, viene Gesù sull’altare. E lo vedremo tutti! È Gesù! In questo momento dobbiamo chiedere a Gesù che ci insegni a camminare nella verità e nell’amore.
Senza la forza dello Spirito Santo, nulla è nell’uomo. Come tutta la vita di Gesù fu animata dallo Spirito, così pure la vita della Chiesa e di ogni suo membro sta sotto la guida del medesimo Spirito.
Nel Pane di vita il Signore ci visita, facendosi cibo umile che con amore guarisce la nostra memoria, malata di frenesia.
I Sacramenti sono la presenza di Gesù Cristo in noi. Per questo è importante confessarsi e fare la Comunione.
Grazie al Battesimo, siamo capaci di perdonare e di amare anche chi ci offende e ci fa del male; che riusciamo a riconoscere negli ultimi e nei poveri il volto del Signore che ci visita e si fa vicino.
C’è un prima e un dopo il Battesimo. Il Battesimo permette a Cristo di vivere in noi e a noi di vivere uniti a Lui.
L’Eucaristia si colloca nel cuore dell’«iniziazione cristiana», insieme al Battesimo e alla Confermazione, e costituisce la sorgente della vita stessa della Chiesa. Da questo Sacramento dell’amore, infatti, scaturisce ogni autentico cammino di fede, di comunione e di testimonianza.
La Comunione è una presenza che come fuoco brucia in noi gli atteggiamenti egoistici, ci purifica dalla tendenza a dare solo quando abbiamo ricevuto, e accende il desiderio di farci anche noi, in unione con Gesù, pane spezzato e sangue versato per i fratelli.
L’Eucaristia non è un premio per i buoni, è una medicina per i deboli.
L’Eucaristia costituisce il vertice dell’azione di salvezza di Dio: il Signore Gesù, facendosi pane spezzato per noi, riversa infatti su di noi tutta la sua misericordia e il suo amore, così da rinnovare il nostro cuore, la nostra esistenza e il nostro modo di relazionarci con Lui e con i fratelli.
È per questo che comunemente, quando ci si accosta a questo Sacramento, si dice di “ricevere la Comunione”, di “fare la Comunione”: questo significa che nella potenza dello Spirito Santo, la partecipazione alla mensa eucaristica ci conforma in modo unico e profondo a Cristo, facendoci pregustare già ora la piena comunione col Padre
Comunemente si parla di sacramento della “Cresima”, parola che significa “unzione”. E, in effetti, attraverso l’olio detto “sacro Crisma” veniamo conformati, nella potenza dello Spirito, a Gesù Cristo, il quale è l’unico vero “unto”, il “Messia”, il Santo di Dio. Il termine “Confermazione” ci ricorda poi che questo Sacramento apporta una crescita della grazia battesimale: ci unisce più saldamente a Cristo; porta a compimento il nostro legame con la Chiesa.
Il gesto di Gesù compiuto nell’Ultima Cena è l’estremo ringraziamento al Padre per il suo amore, per la sua misericordia. “Ringraziamento” in greco si dice “eucaristia”. E per questo il Sacramento si chiama Eucaristia: è il supremo ringraziamento al Padre, che ci ha amato tanto da darci il suo Figlio per amore.
Tutti noi abbiamo cura che siano battezzati e questo è buono, ma forse non abbiamo tanta cura che ricevano la Cresima. In questo modo resteranno a metà cammino e non riceveranno lo Spirito Santo, che è tanto importante nella vita cristiana, perché ci dà la forza per andare avanti. Pensiamo un po’, ognuno di noi: davvero abbiamo la preoccupazione che i nostri bambini, i nostri ragazzi ricevano la Cresima? È importante questo, è importante!
Il Sacramento della Cresima va inteso in continuità con il Battesimo al quale è legato in modo inseparabile. Questi due Sacramenti, insieme con l’Eucaristia formano un unico evento salvifico, l’iniziazione cristiana, nel quale veniamo inseriti in Gesù Cristo morto e risorto e diventiamo nuove creature e membra della Chiesa.
Quando accogliamo lo Spirito Santo nel nostro cuore e lo lasciamo agire, Cristo stesso si rende presente in noi e prende forma nella nostra vita; attraverso di noi, sarà Lui lo stesso Cristo a pregare, a perdonare, a infondere speranza e consolazione, a servire i fratelli, a farsi vicino ai bisognosi e agli ultimi, a creare comunione, a seminare pace. Pensate quanto è importante questo: per mezzo dello Spirito Santo, Cristo stesso viene a fare tutto questo in mezzo a noi e per noi. Per questo è importante che i bambini e i ragazzi ricevano il Sacramento della Cresima.
Non è un’acqua qualsiasi quella del Battesimo, ma l’acqua su cui è invocato lo Spirito che dà la vita.
La parola “battesimo” significa letteralmente “immersione”, e infatti questo Sacramento costituisce una vera immersione spirituale nella morte di Cristo, dalla quale si risorge con Lui come nuove creature. Si tratta di un lavacro di rigenerazione e di illuminazione. Per questo, nella cerimonia del Battesimo, ai genitori si dà una candela accesa, per significare questa illuminazione.
