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Dostoevskij Frasi: 309 aforismi e immagini delle maggiori opere dell’autore

Dostoevskij è stato uno dei più importanti scrittori russi, autore di romanzi celebri in tutto il mondo. Scopriamo le frasi di Dostoevskij tratte dai suoi libri e le immagini.

Dostoevskij frasi

Vissuto nel 1800, Dostoevskij si può considerare non solo uno scrittore, ma anche un filosofo. Proprio per tale motivo, le frasi di Dostoevskij sono ancora ricercate adesso, perché ricche di significato e attuali. La vita dell’autore non fu sicuramente facile e questo turbamento e drammaticità si scorge perennemente nei suoi capolavori. Ecco a voi di Dostoevskij, frasi celebri e aforismi da condividere.

Aforismi di Dostoevskij

“L’idiota”, “Le notti bianche”, “I fratelli Karamazov”, “Delitto e Castigo”, sono tantissimi i libri scritti da Dostoevskij diventati famosi e considerati grandi classici della letteratura russa. Qui di seguito sono proposte le frasi di Dostoevskij tratte dai suoi romanzi più conosciuti.

Dove mai ho letto che un condannato a morte, un’ora prima di morire, diceva o pensava che, se gli fosse toccato vivere in qualche luogo altissimo, su uno scoglio, e su uno spiazzo così stretto da poterci posare soltanto i due piedi – avendo intorno a sé dei precipizi, l’oceano, la tenebra eterna, un’eterna solitudine e una eterna tempesta – e rimanersene così, in un metro quadrato di spazio, tutta la vita, un migliaio d’anni, l’eternità, anche allora avrebbe preferito vivere che morir subito? Pur di vivere, vivere, vivere! Vivere in qualunque modo, ma vivere!… Quale verità! Dio, che verità! È un vigliacco l’uomo!… Ed è un vigliacco chi per questo lo chiama vigliacco.

Li aveva risuscitati l’amore, il cuore dell’uno racchiudeva infinite fonti di vita per l’altro. Si prefissero di aspettare e di aver pazienza. Restavan loro ancora sette anni di attesa; e nel frattempo quanto intollerabile dolore e quanta felicità sconfinata! Ma egli era risuscitato, e lo sapeva, lo sentiva pienamente con tutto il suo essere rinnovato, e lei, lei non viveva che della vita di lui!

Ciascuno di fronte a tutti è per tutti e di tutto colpevole. E non solo a causa della colpa comune, ma ciascuno, individualmente.

Un uomo evoluto in senso moderno, vedete, preferirà il carcere, piuttosto che vivere con degli stranieri come sono i nostri contadini.

La paura dell’estetica è il primo indizio dell’impotenza.

All’inizio di un luglio straordinariamente caldo, verso sera, un giovane scese per strada dallo stanzino che aveva preso in affitto in vicolo S., e lentamente, come indeciso, si diresse verso il ponte K.

La povertà non è un vizio, questa è una verità.

A dispetto del recente e momentaneo desiderio di una qualsiasi forma di contatto con gli altri uomini, alla prima parola rivolta direttamente a lui all’improvviso avvertì il solito, spiacevole e irascibile, sentimento di repulsione nei confronti di qualsiasi individuo estraneo che lo sfiorasse o che anche solo tentasse di farlo.

Questo Essere c’è, e può perdonare tutto e tutti e per conto di tutti perché Lui stesso ha dato il suo sangue innocente per tutti e per tutto.

Era rimasto un tipo un poco brillo, un piccolo borghese, seduto davanti a una birra, e un suo compagno, grosso, enorme, con addosso una sibirka e con la barba canuta, molto sbronzo, che dormiva sulla panca e che di tanto in tanto, all’improvviso, come nel dormiveglia, cominciava a schioccare le dita, allargava le braccia, e sussultava con la parte superiore del tronco, senza sollevarsi dalla panca, e al tempo stesso cantilenava una qualche scempiaggine, sforzandosi di rammentarne le parole, del tipo: Un anno intero la moglie ho accarezzato, un an-no intero la mo-glie ho accarez-zato.

Si tratta di una specie di teoria, secondo la quale io ritengo, per esempio, che un delitto sia lecito, se lo scopo essenziale è buono. Una sola cattiveria e cento buone azioni!

Ma, più d’ogni altra cosa, amava e aveva in pregio il suo denaro, guadagnato col lavoro, e anche con altri mezzi, poiché il denaro lo innalzava al livello di tutto ciò che era superiore a lui.

Tutto è nelle mani dell’uomo.

Il criminale, nel momento in cui compie il delitto, è sempre un malato.

Il fatto è che non ama nessuno; e forse non amerà mai nessuno.

Non capisco per quali ragioni è origine di tanta gloria il fatto di aver sottoposto al bombardamento una città assediata e non quello d’aver dato la morte a qualcuno con dei colpi d’ascia.

Con la sola logica non si può scavalcare d’un salto la natura! La logica prevede tre casi, mentre ce n’è un milione!

Il vero dominatore, al quale tutto è permesso, saccheggia Tolone, compie il macello di Parigi, dimentica un’armata in Egitto, spreca mezzo milione di uomini nella campagna di Mosca e se la cava con un gioco di parole a Vilna; e a lui, dopo morte, innalzano statue, e quindi tutto gli è permesso. No, uomini siffatti, si vede, non sono di carne, ma di bronzo!

Non per aiutare mia madre ho ucciso, sciocchezze! Non ho ucciso per farmi, acquistata ricchezza e potenza, il benefattore dell’umanità. Sciocchezze! Ho ucciso semplicemente; per me stesso ho ucciso, per me solo.

Era un membro di quella innumerevole e svariata legione di menti piatte, di aborti informi, di stravaganti, che non hanno completato nessuna specie di studi, che s’affrettano ad accodarsi all’idea più di moda, per involgarirla, per farne immediatamente la caricatura di tutti gli ideali a cui essi si son talvolta dedicati con sincerissimo slancio.

Ero una creatura tremante o avevo il diritto?

Se Dio non esiste, tutto è permesso.

Se l’ammazzassimo e ci prendessimo e suoi soldi, per dedicarci poi con questi mezzi al servizio di tutta l’umanità e della causa comune, non credi che un solo piccolo delitto sarebbe cancellato da migliaia di opere buone? Per una vita, migliaia di vite salvate dallo sfacelo e dalla depravazione. Una morte sola, e cento vite in cambio: ma questa è aritmetica! E poi, che cosa conta sulla bilancia generale la vita di quella vecchiaccia tisica, stupida e cattiva? Non più della vita di un pidocchio, di uno scarafaggio; anzi, vale meno, perché quella vecchia è dannosa. Distrugge la vita altrui.

Come è possibile che una simile vergogna, una simile degradazione possa mescolarsi ad altri sentimenti, assolutamente diversi, degni di una santa, racchiusi nel tuo cuore?

Tutti noi, e molto spesso, siamo quasi uguali ai matti, ma c’è una piccola differenza: i “malati” sono un po’ più matti di noi, perciò qui bisogna tracciare una linea di confine. Ma di persone perfettamente equilibrate, in verità, non ce n’è quasi nessuna; su varie decine e forse anche su molte centinaia di migliaia se ne trova una, e, per di più, questi esemplari non provano gran che.

Hanno pianto un poco, poi si sono abituati. A tutto si abitua quel vigliacco che è l’uomo!

Incontriamo a volte persone che non conosciamo affatto, ma che destano in noi subito, fin dal primo sguardo e, per così dire, di colpo, un grande interessamento, sebbene non si sia scambiata ancora una sola parola.

La sofferenza e il dolore sono sempre doverosi per una coscienza vasta e per un cuore profondo.

A volte l’uomo è straordinariamente, appassionatamente innamorato della sofferenza.

Appena vi viene un doloruccio, ve lo covate come fa la gallina coll’uovo! Perfino in questo plagiate gli autori stranieri. Non c’è in voi nemmeno un briciolo di vita indipendente! Siete fatti di spermaceti e invece di sangue avete del latte annacquato! Io non credo a nessuno di voi! Il vostro primo pensiero, in tutte le circostanze, è quello di rassomigliare il meno possibile ad un uomo.