Sia la carenza sia l’eccesso di sale rendono disgustoso il cibo, così come la mancanza e l’eccesso di luce impediscono di vedere. Chi può davvero renderci sale che dà sapore e preserva dalla corruzione, e luce che rischiara il mondo, è soltanto lo Spirito di Cristo! E questo è il dono che riceviamo nel Sacramento della Confermazione.
Per non rattristare lo Spirito Santo che tutti abbiamo ricevuto nel Battesimo e nella Cresima, è necessario vivere in maniera coerente con le promesse ricevute. Queste hanno due aspetti: rinuncia al male e adesione al bene.
Alcuni si domandano perché battezzare un bambino che non capisce. Dicono: ‘speriamo che cresca, capisca, che sia lui stesso a chiedere il battesimo’. Ma questo significa non avere fiducia nello Spirito Santo, che entra nel bambino e fa crescere le virtù cristiane che poi fioriranno. Sempre si deve dare questa opportunità: non dimenticate di battezzare i bambini.
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Le più belle frasi di Papa Francesco sulla famiglia
La famiglia è da sempre la protagonista di parole belle e aforismi famosi del nostro Pontefice. Celebriamola quindi con la frasi sulla famiglia di Papa Francesco. Perfette per un pensiero dedicato ai nostri figli o ai genitori. E per non farci mancare niente, anche tante frasi sui nonni di Papa Francesco.
Nessuno può pensare che indebolire la famiglia come società naturale fondata sul matrimonio sia qualcosa che giova alla società.
Ricordiamo le tre parole-chiave per vivere in pace e gioia in famiglia: permesso, grazie, scusa. Quando in una famiglia non si è invadenti e si chiede “permesso”, quando in una famiglia non si è egoisti e si impara a dire “grazie”, e quando in una famiglia uno si accorge che ha fatto una cosa brutta e sa chiedere “scusa”, in quella famiglia c’è pace e c’è gioia.
Quando in una famiglia c’è il dialogo, le tensioni si risolvono bene.
Oggi si parla di famiglie diversificate, di diversi tipi di famiglie, ma la famiglia immagine di Dio, uomo e donna, è una sola.
Il Signore ci aiuti a non essere società-fortezza ma società-famiglia, capace di accogliere con amore.
La famiglia è un cantiere di speranza.
Ascoltiamo il grido delle vittime e di coloro che soffrono, nessuna famiglia senza casa, nessun bambino senza infanzia.
La malattia ferisce la famiglia e i malati devono essere accolti dentro la famiglia. Per favore non cadiamo nella cultura dello scarto.
Le famiglie, oggi, affrontano molte sfide nei loro sforzi per incarnare un amore fedele, per crescere figli con valori sani e per essere nella più ampia comunità, lievito di bontà, amore e cura reciproca.
La famiglia non è oggetto di cui parlare ma soggetto da ascoltare. E piccola luce nel buio di oggi.
La famiglia è l’unione armonica delle differenze tra l’uomo e la donna.
La famiglia non è la somma delle persone che la costituiscono, ma una «comunità di persone». E una comunità è di più che la somma delle persone. È il luogo dove si impara ad amare, il centro naturale della vita umana. È fatta di volti, di persone che amano, dialogano, si sacrificano per gli altri e difendono la vita, soprattutto quella più fragile, più debole.
In una famiglia cristiana, impariamo molte virtù. Soprattutto ad amare senza chiedere nulla in cambio.
Sono sicuro che ho raccontato questa storia, una storia che io ho sentito da bambino, a casa mia. Racconto che in una famiglia il nonno abitava lì, col figlio, la nuora, i nipotini. Ma il nonno era invecchiato, aveva avuto un piccolo ictus, era anziano e quando era a tavola e mangiava, si sporcava un po’. Il papà aveva vergogna di suo padre. E diceva: “Ma, non possiamo invitare gente a casa…”. E ha deciso di fare un tavolo piccolo, in cucina, perché il nonno prendesse il pasto da solo in cucina. La cosa è andata così… Alcuni giorni dopo, arriva a casa dopo il lavoro e trova suo figlio – 6-7 anni – che giocava con legni, col martello, con i chiodi… “Ma cosa fai, ragazzo?” – “Sto facendo un tavolino…” – “E perché?” – “Perché quando tu sarai vecchio, potrai mangiare da solo come mangia il nonno!”.
L’ospitalità in famiglia è una virtù oggi cruciale, specialmente nelle situazioni di grande povertà.
Nella famiglia si impara ad amare e a riconoscere la dignità di ogni persona, specialmente di quella più debole.
La famiglia è il più grande tesoro di un Paese. Lavoriamo tutti per proteggere e rafforzare questa pietra d’angolo della società!
Non esiste una famiglia perfetta; solo con l’esercizio quotidiano del perdono la famiglia cresce.
I nonni sono un tesoro nella famiglia. Per favore, abbiate cura dei nonni, amateli e fateli parlare con i bambini!
La famiglia è il luogo in cui noi ci formiamo come persone. Ogni famiglia è un mattone che costruisce la società.
La famiglia oggi è disprezzata, è maltrattata, e quello che ci è chiesto è di riconoscere quanto è bello, vero e buono formare una famiglia, essere famiglia oggi; quanto è indispensabile questo per la vita del mondo, per il futuro dell’umanità.
La famiglia è il primo luogo in cui si impara ad ascoltare, a condividere, a sopportare, a rispettare, ad aiutare.
La famiglia è culla della vita e scuola di accoglienza e di amore; è una finestra spalancata sul mistero di Dio.
Le madri sono l’antidoto più forte al dilagare dell’individualismo egoistico.
Che un nonno, una nonna, che forse non può più parlare, che è paralizzato, e il nipote o il figlio arriva e gli prende la mano, e in silenzio la accarezza, niente di più. Questa è la cura della vita.
Non può esserci confusione tra la famiglia voluta da Dio e ogni altro tipo di unione.
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Frasi sul Natale di Papa Francesco e sulla Pasqua
Natale e Pasqua sono sicuramente le Feste Religiose più festeggiate e attese, soprattutto per quanto riguarda il Natale in cui si festeggia la nascita di Gesù. Abbiamo quindi selezionato tante frasi di Papa Francesco sul Natale, utili per avvicinare, magari, i nostri bambini al vero significato di questa giornata. Non possono nemmeno mancare le frasi toccanti sulla Pasqua e sulla Resurrezione. Quindi scegliete la vostra frase di Papa Francesco preferita ed accompagnatela ad un regalo natalizio o ad uno pasquale.
La Pasqua è la festa più importante della nostra fede, perché è la festa della nostra salvezza, la festa dell’amore di Dio per noi che celebra un grande unico mistero: la morte e la risurrezione del Signore Gesù.
Ci pervada la vergogna di aver scelto Barabba e non te,
il potere e non te,
l’apparenza e non te,
il dio denaro e non te,
la mondanità e non l’eternità.
Non si può vivere la Pasqua senza entrare nel mistero. Non è un fatto intellettuale, non è solo conoscere, leggere… È di più, è molto di più! “Entrare nel mistero” significa capacità di stupore, di contemplazione; capacità di ascoltare il silenzio e sentire il sussurro di un filo di silenzio sonoro in cui Dio ci parla.
Gli annunci di Dio sono sempre sorprese, perché il nostro Dio è il Dio delle sorprese. E così, dall’inizio della storia della salvezza, dal nostro padre Abramo, Ti sorprende: “Ma, vai, vai, lascia, vattene dalla tua terra e va”. E sempre, c’è una sorpresa dietro l’altra. Dio non sa fare un annuncio senza sorprenderci.
Il lunedì dopo Pasqua viene chiamato lunedì dell’Angelo.
Ci voleva un essere superiore per comunicare una realtà così sconvolgente, talmente incredibile, che forse nessun uomo avrebbe osato pronunciarla. Dopo questo primo annuncio, la comunità dei discepoli comincia a ripetere: “Davvero il Signore è risorto. Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone”.
Gli auguri di Natale sei tu quando perdoni e ristabilisci la pace anche quando soffri. Il cenone di Natale sei tu quando sazi di pane e di speranza il povero che ti sta di fianco.
A tutti voi, rinnovo l’augurio di pace e di serenità: siano questi, per voi e per i vostri familiari, giorni in cui gustare la bellezza di stare insieme sentendo che Gesù è in mezzo a noi.
Lui, Gesù bambino, è il Figlio di Dio che viene a salvarci. È venuto tra di noi per mostrarci il volto del Padre ricco di amore e di misericordia. Stringiamo, dunque, tra le nostre braccia il Bambino Gesù, mettiamoci al suo servizio: Lui è fonte di amore e di serenità. E sarà una bella cosa, oggi, quando torniamo a casa, andare vicino al presepe e baciare il Bambino Gesù e dire: “Gesù, io voglio essere umile come te, umile come Dio”, e chiedergli questa grazia.
Il presepe e l’albero toccano il cuore di tutti, anche di coloro che non credono, perché parlano di fraternità, di intimità e di amicizia, chiamando gli uomini del nostro tempo a riscoprire la bellezza della semplicità, della condivisione e della solidarietà.
Il Natale è gioia, gioia religiosa, gioia di Dio, interiore, di luce, di pace.
Oggi il Figlio di Dio è nato: tutto cambia. Il Salvatore del mondo viene a farsi partecipe della nostra natura umana, non siamo più soli e abbandonati.
Se noi pensiamo al Natale in un clima di consumismo, di vedere cosa posso comprare per fare questo e quest’altro, di festa mondana, Gesù passerà e non lo troveremo.
Il Natale spesso è una festa rumorosa: ci farà bene stare un po’ in silenzio, per sentire la voce dell’Amore.
Cerchiamo di vivere il Natale in maniera coerente col Vangelo, accogliendo Gesù al centro della nostra vita.
Liberiamo il Natale dalla mondanità che l’ha preso in ostaggio! Lo spirito vero del Natale è la bellezza di essere amati da Dio.
Con la nascita di Gesù è nata una promessa nuova, è nato un mondo nuovo, ma anche un mondo che può essere sempre rinnovato.