Dio mio, perdona e benedici nostra sorella Sonja, e poi ancora: “Dio mio, perdona e benedici l’altro nostro papà”, perché il nostro vecchio papà ormai è morto, e questo qui per noi è un altro papà, e noi preghiamo anche per quello.

Esiste la vita! Forse che or ora non ho vissuto? La mia vita non è ancora morta insieme con quella vecchia decrepita!

Tutto il mistero della vita trova posto in due fogli stampati!

La vecchia sarà stata un errore, ma non è di lei che si tratta! La vecchia è stata soltanto una malattia… io volevo al piú presto scavalcare l’ostacolo… io non ho ucciso una persona, io, io ho ucciso un principio! Il principio, sí, l’ho ucciso, ma quanto a scavalcare, non ho scavalcato, son rimasto da questa parte… soltanto uccidere ho saputo. E anche quello non l’ho saputo fare, si vede.

Non voglio con questo dire che alle donne piaccia trovarsi in certe situazioni, nelle quali è molto, molto piacevole essere umiliate, nonostante l’apparente indignazione. Ci vanno a finir tutte in situazioni simili; l’uomo in genere arriva persino ad amare molto d’essere umiliato, l’avete notato? Ma per le donne la cosa è particolare… Si può dire che campino solo per questo!

Io non credo nella vita futura.

Non vuole confessare che il suo destino è di fare del bene!

Il potere si dà unicamente a colui il quale osa chinarsi a raccoglierlo.

La libertà illimitata e arbitraria si autonega; o non sopporta se stessa, consegnandosi alla legge, oppure si dissolve in uno stato di noia e di indifferenza autodistruttiva, culminando nel suicidio.

Eccoli gli uomini: vanno avanti e indietro per la strada: ognuno è un mascalzone e un delinquente per natura, un idiota. Ma se sapessero che io sono un omicida e ora cercassi di evitare la prigione, si infiammerebbero tutti di nobile sdegno.

Noi ci rappresentiamo sempre l’eternità come un’idea che non possiamo comprendere, come una cosa immensa, immensa. Ma perché dovrebbe essere immensa? E se lassù non ci fosse altro che una stanzetta, simile ad una rustica stanza da bagno affumicata, e in tutti gli angoli ci fossero tanti ragni? Se l’eternità non fosse altro che questo?

Mentire alla propria maniera è quasi meglio che dire una verità che appartiene ad altri; nel primo caso, tu sei una persona, ma nel secondo sei solo un pappagallo!

C’entrava anche una sua teoria personale, una teoria così e così, secondo la quale gli uomini si dividono in mate­riale grezzo e individui speciali, cioè individui per i quali, data la loro posizione elevata, la legge non vale; anzi, sono loro che fanno le leggi per gli altri uomini, per il materiale, per la spazzatura.

Raskòl’nikov: Ma dopotutto ho ucciso solo un pidocchio, Sonja, solo un inutile, ripugnante, nocivo pidocchio! Sonja: Ma come può una creatura umana essere un pidocchio!

Lo so, che vi manca la fede, ma non state a sottilizzare scaltramente; abbandonatevi alla vita senz’altro, senza ragionare; non abbiate timore: vi porterà direttamente sulla riva e vi rimetterà in piedi. Su quale riva? Che ne so io? Io credo soltanto che abbiate ancora molto da vivere.

Dostoevskij Frasi celebri

Per agire intelligentemente non basta l’intelligenza.

La padrona dell’appartamento, invece, dalla quale egli aveva preso in affitto quello stambugio, vitto e servizi compresi, viveva al piano inferiore, in un appartamento separato, e ogni volta che egli scendeva in strada gli toccava immancabilmente di passare accanto alla cucina della padrona, che quasi sempre teneva la porta spalancata sulle scale. E ogni volta, passandole accanto, il giovane provava una sensazione dolorosa e vile, della quale si vergognava e che lo portava a storcere il viso in una smorfia. Doveva dei soldi alla padrona, e temeva d’incontrarla.

La cosa è chiara: per se stessa, per il proprio benessere, e anche per salvarsi dalla morte, non si venderebbe, ma per un altro ecco che si vende!

Sia pure rovinata la nostra vita! Purché quelle creature da noi tanto amate siano felici!

Gli uomini veramente grandi mi pare che debbano provare in questo mondo una gran tristezza.

Uomo, uomo, non si può vivere del tutto senza pietà.

Tu sai che mia madre non possiede quasi nulla. Mia sorella, per caso, ha avuto un’educazione accurata e il suo deatino la condanna a fare l’istitutrice. Tutte le loro speranze erano poste su di me. Io ho studiato, ma non potendo mantenermi all’università, ad un certo punto sono stato costretto a interrompere i miei studi, avrei potuto sperare di diventare un insegnante o un impiegato con mille rubli di stipendio.C’è gusto a passare per tutta la vita davanti alle cose più belle, dovervi rinunciare, trascurare la madre, tollerare rispettosamente, per esempio, il disonore di una sorella? E perché? Forse solamente per fondare, dopo aver sotterrato quelle due, una nuova famiglia, per prendere moglie e mettere al mondo dei figli, e lasciare poi anche loro senza denari, senza un boccone di pane?

Ogni delinquente va soggetto, nel momento del delitto, a una specie di prostrazione della volontà e della ragione, alle quali subentra invece una puerile, fenomenale leggerezza, e ciò proprio nel momento in cui più dispensabili sono il ragionamento e la prudenza.

La miseria, egregio signore, la miseria è un vizio. In povertà riuscite ancora a conservare la nobiltà di sentimenti in voi innati, ma in miseria invece mai nessuno ci riesce. Quando si è in miseria gli altri non prendono nemmeno il bastone per scacciarvi, ma con la scopa vi spazzan via dalla compagine umana, perché l’offesa risulti ancor più oltraggiosa: e a ragione, in quanto nella miseria io per primo son pronto a oltraggiarmi.

Il grado di civilizzazione di una società si può misurare entrando nelle sue prigioni.

Dio vi perdonerà l’assenza di fede perché onorate lo Spirito Santo pur ignorandolo.

Se avete la fede di poter perdonare da voi a voi stesso e di raggiungere questo perdono con la sofferenza in questo mondo, se vi proponete con fede un simile scopo, è segno che siete un vero credente.

Non si può amare ciò che non si conosce.

Tutti sono infelici perché tutti hanno paura di proclamare il loro libero arbitrio.

L’assoluto ateismo si trova sul penultimo gradino della scala verso la fede perfetta (che faccia o no l’ultimo passo), mentre l’indifferenza non ha nessuna fede, ma soltanto una stolida paura.

Non ardono soltanto i tetti, ma anche i cervelli.

Bisogna essere davvero un grand’uomo per saper resistere anche contro il buon senso.

I demoni hanno fede, ma tremano.

Cristo non capiva le donne!

La fede si riduce a questo problema angoscioso: un colto, un europeo del nostro tempo può credere, credere proprio alla divinità del figlio di Dio Gesù Cristo?

Sul tavolino c’era un pezzetto di carta con queste parole scritte a matita: “Non accusar nessuno; io stesso”. Sempre sul tavolino c’era anche un martello, un pezzo di sapone e un grande chiodo, certo preparato per riserva. Il forte cordone di seta, evidentemente, scelto e preparato in precedenza, con cui s’era impiccato Nikolaj Vsevolodovic, era abbondantemente insaponato. Tutto attestava la premeditazione e la lucidità fino all’ultimo istante. I nostri medici, dopo l’autopsia, esclusero in modo assoluto e reciso l’alienazione mentale.

Gli uomini, non soltanto alla roulette ma ovunque, non fanno altro che togliersi o vincersi qualcosa reciprocamente.

Finalmente ero di ritorno dopo un’assenza di due settimane. Già da tre giorni i nostri si trovavano a Roulettenburg. Credevo di essere atteso con chi sa quale ansia, e invece mi sbagliavo. Il generale mi accolse con una disinvoltura eccessiva, mi parlò squadrandomi dall’alto in basso e mi mandò da sua sorella. Era evidente che in qualche luogo erano riusciti a procurarsi del denaro.

Mai la ragione è stata in grado di definire il bene e il male, od anche separare il bene dal male, sia pure approssimativamente; al contrario li ha sempre confusi in modo meschino e vergognoso; mentre la scienza ha dato soluzioni brutali.