Natale è tempo per trasformare la forza della paura in forza per una nuova immaginazione della carità, per sperimentare nuove forme di relazione in cui nessuno debba sentire che in questa terra non ha un posto.
Ma più che essere noi ad incontrare il Signore è importante lasciarci incontrare da Lui. Quando noi ci lasciamo incontrare da Lui, è Lui che entra dentro di noi, è Lui che ci rifà tutto di nuovo, perché questa è la venuta, quello che significa quando viene il Cristo: rifare tutto di nuovo, rifare il cuore, l’anima, la vita, la speranza, il cammino.
La nascita di Cristo Salvatore rinnovi i cuori, susciti il desiderio di costruire un futuro più fraterno e solidale, porti a tutti gioia e speranza. Buon Natale!
Il dono prezioso del Natale è la pace, e Cristo è la nostra vera pace. E Cristo bussa ai nostri cuori per donarci la pace, la pace dell’anima. Apriamo le porte a Cristo!
Bisogna vivere lo stupore e la meraviglia del Natale guardando a Gesù Bambino, sul cui volto sono impressi i tratti della bontà, della misericordia e dell’amore di Dio Padre.
La nascita di Cristo Salvatore rinnovi i cuori, susciti il desiderio di costruire un futuro più fraterno e solidale, porti a tutti gioia e speranza. Buon Natale!
La gioia del Natale è una gioia speciale; ma è una gioia che non è solo per il giorno di Natale, è per tutta la vita del cristiano. È una gioia serena, tranquilla, una gioia che sempre accompagna il cristiano.
Natale non è soltanto una ricorrenza temporale oppure un ricordo di una cosa bella. Il Natale è di più: noi andiamo per questa strada per incontrare il Signore. Il Natale è un incontro! E camminiamo per incontrarlo: incontrarlo col cuore, con la vita.
Oggi risuona l’annuncio più bello: “Il Signore è veramente risorto, come aveva predetto”. Buona Pasqua a tutti!
La Pasqua di Resurrezione è la sorpresa di Dio per il suo popolo fedele: rallegrati, perché la tua vita nasconde un germe di risurrezione, un’offerta di vita che attende il risveglio.
La resurrezione di Cristo è la vera speranza del mondo, quella che non delude.
Lasciamo che la nostra esistenza sia conquistata e trasformata dalla Risurrezione!
C’è tanto bisogno oggi di speranza. E i cristiani sono chiamati a portare l’annuncio di Pasqua, cioè a suscitare e risuscitare la speranza nei cuori appesantiti dalla tristezza di chi fatica a trovare la luce della vita.
Lasciamo che il battito del cuore di Gesù trasformi il nostro debole palpito.
Non possiamo rimanere inerti. Non ci è lecito restare fermi. Dobbiamo andare a vedere il nostro Salvatore deposto in una mangiatoia. Ecco il motivo della gioia e della letizia: questo Bambino è nato per noi, è dato a noi.
Il Natale è la sorpresa di un Dio bambino, di un Dio povero, di un Dio debole, di un Dio che abbandona la sua grandezza per farsi vicino a ognuno di noi.
L’albero di natale sei tu quando resisti vigoroso ai venti e alle difficoltà della vita. Gli addobbi di natale sei tu quando le tue virtù sono i colori che adornano la tua vita. La campana di natale sei tu quando chiami, congreghi e cerchi di unire.
Portate nelle vostre case e a quanti incontrate il gioioso annuncio che è risorto il Signore della vita, recando con sé amore, giustizia, rispetto e perdono.
Vorrei chiedervi: quale festa è la più importante per la nostra fede, il Natale o la Pasqua? Io fino 15 anni credevo fosse il Natale. Ma è la Pasqua, la festa della nostra salvezza, la celebrazione della Risurrezione. Poi viene Pasquetta per continuare a celebrare la Pasqua un giorno in più.
Noi annunciamo la risurrezione di Cristo quando sappiamo sorridere con chi sorride e piangere con chi piange; quando camminiamo accanto a chi è triste e rischia di perdere la speranza; quando raccontiamo la nostra esperienza di fede a chi è alla ricerca di senso e di felicità.
È risorto come aveva detto! E la Risurrezione di Cristo che riapre l’orizzonte della speranza per tutti. Il palpitare del Risorto ci si offre come dono, come regalo, come orizzonte. Il palpitare del Risorto è ciò che ci è stato donato e che ci è chiesto di donare a nostra volta come forza trasformatrice, come fermento di nuova umanità.
Quanta gente nella sua vita mai ha sperimentato una carezza, un’attenzione di amore, un gesto di tenerezza. Il Natale ci spinge a farlo noi.
Il Natale è l’appuntamento con Dio che nasce nella povertà della grotta di Betlemme per insegnarci la potenza dell’umiltà. Infatti, è anche la festa della luce che non viene accolta dalla “gente eletta” ma dalla “gente povera e semplice” che aspettava la salvezza del Signore.
In una società spesso ebbra di consumo e di piacere, di abbondanza e lusso, di apparenza e narcisismo, Gesù ci chiama a un comportamento sobrio, cioè semplice, equilibrato, lineare, capace di cogliere e vivere l’essenziale. In un mondo che troppe volte è duro con il peccatore e molle con il peccato, c’è bisogno di coltivare un forte senso della giustizia, del ricercare e mettere in pratica la volontà di Dio. Dentro una cultura dell’indifferenza, che finisce non di rado per essere spietata, il nostro stile di vita sia invece colmo di pietà, di empatia, di compassione, di misericordia.
Nel periodo natalizio ricordiamo l’infanzia di Gesù Bambino. Per crescere nella fede avremmo bisogno di contemplare più spesso Gesù Bambino. Certo, non conosciamo nulla di questo suo periodo. Le rare indicazioni che possediamo fanno riferimento all’imposizione del nome dopo otto giorni dalla sua nascita e alla presentazione al Tempio (cfr Lc 2,21-28); e inoltre alla visita dei Magi con la conseguente fuga in Egitto (cfr Mt 2,1-23). Poi, c’è un grande salto fino ai dodici anni, quando con Maria e Giuseppe va in pellegrinaggio a Gerusalemme per la Pasqua, e invece di ritornare con i suoi genitori si ferma nel Tempio a parlare con i dottori della legge.
Gesù dà la vita gratuitamente per farci santi, per rinnovarci, per perdonarci. È questo il senso della Pasqua.
Nel mistero del Natale, accanto a Maria c’è la silenziosa presenza di san Giuseppe, come viene raffigurata in ogni presepe. L’esempio di Maria e di Giuseppe è per tutti noi un invito ad accogliere con totale apertura d’animo Gesù, che per amore si è fatto nostro fratello. Egli viene a portare al mondo il dono della pace.
Cerchiamo di ascoltare e di fare silenzio per lasciare spazio alla bellezza di Dio.
In questi giorni di Natale diamo spazio agli atteggiamenti e ai gesti che favoriscono la pace.
Come i Pastori di Betlemme di tanti anni fa, hanno riconosciuto il Figlio di Dio nato in una stalla, così anche voi sappiatelo riconoscere quando viene nel mistero dell’Eucaristia. La Notte del Natale illumini con la gioia e con la pace la vita di ciascuno di voi, delle vostre famiglie, delle persone a voi care e, in modo particolare, delle persone sole, dei sofferenti e dei senza tetto.
A Natale Cristo viene fra noi: è il momento propizio per un incontro personale con il Signore.
Come per i pastori di Betlemme, possano anche i nostri occhi riempirsi di stupore e meraviglia, contemplando nel Bambino Gesù il Figlio di Dio.
Custodiamo in noi la luce accesa a Natale, portiamola dappertutto, nella vita di ogni giorno.
Che cosa significa che Gesù è risorto? Significa che l’amore di Dio è più forte del male e della stessa morte; significa che l’amore di Dio può trasformare la nostra vita, far fiorire quelle zone di deserto che ci sono nel nostro cuore. E questo può farlo l’amore di Dio!
Gesù, il crocifisso, è risorto! Questo avvenimento è alla base della nostra fede e della nostra speranza: se Cristo non fosse risorto, il Cristianesimo perderebbe il suo valore.
È Pasqua, ritroviamo il “fuoco” di Gesù.
La morte, la solitudine e la paura non sono più l’ultima parola. C’è una parola che va oltre e che solo Dio può pronunciare: è la parola della Risurrezione. Con la forza dell’amore di Dio, essa sconfigge il male, lava le colpe, restituisce l’innocenza ai peccatori, la gioia agli afflitti, dissipa l’odio, piega la durezza dei potenti, promuove la concordia e la pace.
In tutti quei luoghi dove sembra che il sepolcro abbia avuto l’ultima parola e dove sembra che la morte sia stata l’unica soluzione, il Signore è Vivo. È vivo e vuole risorgere in tanti volti che hanno seppellito la speranza, hanno seppellito i sogni, hanno seppellito la dignità.
In cielo non vale ciò che si ha, ma ciò che si dà.
La nascita di Dio cambia il mondo. Non c’è posto per dubbi e indifferenza. Oggi il Figlio di Dio è nato: tutto cambia… Non siamo più soli e abbandonati.
Dio è innamorato di noi. Si fa piccolo per aiutarci a rispondere al suo amore.
Con la Risurrezione Cristo non ha solamente ribaltato la pietra del sepolcro, ma vuole anche far saltare tutte le barriere che ci chiudono nei nostri sterili pessimismi, nei nostri calcolati mondi concettuali che ci allontanano dalla vita, nelle nostre ossessionate ricerche di sicurezza e nelle smisurate ambizioni capaci di giocare con la dignità altrui.
Apriamo al Signore i nostri sepolcri, affinché Gesù entri e dia vita. La prima pietra da far rotolare è proprio la mancanza di speranza che ci chiude in noi stessi.
In certi posti la Pasqua si chiama “Pasqua fiorita”, perché fiorisce il Cristo nuovo!