Se voi avete in primo piano la ghigliottina e ne parlate con tanto entusiasmo, è unicamente perchè mozzar le teste è la cosa più facile del mondo, mentre avere un’idea è la più difficile.

Eppure il piacere dell’elemosina è un piacere altezzoso e immorale, il piacere del ricco che si compiace della propria ricchezza, del potere, e del confronto tra la propria importanza e quella del mendico. L’elemosina deprava sia colui che dà, e sia colui che prende, e per di più non raggiunge lo scopo, perché non fa che rafforzare la mendicità.

L’uomo, oltre a volere la felicità, ha un eguale, identico bisogno anche della sventura.

La paura del nemico distrugge il rancore verso di lui.

Nell’Apocalisse l’angelo giura che il tempo non esisterà più. È molto giusto, preciso, esatto. Quando tutto l’uomo raggiungerà la felicità, il tempo non esisterà più, perché non ce ne sarà più bisogno. È un’idea giustissima.

L’uomo è infelice perché non sa di essere felice.

La vita è dolore, la vita è paura e l’uomo è infelice. Ora tutto è dolore e paura. Ora l’uomo ama la vita, perché ama il dolore e la vita. E così hanno fatto. La vita si concede oggi in cambio di dolore e paura, e qui sta l’inganno. Oggi l’uomo non è ancora quell’uomo. Vi sarà l’uomo nuovo, felice, superbo. Colui al quale sarà indifferente vivere o non vivere, quello sarà l’uomo nuovo. Colui che vincerà il dolore e la paura, sarà lui Dio. E quell’altro Dio non ci sarà più.

Dio è il dolore della paura della morte.

Kirillov: “Chi insegnerà che tutti sono buoni, colui compirà il mondo”. Stavrogin: “Colui che lo ha insegnato è stato crocefisso”. “Egli verrà e il suo nome sarà uomo-Dio”. “Dio-uomo?” “Uomo-Dio, in questo sta la differenza”.

Un dolore autentico, indiscutibile, è capace di rendere talvolta serio e forte, sia pure per poco tempo, anche un uomo fenomenalmente leggero; non solo, ma per un dolore vero, sincero, anche gli imbecilli son diventati qualche volta intelligenti, pure, ben inteso, per qualche tempo.

Se non c’è Dio, io sono Dio.

L’uomo non ha fatto altro che inventare Dio per vivere senza uccidersi.

Nell’accingermi a descrivere i recenti e tanto strani avvenimenti, svoltisi nella nostra città, in cui finora non è mai accaduto nulla di speciale, sono costretto, per la mia inesperienza, a cominciare un po’ da lontano, e precisamente da certi particolari biografici sul molto rispettabile e dotato di talento Stepan Trofimovich Verchovenskij. Questi particolari serviranno soltanto da introduzione alla presente cronaca.

L’umanità può vivere senza la scienza, può vivere senza pane, ma soltanto senza la bellezza non potrebbe più vivere, perché non ci sarebbe più niente da fare al mondo! La scienza stessa non resisterebbe un minuto senza la bellezza.

I miei desideri hanno troppo poca forza; non possono guidarmi. Su una trave si può attraversare un fiume, ma su un fuscello no.

Dostoevskij Frasi

Ma annientate nell’uomo la fede nella propria immortalità, e non solo in lui si inaridirà di colpo l’amore, bensì qualsiasi forza vitale in grado di perpetuare la vita nel mondo. E non basta: allora non vi sarà più nulla di immorale e tutto sarà lecito, persino l’antropofagia.

La donna? Solo il diavolo sa cos’è.

In tutti noi e anche in te, angelo, vive quell’insetto e scatena tempeste nel tuo sangue.

Padri e maestri, mi chiedo: “Che cos’è l’inferno?”. Ed è così che lo definisco: “La sofferenza di non poter più amare”.

Dio conosce il mio cuore e vede tutta la mia disperazione. Vede tutto. È mai possibile che permetta che si compia un simile orrore?

Dio esiste o no? Una volta per tutte! “Una volta per tutte, no!” “E chi si prende gioco degli uomini, Ivàn?” “Dev’essere il diavolo” ridacchiò Ivàn.

Gli uomini rifiutano i profeti e li uccidono. Ma adorano i martiri e onorano coloro che hanno ucciso.

Sappi, novizio, che le sciocchezze sono più che necessarie sulla Terra. Sulle sciocchezze è basato il mondo e, forse senza di esse, nel mondo, non sarebbe mai accaduto nulla. So quel che dico.

Credo che tutti dovrebbero amare la vita prima di ogni altra cosa al mondo. “Amare la vita più del senso della vita?” “Proprio così: amarla prima della logica, come dici tu, assolutamente prima di ogni logica, e solo allora se ne afferrerà il senso.”

Risultò che aveva ben centomila rubli in denaro contante. Per tutta la sua vita era stato uno degli individui più balzani dell’intero distretto. E ribadisco: qui non si tratta di stupidità – la gran parte di questi balordi è piuttosto intelligente e scaltra – ma proprio di dissennatezza si tratta, e per di più di una dissennatez­za particolare, nazionale.

È mai possibile che ogni uomo, guardando gli altri, abbia il diritto di decidere chi di loro è degno di vivere e chi non lo è?

Io credo che se il diavolo non esiste, e quindi è stato creato dall’uomo, questi lo ha creato a sua immagine e somiglianza.

La bellezza: che tremenda e orribile cosa! Là gli opposti si toccano, là vivono insieme tutte le contraddizioni!

Io amo l’umanità, ma con mia grande sorpresa, quanto più amo l’umanità in generale, tanto meno mi ispirano le persone in particolare.

Ho smesso da un pezzo di pormi la domanda se è stato Dio a creare l’uomo o l’uomo a creare Dio.

Ma tu non sapevi che non appena l’uomo avesse rinnegato il miracolo avrebbe rinnegato anche Dio poiché l’uomo non cerca tanto Dio quanto i miracoli.

È il diavolo a lottare con Dio, e il loro campo di battaglia è il cuore degli uomini.

Vi sono tre forze, tre sole forze sulla Terra in grado di vincere e incatenare per sempre la coscienza di questi esseri miseri e ribelli, per garantire loro la felicità: il miracolo, il mistero e l’autorità. Tu rifiutasti la prima, la seconda e la terza, dando così l’esempio.

I bimbi non hanno mangiato nulla e non sono ancora colpevoli di nulla.

Lo so che li ami, e capirai perché voglio parlare solo di loro. Se sulla Terra soffrono anch’essi terribilmente è certo per i loro padri, sono puniti per i loro padri che hanno mangiato il frutto proibito: ma questo è un ragionamento dell’altro mondo, incomprensibile per il cuore dell’uomo quaggiù sulla Terra. Non si può far soffrire un innocente a causa di un altro.

Sappi che davvero ognuno è colpevole dinanzi a tutti, per tutti e di tutto.

Ti giuro, l’uomo è stato creato più debole e più vile di quanto tu pensassi! Può forse eguagliarti in ciò che hai fatto? Stimandolo tanto, hai agito come se cessassi di averne compassione perché troppo hai preteso da lui, e chi ha fatto questo: Colui che l’amava più di se stesso! Se lo avessi stimato di meno, avresti preteso anche meno da lui, perché più lieve sarebbe stato il suo fardello.

È appunto chi ti sta vicino che, secondo me, è impossibile amare; chi è lontano forse sì. Per amare un uomo occorre che questi si celi alla nostra vista: non appena mostra il suo viso l’amore svanisce.

Conoscerai un grande dolore e nel dolore sarai felice. Eccoti il mio insegnamento: nel dolore cerca la felicità.

Quel che alla mente pare una vergogna, per il cuore non è che bellezza.

L’amore riscatta tutto, salva tutto.

Se io, che sono un peccatore come te, mi sono commosso e ho avuto pietà di te, tanto più ne avrà Dio.

L’amore è un maestro, ma bisogna saperlo conquistare, perché è difficile meritarlo: lo si ottiene a caro prezzo e con grande fatica per lungo tempo, perché bisogna amare non per un istante, fortuitamente, ma sino alla fine. Di amare fortuitamente tutti sono capaci, anche i malvagi.

Chi genera non è ancora padre, un padre è chi genera e chi lo merita.

Senza sofferenza, che soddisfazione ci sarebbe? Tutto si trasformerebbe in un Te Deum senza fine: tutto sarebbe santo sì, ma anche un pochino scocciante.

Lasciateci soli, senza libri, e ci confonderemo subito, ci smarriremo: non sapremo dove far capo, a che cosa attenerci; che cosa amare e che cosa odiare, che cosa rispettare e che cosa disprezzare.

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L’idiota Dostoevskij frasi

L’idiota è uno dei tanti capolavori di Dostoevskij che iniziò a scrivere poco tempo prima della morte di sua figlia, vissuta solamente tre mesi. In ricordo della figlia il libro è drammatico e nelle frasi Dostoevskij, riprende spesso il tema della morte dei fanciulli. Questo racconto è complesso, enigmatico ma nonostante ciò, continua a coinvolgere lettori di ogni epoca e nazionalità. Ecco a le frasi celebri tratte da L’idiota.

Se davvero tutte queste sono forme d’amore, ebbene è il concetto stesso di amore che ci si dissolve tra le mani, come una chimera che può assumere le forme più assurde e contradditorie, fino a far perdere qualsiasi senso al suo stesso nome.

Verso le nove del mattino d’una giornata di sgelo, sul finir di novembre, il treno della ferrovia Pietroburgo-Varsavia si avvicinava a tutto vapore a Pietroburgo. Il tempo era così umido e nebbioso, che a stento si era fatto giorno; difficile era distinguere qualche cosa dai finestrini della carrozza a dieci passi di distanza, a destra come a sinistra della linea. Dei viaggiatori, alcuni tornavan dall’estero; ma soprattutto erano affollati gli scompartimenti di terza classe, e tutti di gente minuta e d’affari che non veniva da molto lontano. Tutti, come succede, erano stanchi, infreddoliti, con gli occhi assonnati e il viso giallognolo, intonato al color della nebbia.

Gli stessi bambini si rendono benissimo conto del fatto che i loro genitori li considerano ancora troppo piccoli per capire qualcosa, mentre loro capiscono tutto. I grandi non sanno che, perfino sulle questioni più difficili, un bambino è in grado di dare un consiglio assolutamente serio.

Abbiamo una prova che utilizzare tutti, tutti i minuti della vita è impossibile… Per una ragione o per l’altra, fatto sta che non è possibile.

Non soffre quasi per niente quando la testa schizza via.

È difficile valutare la bellezza, e io non ci sono preparato. La bellezza è un enigma.

Chi è in grado di dire che la natura umana sia in grado di sopportare una cosa simile senza impazzire? A che serve una tortura così mostruosa, inutile, assurda?

Secondo lui e secondo voi, gli fecero dono di una vita senza fine, di un tesoro. E che ne fece egli di questo tesoro? tenne poi conto scrupoloso di ogni minuto?” “Nient’affatto! Glielo domandai una volta, e mi confessò di averne perduti molti.

A un ragazzo si può dire tutto, assolutamente tutto, e spesso mi veniva da pensare quanto poco i grandi, perfino gli stessi genitori, conoscano i bambini. Non bisogna mai nascondere nulla ai bambini con il pretesto che sono piccoli e che è ancora presto perché sappiano certe cose.

L’anima si risana grazie al contatto con i bambini.

Lei è una vera bellezza, Aglàja Ivànovna, una bellezza straordinaria. Lei è così bella che si ha addirittura paura di guardarla.

Vedi, la gioia che prova una madre quando coglie il primo sorriso del suo bambino dev’essere proprio la stessa che prova Iddio ogni volta che, su dal cielo, vede un peccatore che gli rivolge una preghiera con tutto il suo cuore.

La compassione era la massima e forse unica legge di vita per l’intera umanità.

L’essenza del sentimento religioso non dipende da nessun ragionamento, da nessuna colpa o delitto, da nessuna convinzione ateistica; qui c’è qualcosa di diverso e d’indefinibile, che sarà sempre tale, qualcosa che tutte le concezioni atee non riusciranno mai a intaccare, perché sempre parleranno di qualcosa d’altro.

Anche Cristo ha parlato di quell’angoscia, di quella terribile sofferenza. No, non è permesso trattare così una persona umana!

Ma l’anima altrui è solo tenebra, e l’anima russa è tenebra, è tenebra per molti.

Il denaro è la cosa più volgare e odiosa che ci sia perché può tutto, perfino conferire il talento. E avrà questo potere fino alla fine del mondo.

C’era, nel suo caso, una circostanza strana: dico strana, perché rara. Era stato condannato, insieme con altri, alla fucilazione. Per non so che delitto politico, doveva essere giustiziato. Gli fu letta la sentenza di morte. Se non che, venti minuti dopo, arrivò la grazia, cioè la commutazione della pena. Nondimeno, durante quei venti o quindici minuti, egli visse nella ferma convinzione che di lì a poco sarebbe morto.

E così egli distribuì il suo tempo: due minuti per dire addio ai compagni, due altri per raccogliersi e pensare a sé, un minuto per dare un’occhiata intorno. Aveva ventisette anni; era sano e robusto. Accomiatandosi da uno dei compagni, si ricordava di aver fatto una domanda insignificante e di averne aspettato con interesse la risposta. Agli addii successero i due minuti di raccoglimento. Sapeva già a che cosa avrebbe pensato: “Adesso sono vivo; ma fra tre minuti, che sarò? Qualcuno o qualche cosa, e dove?”. Non lontano sorgeva una chiesa, e la cupola dorata splendeva nel sole. Aveva guardato fisso a quella cupola: gli pareva che quei raggi ripercossi fossero la sua nuova natura e che fra tre minuti egli si sarebbe con essi confuso. L’ignoto che lo attendeva era certamente terribile; ma più assai l’atterriva l’assiduo pensiero: “E se non morissi? se la vita continuasse?… che eternità!

Con una simile bellezza si può rovesciare il mondo!

È una cosa che talvolta può capitare: un ricordo sgradevole che ci coglie all’improvviso, specialmente se è accompagnato da un sentimento di vergogna, ci può bloccare sul posto per qualche istante.

Si sa che gli attacchi di epilessia, del vero e proprio mal caduco, sopravvengono improvvisamente. In quell’attimo tutto il volto si deforma improvvisamente e orribilmente, e specialmente lo sguardo. Gli spasimi e le convulsioni scuotono tutto il corpo e sconvolgono le fattezze del volto. Dal petto si sprigiona un urlo spaventoso, indescrivibile, che non somiglia a null’altro; è come se tutto ciò che c’è di umano in quell’uomo scompaia con quell’urlo, e per chi assista a quello spettacolo è assolutamente impossibile, o perlomeno molto difficile, ammettere o perfino immaginarsi che sia la stessa persona a urlare in quel modo. Sembra addirittura che a gridare sia qualcun altro, qualcuno che si nasconde dentro quell’uomo. Perlomeno, sono numerosi coloro che hanno cercato di spiegare in tal modo l’impressione provata a quella vista, ma in molti altri la vista di un uomo in preda a un attacco di mal caduco determina un inesprimibile, intollerabile terrore, che ha in sé qualcosa addirittura di mistico.

Forse egli esagerava oltre ogni limite l’infelicità della propria situazione, ma alle persone vanitose succede sempre così.

Che volete provare, insomma? che ogni attimo della vita è prezioso, e che a volte cinque minuti valgono più di un tesoro?

Ci sono esempi di persone che, già con la gola tagliata, continuavano a sperare, cercavano di fuggire o chiedevano pietà.

Lo sa che le dico?” replicò vivamente il principe. “Questa sua osservazione l’ho sentita anche da altri, e quella macchina, la ghigliottina, è stata inventata proprio per questo. Invece a me allora venne in mente un’altra idea: e se fosse addirittura peggio? Forse a lei una tale idea può sembrare ridicola e assurda, ma a chi ha un po’ d’immaginazione una simile idea può pure venire in testa.

Di ogni minuto io farei una esistenza e non un solo ne perderei!

Secondo me, uccidere perché si è ucciso rappresenta una punizione incomparabilmente più terribile dello stesso delitto commesso. Venire giustiziato in base ad un verdetto è molto più terribile che venire ucciso da briganti.