“Non abbiate paura. È risorto”, sono parole che vogliono raggiungere le nostre convinzioni e certezze più profonde, i nostri modi di giudicare e di affrontare gli avvenimenti quotidiani; specialmente il nostro modo di relazionarci con gli altri. La tomba vuota vuole sfidare, smuovere, interrogare, ma soprattutto vuole incoraggiarci a credere e ad aver fiducia che Dio “avviene” in qualsiasi situazione, in qualsiasi persona, e che la sua luce può arrivare negli angoli più imprevedibili e più chiusi dell’esistenza.
In questo mondo dove si adora tanto il Dio denaro che il Natale ci aiuti a guardare la piccolezza di questo Dio che ha capovolto i valori mondani. Vi auguro un Santo Natale, e felice: tanto felice Natale. Un abbraccio a tutti.
Il Natale è gioia, gioia religiosa, gioia di Dio, interiore, di luce, di pace. Quando non si ha la capacità o si è in una situazione umana che non ti permette di comprendere questa gioia, si vive la festa con l’allegria mondana. Ma fra la gioia profonda e l’allegria mondana c’è differenza.
Nei volti dei bambini, specie quelli che nel mondo patiscono guerra, violenza e migrazioni forzate, riconosciamo il Bambino di Betlemme.
Il Natale è la festa dell’Incarnazione, del Dio che, come un Padre tenero, si fa piccolo e povero per salvarci.
Senza Gesù non c’è Natale; c’è un’altra festa, ma non il Natale. E se al centro c’è Lui, allora anche tutto il contorno, cioè le luci, i suoni, le varie tradizioni locali, compresi i cibi caratteristici, tutto concorre a creare l’atmosfera della festa, ma con Gesù al centro. Se togliamo Lui, la luce si spegne e tutto diventa finto, apparente.
Come si vede, sappiamo poco di Gesù Bambino, ma possiamo imparare molto da Lui se guardiamo alla vita dei bambini. È una bella abitudine che i genitori, i nonni hanno, quella di guardare ai bambini, cosa fanno.
Contemplando Gesù Bambino, amore umile e infinito, diciamogli semplicemente: “Grazie, perché hai fatto tutto questo per me!
I pastori e i Magi ci insegnano ad alzare lo sguardo verso la stella e a seguire i grandi desideri del nostro cuore. Ci insegnano a non accontentarci di una vita mediocre, del “piccolo cabotaggio”, ma a lasciarci sempre affascinare da ciò che è buono, vero, bello.
Vi invito a rompere le abitudini ripetitive, a rinnovare la nostra vita, le nostre scelte e la nostra esistenza.
Ecco che cos’è la Pasqua: è l’esodo, il passaggio dell’uomo dalla schiavitù del peccato, del male alla libertà dell’amore, del bene.
Celebrare la Pasqua significa credere nuovamente che Dio irrompe e non cessa di irrompere nelle nostre storie sfidando i nostri determinismi uniformanti e paralizzanti. Celebrare la Pasqua significa lasciare che Gesù vinca quell’atteggiamento pusillanime che ci assedia e cerca di seppellire ogni tipo di speranza.
A questo ci chiama il Natale: a dare gloria a Dio, perché è buono, è fedele, è misericordioso. In questo giorno auguro a tutti di riconoscere il vero volto di Dio, il Padre che ci ha donato Gesù. Auguro a tutti di sentire che Dio è vicino, di stare alla sua presenza, di amarlo, di adorarlo.
Buon Natale! Oggi la Chiesa rivive lo stupore della Vergine Maria, di san Giuseppe e dei pastori di Betlemme contemplando il Bambino che è nato e che giace in una mangiatoia: Gesù, il Salvatore.
Quando pregherete a casa, davanti al presepe con i vostri familiari, lasciatevi attirare dalla tenerezza di Gesù Bambino, nato povero e fragile in mezzo a noi, per darci il suo amore. Questo è il vero Natale. Se togliamo Gesù, che cosa rimane del Natale? Una festa vuota. Non togliere Gesù dal Natale! Gesù è il centro del Natale, Gesù è il vero Natale! Capito?
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Frasi di Papa Francesco sulla vita da leggere e condividere
La vita è il bene più prezioso che abbiamo e non solo dal punto di vista religioso. Le frasi di Papa Francesco sulla vita sono perfette per celebrare un momento particolarmente bello e felice. Oppure anche per dedicare un pensiero affettuoso ad una cara persona. Raccogliete una tra le frasi del Papa Francesco che preferite ed accompagnatela a belle parole vostre, che provengono dal profondo del vostro cuore.
Ritornare in Galilea vuol dire rileggere tutto a partire dalla croce e dalla vittoria: senza paura, “non temete”. Rileggere tutto – la predicazione, i miracoli, la nuova comunità, gli entusiasmi e le defezioni, fino al tradimento – a partire dalla fine, che è un nuovo inizio, da questo supremo atto d’amore.
Una persona che lavora dovrebbe avere anche il tempo per ritemprarsi, stare con la famiglia, divertirsi, leggere, ascoltare musica, praticare uno sport. Quando un’attività non lascia spazio a uno svago salutare, a un riposo riparatore, allora diventa una schiavitù.