Potete star sicuri che Colombo era felice non nel momento in cui scoprì l’America, bensì quando era in viaggio per scoprirla; potete star sicuri che il momento della sua massima felicità fu forse quando, proprio tre giorni prima della scoperta del Nuovo Mondo, l’equipaggio disperato si ribellò, e per poco non lo costrinse a volgere indietro, verso l’Europa, la prua del vascello!

Ogni fatto reale, per quanto obbedisca a proprie, immutabili leggi, ci appare quasi sempre incredibile e inverosimile. E quanto più è reale, tanto più talora ci appare inverosimile.

Il principe sostiene che la bellezza salverà il mondo! E io sostengo che questi giocondi pensieri gli vengono in testa perché è innamorato. Signori, il principe è innamorato.

Ci sono criminali ancora più feroci di quello di cui stiamo parlando, gente che ha ucciso dieci persone e non se ne pente affatto. Ma ecco che cosa ho osservato in quelle occasioni: anche l’assassino più inveterato e più impenitente sa comunque di essere un criminale, cioè ritiene in coscienza di aver agito male, anche se non prova nessun pentimento. E così la pensa ognuno di loro; ma quelli invece di cui parlava Evgènij Pàvlyč non intendono affatto considerarsi dei criminali, e pensano invece, dentro di loro, che ne avevano il diritto… e perfino che hanno agito bene, o poco ci manca.

I geni e gli inventori, all’inizio della loro carriera (e molto spesso anche alla fine), sono stati sempre considerati dalla società nient’altro che degli imbecilli.

È ora di farla finita con tutte queste idee esaltate, bisogna tornare alla ragione.

Chi svaluta l’atto di carità individuale, per ciò stesso disconosce l’autentica natura dell’uomo e ne disprezza la dignità personale.

La buona azione individuale rimarrà per sempre.

Dicono che non stupirsi di nulla sia un segno di grande intelligenza; ma, secondo me, potrebbe essere allo stesso modo un segno di grande stupidità.

In ogni idea nuova o geniale concepita da un uomo, o anche semplicemente in ogni idea seria germogliata nella mente di qualcuno, resta sempre qualcosa che è assolutamente impossibile trasmettere agli altri uomini, anche se si scrivessero interi volumi e si impiegassero magari trentacinque anni nel tentativo d’interpretarlo; rimarrà sempre qualcosa che si rifiuterà comunque di uscire dal vostro cervello e resterà per sempre chiuso in voi.

Vi sono persone che trovano una straordinaria soddisfazione nella propria permalosa irritabilità.

L’estero e tutta questa vostra Europa, non è altro che una chimera… si rammenti delle mie parole, e se ne accorgerà lei stesso!

Delitti assurdi? Ma io le assicuro che delitti come questi, e forse ancor più spaventosi, ne venivano commessi anche prima, e sempre ne sono stati commessi, e non solo da noi, ma dovunque, e, secondo me, fatti del genere si ripeteranno ancora per molto tempo.

Non è possibile amare la perfezione; la perfezione può essere solo contemplata come tale, non è forse vero?

Un angelo non può odiare e non può neppure fare a meno di amare. Ma si può forse amare tutti, tutti gli uomini, tutti i propri simili?

Quando si dice una bugia, se lo si fa con una certa abilità, mettendoci dentro qualcosa di poco comune o di eccentrico, voglio dire qualcosa che capita assai di rado, o addirittura mai, ebbene, la bugia diventa molto più verosimile.

L’importante non era quel Nuovo Mondo, che magari poteva anche inabissarsi. Colombo infatti morì senza quasi averlo visto, e in pratica senza sapere che cosa aveva scoperto. L’importante sta nella vita, soltanto nella vita, nel processo della sua scoperta, in questo processo continuo e ininterrotto, e non nella scoperta stessa!

Chi non ha il suolo natale sotto i piedi non ha neppure un Dio.

Secondo me, il cattolicesimo romano non è neppure una fede religiosa, bensì semplicemente l’erede e il continuatore dell’Impero romano d’Occidente, e in esso tutto è subordinato a quest’idea, a cominciare dalla fede. Il papa si è impossessato della Terra, si è assiso su un trono terreno e ha impugnato la spada; e fin da allora tutto è continuato così, soltanto che alla spada ha aggiunto la menzogna, l’intrigo, l’inganno, il fanatismo, la superstizione, il crimine, ha giocato con i sentimenti più santi, più giusti, più semplici e più ardenti del popolo, e tutto, tutto ha barattato per denaro, per il vile potere temporale.

Anche il socialismo è una creazione del cattolicesimo e della sua essenza!

È la nostra passionalità russa che stupisce in tali casi non soltanto noi stessi, ma tutta l’Europa.

L’ateismo russo e il gesuitismo russo non hanno infatti origine soltanto da vanagloria, da un basso sentimento di vanità, bensì dall’angoscia spirituale, dalla sete spirituale, dalla nostalgia appassionata per un elevato ideale, per una riva sicura, per una patria in cui essi hanno smesso di credere, perché non l’hanno mai conosciuta! Per un russo è così facile diventare ateo, più facile che per chiunque altro al mondo!

Gettando il suo seme, compiendo un atto di carità, una buona azione, in qualsiasi forma o modo, lei dona una parte della sua personalità e ne riceve in cambio una parte di un’altra; entrate in reciproca comunione tra voi; se solo vi farà attenzione, lei si troverà arricchito di nuove conoscenze e delle scoperte più inattese.

Chi ama l’umanità di un amore astratto quasi sempre ama soltanto se stesso.

L’ateismo si limita a predicare il nulla, ma il cattolicesimo va oltre: esso predica un Cristo travisato, un Cristo calunniato e oltraggiato, un Cristo interpretato addirittura a rovescio! Il cattolicesimo predica l’Anticristo, glielo giuro, gliel’assicuro!

Tutti i suoi pensieri, tutti i semi da lei gettati, forse quando lei se ne sarà già dimenticato, s’insedieranno nell’anima altrui e germoglieranno; chi l’avrà ricevuto da lei trasmetterà il buon seme a un altro. E come può sapere quale sarà la parte da lei svolta nella futura soluzione dei problemi e del destino dell’umanità?

Sembra che una certa ottusità di mente sia una qualità quasi indispensabile, se non per qualsiasi uomo di azione, perlomeno per chiunque si occupi seriamente di accumular denaro.

È un fatto che la mancanza di originalità, dovunque, in tutto il mondo e da tempo immemorabile, è stata sempre considerata come la prima ed essenziale qualità e la migliore raccomandazione per una persona attiva, efficiente e pratica, e perlomeno il novantanove per cento degli uomini (come minimo) sono stati sempre di questa opinione, e soltanto forse l’un per cento l’ha pensata e la pensa altrimenti.

E le nostre balie, cullando i bambini, da tempo immemorabile cantano loro la stessa ninna-nanna: Nuoterai nell’oro, diventerai un generale!

Che altro è il liberalismo, generalmente parlando, se non un attacco (giusto o sbagliato, questa è un’altra questione) all’ordine di cose esistente?

Sì, la natura è maligna.

Pensi, per esempio, alla tortura: certo la sofferenza fisica è terribile, i tormenti sono spaventosi, ma tutto ciò distrae dalla sofferenza spirituale e si soffre soltanto dello strazio fisico, finché sopraggiunge la morte. Ma forse la sofferenza principale e più terribile non è quella causata dai tormenti, bensì dal fatto che tu sai con sicurezza che, ecco, tra un’ora, poi tra dieci minuti, poi tra mezzo minuto e infine proprio ora, in questo stesso istante, l’anima volerà via e tu non esisterai più come uomo, e che tutto questo è sicuro; anzi, il peggio è che è sicuro. Ecco, quando appoggi la testa sotto quel coltello e lo senti scivolare sopra il tuo capo, ecco, proprio quel quarto di secondo dev’essere la cosa più terribile.

Un morto non ha età.

Perché mai essa crea le sue creature migliori solo per farsene poi beffa? La natura ha agito in modo tale che, dopo aver creato l’unico essere che su questa terra è stato riconosciuto come perfetto e dopo averlo mostrato agli uomini, ha voluto che fosse destinato a dire ciò che ha fatto scorrere un mare di sangue… tanto sangue che, se fosse scorso tutto in una volta, gli uomini ne sarebbero stati soffocati!

La povera Lizavèta Prokòf’evna aveva una gran voglia di tornarsene in Russia e, a quanto scriveva Evgènij Pàvlovič, criticava con biliosa parzialità tutto quel che vedeva all’estero: “Qui non sanno neppure cuocere il pane come si deve; d’inverno gelano di freddo come topi in una cantina”, diceva la generalessa.


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Le notti bianche Dostoevskij frasi

Come accennato in precedenza, attraverso le frasi di Dostoevskij, aforismi profondi e a volte complessi, si riesce a comprendere il motivo per il quale i suoi romanzi siano così perfettamente attuali. Le notti bianche mettono l’accento sulla solitudine e sulla condizione di alienazione dell’uomo, concetti molto concreti al giorno d’oggi. Se non avete ancora letto il romanzo, ecco a voi da Le notti bianche di Dostoevskij frasi da leggere e condividere.

Era una notte incantevole, una di quelle notti come ci possono forse capitare solo quando siamo giovani, caro lettore.

Né buoni conoscenti, né qualcuno con cui dividere la propria gioia nei momenti di gioia.

E invano il sognatore affonda le sue mani, nei suoi sogni di un tempo come in un mucchio di cenere, cercando in quella cenere sia pure una sola scintilla per accedervi un nuovo fuoco e riscaldare il cuore già diventato freddo.

Ed ecco che la fantasia già esplode e il libro, preso senza scopo, a caso, cade dalle mani del mio sognatore che non è arrivato neanche alla terza pagina. La sua fantasia è nuovamente pronta a partire, eccitata, e all’improvviso gli balena davanti un mondo nuovo, una nuova meravigliosa vita in tutto il suo splendore. Un nuovo sogno! Una nuova felicità! Un’altra dose di veleno dolce e raffinato!

Che cosa importa a lui della nostra vita reale?

Ma finchè non arriva quel terribile momento, egli non desidera nulla perchè è al di sopra di qualsiasi desiderio, possiede tutto, è sazio, perchè è egli stesso l’artefice della propria vita e la crea ogni momento secondo la propria volontà. E questo mondo fiabesco, fantastico si lascia creare così facilmente, in modo così naturale! Come se non si trattasse di visioni.

Io lo so, cara Nàstenka, che racconto in modo meraviglioso ma, perdonate, non so raccontare diversamente.

Vi è qualcosa di indicibilmente commovente nella nostra natura pietroburghese quando, al sopraggiungere della primavera, essa all’improvviso rivela tutta la sua potenza, tutte le forze donatele dal cielo, si agghinda, si adorna di variopinti fiori… Involontariamente mi richiama allamente l’immagine di una fanciulla languida e malaticcia che voi guardate a volte con compassione, a volte con pietosa tenerezza, e a volte poi semplicemente non notate, ma che a un tratto, in un batter d’occhio, diventa, in modo inspiegabile, indicibilmente bella e voi, colpito, inebriato, vi chiedete senza volerlo: quale forza ha fatto lampeggiare di un simile fuoco quegli occhi tristi e pensosi? Che cosa ha richiamato il sangue su quelle guance pallide e smagrite? Che cosa ha soffuso di passione i teneri lineamenti di quel viso? Perché palpita così quel petto? Che cosa ha potuto, così di colpo, richiamare la vita, la forza e la bellezza sul viso della povera fanciulla, e l’ha fatta brillare di un tale sorriso e ravvivarsi di un riso così smagliante e luminoso?

Voi vi guardate attorno, cercate qualcuno, tentate di indovinare… Ma l’attimo passa e forse il giorno dopo incontrerete di nuovo quello sguardo pensoso e distratto di prima, lo stesso pallido viso, la stessa rassegnata timidezza di gesti e persino il rimorso, persino le tracce di un’angoscia mortale e di una non so quale irritazione contro il momentaneo incanto… E provate pena che quella bellezza sia appassita irrimediabilmente così presto e che invano sia brillata dinanzi a voi; provate pena al pensiero di non aver neppure fatto in tempo ad amarla.

E ricordi che anche allora i sogni erano tristi, e se anche prima non andava meglio, pur tuttavia senti sempre che in qualche modo era più facile e più quieto vivere, che non c’erano questi pensieri neri, che ora mi opprimono; che non c’erano questi rimorsi, rimorsi cupi, tetri, che ora non mi danno pace né di giorno, né di notte. E ti chiedi: dove sono mai i tuoi sogni? E scuoti la testa, dici: come volano in fretta gli anni! E di nuovo ti chiedi: cosa hai fatto dei tuoi anni? Dove hai sepolto il tuo tempo migliore? Hai vissuto o no?

Camminavo e cantavo, perché quando mi sento felice devo per forza canticchiare qualcosa, come del resto ogni uomo felice che non ha né amici né buoni conoscenti, e non sa con chi dividere la gioia di un attimo lieto.

Ma voi sapete che chi ama non ricorda a lungo le offese.

Quanto più siamo infelici, tanto più più profondamente sentiamo l’infelicità degli altri.

Perdonatemi se vi dirò ancora qualcosa… Ecco, vedete,: domani non potrò non venire qui. Io sono un sognatore; ho vissuto così poco la vita reale che attimi come questi non posso non ripeterli nei sogni.

Come la gioia e la felicità rendono l’uomo sublime! Come sussulta il cuore per l’amore! Sembra che lo si voglia riversare tutto in un altro cuore.

Allora, che tipo di persona siete? Su, cominciate dunque, raccontatemi la vostra storia. «La mia storia!», gridai io spaventato, «la mia storia! Ma chi vi ha detto che ho una storia? non ho una storia.

Vi sognerò per tutta la notte, per tutta la settimana. Senz’altro domani ritornerò qui , proprio qui, in questo luogo, e proprio a quest’ora, e sarò felice ricordando l’accaduto.

Le mie notti finirono un mattino.

Io non so tacere quando in me è il cuore a parlare.

Sapete che forse non mi angoscerò più per aver commesso un delitto o un peccato nella mia vita, perché una vita del genere è un delitto e un peccato? E non pensate che abbia esagerato in qualcosa, in nome di Dio, non lo pensate, Nasten’ka, perché a volte mi capitano dei momenti di una tale angoscia, di una tale angoscia… Perché in quei momenti già inizia a sembrarmi che non sarò mai capace di cominciare a vivere una vera vita; perché ho già avuto l’impressione di aver perso ogni misura, ogni senso della realtà, della autenticità; perché, infine, ho maledetto me stesso; perché dopo le mie fantastiche notti mi capitano ormai momenti di ritorno alla realtà che sono terribili!

Nel frattempo senti rumoreggiare e turbinare in un vortice vitale una folla di gente intorno a te, senti, vedi la gente vivere, – vivere nella realtà, vedi che la vita per loro non è proibita, che la loro vita non si dilegua come un sogno, come una visione, che la loro vita si rinnova di continuo, è di continuo giovane e nessun suo momento è simile ad un altro, mentre è triste e monotona fino alla trivialità la timorosa fantasia, schiava dell’ombra, del pensiero, schiava della prima nuvola che d’improvviso vela il sole e colma di angoscia un autentico cuore pietroburghese, che tanto ha caro il proprio sole, – e quale fantasia c’è ormai nell’angoscia!

Senti che alla fine si stanca, si esaurisce in un’eterna tensione, quella INESAURIBILE fantasia, perché ti fai uomo, perdi i tuoi precedenti ideali: essi si frantumano in polvere, in pezzi; se non hai un’altra vita, allora ti tocca costruirla con quei pezzi. Ma nel frattempo l’anima chiede e vuole qualcos’altro!

Adesso, cara Nàstenka, io sono simile allo spirito del re Salomone il quale è stato per mille anni racchiuso inuno scrigno, sotto sette sigilli, e al quale ora, finalmente, hanno tolto tutti i sette sigilli.

Non avevo previsto quel che avrei provato, non avevo previsto che tutto sarebbe finito diversamente.

Adesso, cara Nàstenka, adesso che ci siamo di nuovo incontrati dopo una così lunga separazione, perché io vi conoscevo già da gran tempo, Nàstenka, perché già da un pezzo cercavo qualcuno, e questo è segno che io cercavo proprio voi e che era scritto nel destino che ci incontrassimo proprio ora; adesso nella mia testa si sono aperte migliaia di valvole e io devo espandermi in un fiume di parole per non soffocare.