In Gesù Dio ci dona la vita eterna, la dona a tutti, e tutti grazie a Lui hanno la speranza di una vita ancora più vera di questa. La vita che Dio ci prepara non è un semplice abbellimento di questa attuale: essa supera la nostra immaginazione, perché Dio ci stupisce continuamente con il suo amore e con la sua misericordia.
Una società è veramente accogliente nei confronti della vita quando riconosce che essa è preziosa anche nell’anzianità, nella disabilità, nella malattia grave e persino quando si sta spegnendo.
Ognuno, nel proprio ruolo e nel proprio ambito, si senta chiamato ad amare e servire la vita, ad accoglierla, rispettarla e promuoverla, specialmente quando è fragile e bisognosa di attenzioni e di cure, dal grembo materno fino alla sua fine su questa terra.
Cristo è venuto a salvarci, a mostrarci la via, l’unica via d’uscita dalle sabbie mobili del peccato, e questa via di santità è la misericordia, quella che Lui ha fatto e ogni giorno fa con noi.
Di fronte all’amore, di fronte alla misericordia, alla grazia divina riversata nei nostri cuori, la conseguenza che s’impone è una sola: la gratuità. Nessuno di noi può comperare la salvezza! La salvezza è un dono gratuito del Signore, un dono gratuito di Dio che viene in noi e abita in noi.
Uscendo per le strade, la fede limita l’avidità dello sguardo di dominio e aiuta il prossimo – quel prossimo concreto, che guarda con il desiderio di servirlo – a mettere meglio a fuoco il suo stesso “oggetto proprio e amato”, Gesù Cristo venuto nella carne.
La gioia del Vangelo riempie il cuore e la vita intera di coloro che si incontrano con Gesù. Coloro che si lasciano salvare da Lui sono liberati dal peccato, dalla tristezza, dal vuoto interiore, dall’isolamento. Con Gesù Cristo sempre nasce e rinasce la gioia.
Una persona tende a morire come è vissuta. Se la mia vita è stata un cammino con il Signore, un cammino di fiducia nella sua immensa misericordia, sarò preparato ad accettare il momento ultimo della mia esistenza terrena come il definitivo abbandono confidente nelle sue mani accoglienti, in attesa di contemplare faccia a faccia il suo volto.
Nella custodia e nella promozione della vita, in qualunque stadio e condizione si trovi, possiamo riconoscere la dignità e il valore di ogni singolo essere umano, dal concepimento fino alla morte.
Alla luce della fede e della retta ragione, la vita umana è sempre sacra e sempre “di qualità”. Non esiste una vita umana più sacra di un’altra: ogni vita umana è sacra! Come non c’è una vita umana qualitativamente più significativa di un’altra, solo in virtù di mezzi, diritti, opportunità economiche e sociali maggiori.
Il ricordo dei defunti, la cura dei sepolcri e i suffragi sono testimonianza di fiduciosa speranza, radicata nella certezza che la morte non è l’ultima parola sulla sorte umana, poiché l’uomo è destinato ad una vita senza limiti, che ha la sua radice e il suo compimento in Dio.
L’amore è più forte della morte. Per questo la strada è far crescere l’amore, renderlo più solido, e l’amore ci custodirà fino al giorno in cui ogni lacrima sarà asciugata, quando “non ci sarà più la morte, né lutto, né lamento, né affanno”. Se ci lasciamo sostenere da questa fede, l’esperienza del lutto può generare una più forte solidarietà dei legami famigliari, una nuova apertura al dolore delle altre famiglie, una nuova fraternità con le famiglie che nascono e rinascono nella speranza.
Diciamo sì all’amore e no all’egoismo, diciamo sì alla vita e no alla morte, diciamo sì alla libertà e no alla schiavitù dei tanti idoli del nostro tempo; in una parola diciamo sì a Dio, che è amore, vita e libertà, e mai delude.
È una profonda ferita per noi vedere la sofferenza e la morte, specialmente quella degli innocenti! Quando vediamo soffrire i bambini è una ferita al cuore: è il mistero del male. E Gesù prende tutto questo male, tutta questa sofferenza su di se.
Tutti noi abbiamo bisogno della parola di verità, che ci guidi e illumini il cammino. Senza la verità, che è Cristo stesso, non è possibile trovare il giusto orientamento della vita.
La nostra vita è fatta di tempo e il tempo è dono di Dio, pertanto occorre impegnarlo in azioni buone e fruttuose.
Qual è il senso cristiano della morte? Se guardiamo ai momenti più dolorosi della nostra vita, quando abbiamo perso una persona cara, ci accorgiamo che, anche nel dramma della perdita, anche lacerati dal distacco, sale dal cuore la convinzione che non può essere tutto finito, che il bene dato e ricevuto non è stato inutile. C’è un istinto potente dentro di noi, che ci dice che la nostra vita non finisce con la morte.
La vita è un viaggio, quando ci fermiamo le cose non vanno bene.
Dobbiamo impegnarci con chiarezza e coraggio affinché ogni persona umana, specialmente i bambini, che sono tra le categorie più vulnerabili, sia sempre difesa e tutelata.