E come avete vissuto se non avete una storia?

Ah, se sapeste quante volte sono stato innamorato in questo modo!…» «Ma come dunque, di chi?» «Ma di nessuno, di un ideale, di colei che mi appare in sogno. Io in sogno creo interi romanzi.

Infatti, egli, in alcuni momenti è pronto a credere che tutta questa vita non sia un effetto dell’eccitazione dei sensi, un miraggio, un’illusione della fantasia, ma che tutto sia vero, autentico, reale!

Conosco anche le case. Quando cammino, mi sembra che ognuna di loro mi venga incontro correndo per la strada, mi guardi e stia per dirmi: «Salve! Come va la salute? Anch’io, grazie a Dio, sto bene e a maggio avrò un piano in più». Oppure: «Come va la salute? Domani mi ripareranno». Oppure: «Stavo per prendere fuoco e ho avuto molta paura», ecc.

Tra loro ci sono le mie preferite, le mie amiche intime; una di loro vuole farsi curare quest’estate da un architetto. Passerò apposta ogni giorno perché non me la curino male, per l’amor di Dio!… Ma non dimenticherò mai la storia di una bellissima casetta, color rosa-chiaro. Era una casetta in pietra molto graziosa, e mi guardava con tanta cordialità, ed era così fiera tra le sue goffe vicine, che il mio cuore si rallegrava ogni qual volta mi capitava di passarle accanto. La settimana scorsa, all’improvviso, passavo per quella strada e non appena rivolsi lo sguardo alla mia amica, udii un grido accorato: «Mi tingono d giallo!» Scellerati! Barbari! Non hanno risparmiato nulla: né le colonne, né i cornicioni, e la mia amica è diventata gialla come un canarino. C’è mancato poco che non mi venisse un attacco di bile per questo motivo e fino ad oggi non ho ancora avuto il coraggio di andare a trovare la poveretta, sfigurata, dipinta col colore del celeste impero.

Il cielo era così pieno di stelle, così luminoso che, gettandovi uno sguardo, senza volerlo si era costretti a domandare a se stessi: è mai possibile che sotto un cielo simile possa vivere ogni sorta di gente collerica e capricciosa? Anche questa è una domanda da giovani, amabile lettore, molto da giovani, ma voglia il Signore mandarvela il più sovente possibile nell’anima!

Parlando d’ogni sorta di signori capricciosi e collerici, non ho potuto fare a meno di rammentare anche la mia saggia condotta in tutta quella giornata.

Allora senti che la fantasia, quella inesauribile fantasia, alla fine si stanca, si esaurisce in quella tensione permanente perché maturata, abbandona gli ideali presognati: essi cadono in polvere, si spezzano in frammenti; e se non esiste un’altra vita, allora ci tocca di costruirla con questi frammenti.

Perché già in quei momenti comincio a pensare che non sarò mai più capace di vivere una vita reale, perché mi è già sembrato di aver perduto ogni sensibilità, ogni fiuto per ciò che è vero e reale; perché, infine, ho maledetto me stesso; perché, dopo le mie fantastiche notti, mi colgono dei momenti di ritorno alla realtà che sono terribili!

Sono completamente senza una storia. Come si dice da noi, ho vissuto per me stesso, cioè completamente solo.

Esistono a Pietroburgo, Nasten’ka, alcuni strani cantucci, anche se voi non li conoscete. In quei luoghi sembra che non giunga quel sole che rifulge per tutti gli abitanti di Pietroburgo, ma un altro sole, come ordinato appositamente per quei cantucci, e risplende di una luce diversa, particolare. In quei cantucci, cara Nasten’ka, sembra svolgersi una vita diversa, non somigliante affatto a quella che ribolle intorno a noi, una vita come potrebbe svolgersi nel trentesimo regno di fiaba e non da noi, nella nostra epoca così seria e così dura. Ecco, questa vita è un miscuglio di elementi puramente fantastici, ardentemente ideali e, ahimé, Nasten’ka, di elementi banalmente prosaici e abitudinari, per non dire inverosimilmente volgari.

Perché non ci comportiamo tutti come fratelli?

Dio mio! Un minuto intero di beatitudine! È forse poco per colmare tutta la vita di un uomo?

Perché anche l’uomo migliore è come se nascondesse sempre qualcosa all’altro e gli tacesse qualcosa? Perché non dire subito, direttamente, quel che si ha nel cuore, se sai che non parlerai al vento? Altrimenti ognuno appare più severo di quanti in effetti sia, come se tutti temessero di offendere i propri sentimenti palesandoli molto velocemente.

Schiava di un’ombra, di un’idea.

Come veloci volano gli anni! E ancora ti chiedi: che ne hai fatto di quei tuoi anni? Dove hai seppellito il tuo tempo migliore? Sei vissuto oppure no? Guarda, dici a te stesso, guarda come il mondo diventa freddo!

Passeranno ancora degli anni e dopo di essi verrà la cupa solitudine, verrà, appoggiata alle stampelle, la tremante vecchiaia, e poi angoscia e desolazione… Impallidirà il tuo fantastico mondo, appassiranno e moriranno i sogni tuoi e cadranno come le foglie gialle dagli alberi… Oh, Nasten’ka!

Sarà triste restar solo, completamente solo, e non avere neppur nulla da rimpiangere, nulla, proprio nulla… perché tutto quanto perderò, non è stato che nulla, uno stupido, tondo zero, nient’altro che sogno!

Quanto rendono meravigliosa una persona la gioia e la felicità! Come ferve un cuore innamorato! Sembra che tu voglia riversare tutto il tuo cuore in un altro cuore, vuoi che tutto sia allegro, che tutto rida. E quanto è contagiosa questa gioia!

Frasi Dostoevskij
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Il giocatore Dostoievskij, frasi

Il giocatore è un romanzo di Dostoievskij diventato un capolavoro, anche se fu scritto inizialmente in soli 28 giorni per poter pagare dei debiti. Certamente non risulta tra gli scritti più famosi e conosciuti dell’autore ma con le sue parole Dostoievskij, aforismi certo interessanti, analizza i differenti tipi di gioco d’azzardo in correlazione alle etnie europee. Vediamo insieme le frasi più belle tratte dall’opera.

Per quanto sia ridicolo che io mi aspetti tanto dalla roulette, mi sembra ancora più ridicola l’opinione corrente, da tutti accettata, che è assurdo e stupido aspettarsi qualcosa dal gioco. Perché il gioco dovrebbe essere peggiore di qualsiasi altro mezzo per far quattrini come, per esempio, del commercio? Vero è che, su cento, uno solo vince, ma a me che importa?

Un vero giocatore sa bene cosa vogliono dire certi “scherzi” del caso.

E adesso mi ponevo per l’ennesima volta la domanda: ma io l’amo? E per l’ennesima volta non sapevo rispondere, cioè, per meglio dire, nuovamente, per la centesima volta, mi risposi che l’odiavo.

L’uomo ama vedere il suo migliore amico umiliato davanti a lui. Per la maggior parte degli uomini, l’amicizia è fondata sull’umiliazione.

L’uomo è un despota per natura e ama infliggere tormenti.

Ci si può perfino confondere nella folla, ma sempre con l’assoluta convinzione di essere soltanto un osservatore e di non appartenere a essa.

Domani, domani tutto finirà!

Possibile che allora sia uscito di senno e sia stato rinchiuso, per tutto questo tempo, in un qualche manicomio? E, forse, ci sono rinchiuso anche adesso, cosicché mi è soltanto sembrato che mi sia accaduto tutto ciò e ancor oggi mi sembra soltanto.

Ci sono due modi di giocare: uno da gentleman, l’altro invece plebeo, venale, insomma il modo di giocare di una canaglia qualsiasi.

I giocatori sanno bene che si può resistere addirittura per ventiquattr’ore di seguito con le carte in mano senza neanche gettare un’occhiata a destra o a sinistra.

Mi è parso che in realtà il calcolo significhi molto poco e comunque non abbia affatto tutta l’importanza che gli attribuiscono molti giocatori. Certi se ne stanno lì seduti davanti a dei pezzi di carta rigata, segnano tutti i colpi, li contano, ne deducono le probabilità, fanno i loro calcoli e alla fine puntano e perdono proprio come noi, semplici mortali che giochiamo senza calcolare niente.