L’uomo è come un viandante che, attraversando i deserti della vita, ha sete di un’acqua viva, zampillante e fresca, capace di dissetare in profondità il suo desiderio profondo di luce, di amore, di bellezza e di pace.
Libertà vuol dire saper riflettere su quello che facciamo, saper valutare ciò che è bene e ciò che è male, quelli che sono i comportamenti che fanno crescere, vuol dire scegliere sempre il bene. Noi siamo liberi per il bene. E in questo non abbiate paura di andare controcorrente.
Il rispetto dei diritti umani, tra cui spicca la libertà religiosa e di espressione del pensiero, è condizione preliminare per lo sviluppo sociale ed economico di un Paese. Quando la dignità dell’uomo viene rispettata e i suoi diritti vengono riconosciuti e garantiti, fioriscono anche la creatività e l’intraprendenza e la personalità umana può dispiegare le sue molteplici iniziative a favore del bene comune.
Noi stessi siamo i custodi e i servi della Porta di Dio, e la porta di Dio si chiama Gesù! Egli ci illumina su tutte le porte della vita, comprese quelle della nostra nascita e della nostra morte.
Vivere è camminare, vivere è andare per diverse strade, diversi sentieri che lasciano il loro segno nella nostra vita. E per la fede sappiamo che Gesù ci cerca, vuole guarire le nostre ferite, curare i nostri piedi dalle piaghe di un cammino carico di solitudine, pulirci dalla polvere che si è attaccata per le strade che ciascuno ha percorso.
La croce di Cristo abbracciata con amore non mai porta alla tristezza, ma alla gioia, alla gioia di essere salvati e di fare un pochettino quello che ha fatto Lui quel giorno della sua morte.
La religione ha il diritto di esprimere la sua opinione al servizio delle persone, tuttavia Dio ci ha creato liberi: è impossibile interferire spiritualmente nella vita delle persone.
La vecchiaia è la sede della sapienza della vita.
Nel lavoro libero, creativo, partecipativo e solidale, l’essere umano esprime e accresce la dignità della propria vita.
Imparate a leggere i segni di Dio nella vostra vita. Egli ci parla sempre, anche attraverso i fatti del nostro tempo e della nostra esistenza di ogni giorno; sta a noi ascoltarlo.
Il rispetto per il valore della vita, e, ancora di più, l’amore per essa, trova un’attuazione insostituibile nel farsi prossimo, avvicinarsi, prendersi cura di chi soffre nel corpo e nello spirito.
L’uomo di tutti i tempi e di tutti i luoghi desidera una vita piena e bella, giusta e buona, una vita che non sia minacciata dalla morte, ma che possa maturare e crescere fino alla sua pienezza.
L’ammonimento, “Perché cercate tra i morti colui che è vivo”, ci aiuta ad uscire dai nostri spazi di tristezza e ci apre agli orizzonti della gioia e della speranza. Quella speranza che rimuove le pietre dai sepolcri e incoraggia ad annunciare la Buona Novella, capace di generare vita nuova per gli altri.
Libertà non è certo fare tutto ciò che si vuole, lasciarsi dominare dalle passioni, passare da un’esperienza all’altra senza discernimento, seguire le mode del tempo; libertà non significa, per così dire, buttare tutto ciò che non piace dalla finestra. La libertà ci è donata perché sappiamo fare scelte buone nella vita!
Se andiamo in fondo alla strada della vita ci possono accadere cose brutte, ma non importa. Ne vale la pena.
Se andiamo in fondo alla strada della vita ci possono accadere cose brutte, ma non importa. Ne vale la pena.
Nel popolo di Dio, con la grazia della sua compassione donata in Gesù, tante famiglie dimostrano con i fatti che la morte non ha l’ultima parola: questo è un vero atto di fede. Tutte le volte che la famiglia nel lutto – anche terribile – trova la forza di custodire la fede e l’amore che ci uniscono a coloro che amiamo, essa impedisce già ora, alla morte, di prendersi tutto.
C’è un legame profondo e indissolubile tra quanti sono ancora pellegrini in questo mondo – fra noi – e coloro che hanno varcato la soglia della morte per entrare nell’eternità. Tutti i battezzati quaggiù sulla terra, le anime del Purgatorio e tutti i beati che sono già in Paradiso formano una sola grande Famiglia. Questa comunione tra terra e cielo si realizza specialmente nella preghiera di intercessione.
Se guardiamo solo con occhio umano, siamo portati a dire che il cammino dell’uomo va dalla vita verso la morte. Ma questo è soltanto se lo guardiamo con occhio umano. Gesù capovolge questa prospettiva e afferma che il nostro pellegrinaggio va dalla morte alla vita: la vita piena!
Ci si è dimenticati e ci si dimentica tuttora che al di sopra degli affari, della logica e dei parametri di mercato, c’è l’essere umano e c’è qualcosa che è dovuto all’uomo in quanto uomo, in virtù della sua dignità profonda: offrirgli la possibilità di vivere dignitosamente e di partecipare attivamente al bene comune.
Nessuno è escluso dalla salvezza di Dio, anzi, che Dio preferisce partire dalla periferia, dagli ultimi, per raggiungere tutti.
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