Ma il piacere è sempre utile, e il sentimento di disporre di un potere assurdo e sconfinato su qualcuno — fosse pure su una mosca — ci dà un certo piacere. L’uomo è un despota per natura e ama infliggere tormenti.

Vorrei penetrare il suo segreto, vorrei che lei venisse da me e mi dicesse: “Io ti amo”, e se non è così, se questa follia non è pensabile, allora… allora che cosa desiderare? Forse so io stesso quel che desidero? Sono anch’io come sperduto: vorrei soltanto starle accanto, essere nella sua aura, nella sua luce, eternamente, per tutta la vita. Altro non so! Potrei forse allontanarmi da lei?

Lei vegeta, lei non soltanto ha rinunciato ai suoi interessi personali e a quelli sociali, non soltanto ai suoi doveri di uomo e di cittadino, non soltanto ai suoi amici (eppure ne aveva), non soltanto ha rinunciato a qualsiasi fine nella vita, eccettuato quello di vincere, ma perfino ai suoi ricordi. Io ricordo di averla conosciuta in un momento forte e ardente della sua vita, ma sono convinto che lei adesso ha dimenticato tutte le sue migliori inclinazioni di allora; i suoi sogni di adesso, anche quelli più urgenti ed essenziali, ormai non vanno oltre al pair e impair, rouge, noir, la dozzina di mezzo e così via; ne sono assolutamente convinto!

La cosa più antipatica, che saltava agli occhi alla prima occhiata in tutta quella marmaglia di giocatori di roulette, era l’ostentato rispetto per l’occupazione a cui si dedicavano, l’aspetto serio e perfino rispettabile che assumevano tutti coloro che circondavano i tavoli.

Finalmente ero di ritorno dopo un’assenza di due settimane. Già da tre giorni i nostri si trovavano a Roulettenburg. Credevo di essere atteso con chi sa quale ansia, e invece mi sbagliavo. Il generale mi accolse con una disinvoltura eccessiva, mi parlò squadrandomi dall’alto in basso e mi mandò da sua sorella. Era evidente che in qualche luogo erano riusciti a procurarsi del denaro.

Gli uomini, non soltanto alla roulette ma ovunque, non fanno altro che togliersi o vincersi qualcosa reciprocamente.

il giocatore dostoevskij
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Dostoevskij aforismi

Per conoscere maggiormente lo scrittore russo, la sua vita, la sua filosofia e l’ambiente in cui viveva, gli aforismi di Dostoevskij sono l’ideale, perché riusciranno a darvi un quadro completo dell’autore russo. Sicuramente, il poeta è diventato famoso perché dotato di grande personalità, forza e tenacia, oltre che talento e lo si evince dalle frasi che vi proponiamo di seguito.

Ho sempre pensato che non v’è nessuna felicità maggiore di quella della famiglia.

I sogni, sappiamo, sono davvero strani: qualcosa magari ci appare straordinariamente chiara, minuziosa come la cesellatura di un orafo, su altre cose invece si passa sopra senza notarle neppure come ad esempio lo spazio ed il tempo.

Che m’importa la gloria, quando io scrivo per il pane?

La Bibbia appartiene a tutti, agli atei e ai credenti in uguale misura. È il libro dell’umanità.

Il comunismo derivò dal cristianesimo, da un’alta concezione dell’uomo, ma invece di un amore autonomo e spontaneo, i non amati danno di piglio ai bastoni e vogliono portare via ciò che non hanno dato loro quelli che non li hanno amati.

Nonostante tutte le perdite e le privazioni che ho subito, io amo ardentemente la vita, amo la vita per la vita e, davvero, è come se tuttora io mi accingessi in ogni istante a dar inizio alla mia vita e non riesco tuttora assolutamente a discernere se io mi stia avvicinando a terminare la mia vita o se sia appena sul punto di cominciarla: ecco il tratto fondamentale del mio carattere; ed anche, forse, della realtà.

Non sempre siamo peccatori, al contrario, sappiamo anche essere santi. E chi mai potrebbe vivere, se fosse diversamente?

Tutte le cose e tutto nel mondo è incompiuto, per l’uomo, e nel frattempo il significato di tutte le cose del mondo è racchiuso nell’uomo stesso.

L’uomo non può vivere senza inginocchiarsi davanti a qualcosa. Se l’uomo rifiuta Dio, si inginocchia davanti ad un idolo.

Che cos’è la preghiera? La preghiera è un’ascensione dell’intelletto.

Ama tutto come te stesso.

La lussuria genera la lascivia, la lascivia la crudeltà.

Quali terribili sofferenze mi è costata – e mi costa tuttora – questa sete di credere, che tanto più fortemente si fa sentire nella mia anima quanto più forti mi appaiono gli argomenti ad essa contrari!

Noi non siamo la società. Il popolo semplice è la società, mentre noi siamo il pubblico.

La vita è bella, e bisogna fare in modo che chiunque possa affermarlo sulla terra.

La consapevolezza e l’amore, forse, sono la stessa cosa, perché non conoscerete niente senza l’amore, mentre con l’amore conoscerete molto.

Nel realismo puro non c’è verità.

Iddio mi manda talora degl’istanti in cui mi sento perfettamente sereno; in quegl’istanti io scopro di amare e di essere amato dagli altri, e appunto in quegl’istanti io ho concepito un simbolo della fede, un Credo, in cui tutto per me è chiaro e santo. Questo Credo è molto semplice, e suona così: credete che non c’è nulla di più bello, di più profondo, più simpatico, più ragionevole, più virile e più perfetto di Cristo; anzi non soltanto non c’è, ma addirittura, con geloso amore, mi dico che non ci può essere.

È chiaro ed evidente che il male si insinua nell’uomo più profondamente di quanto suppongano i medici-socialisti. In nessun ordine sociale si sfuggirà al male e l’anima umana non muterà: l’aberrazione e il peccato scaturiscono da lei stessa.

Ma com’è strano: noi, forse, vediamo Shakespeare. Mentre lui fa il vetturino; quest’altro forse è Raffaello, mentre fa il fabbro; questo è un attore, ma coltiva la terra. Possibile che solo un piccolo vertice di uomini giunga a dar prova di sé, mentre gli altri debbono perire.

Proprio perché si esige da me una parte del mio libero arbitrio, io non voglio darla.

Pietà quanta se ne vuole, ma non lodate le cattive azioni: date loro il nome di male.

Manifestare la personalità è un’esigenza di autoconservazione.

Io non ho mai smesso di considerarmi più intelligente di tutti e, qualche volta, credetemi, me ne sono sentito un po’ imbarazzato. Almeno, guardavo sempre in tralice, non ho mai potuto guardare la gente dritto negli occhi.

Firenze è bella, ma molto umida. Ma le rose fioriscono ancora nel giardino di Boboli all’aria aperta. E quali tesori nelle gallerie! Dio mio, guardai la Madonna della Seggiola nel ’63; la guardai una settimana e soltanto ora l’ho vista. Ma oltre ad essa quanto ancora di divino.

l tuo amore è sceso su di me come un dono divino, inatteso, improvviso, dopo tanta stanchezza e disperazione.

È un’opera d’arte perfetta, che arriva assai a proposito; un libro assolutamente diverso da ciò che si pubblica in Europa: la sua idea è completamente russa.

Ama la vita più della sua logica, solo allora ne capirai il senso.

L’umanità può vivere senza la scienza, può vivere senza pane, ma soltanto senza la bellezza non potrebbe più vivere, perché non ci sarebbe più nulla da fare al mondo. Tutto il segreto è qui, tutta la storia è qui.

Non c’è nulla di più bello, di più profondo, di più ragionevole, di più coraggioso e di più perfetto di Cristo, e non solo non c’è, ma non può esserci. A tal punto che si mi si dimostrasse che Cristo è fuori dalla verità ed effettivamente risultasse che la verità è fuori da Cristo, io preferirei restare con Cristo anziché con la verità.

Pascal ha detto una volta: filosofo è colui il quale si ribella alla filosofia. Che meschina filosofia.

La tragedia e la satira sono sorelle e vanno di pari passo; tutte e due prese insieme si chiamano verità.

Le parole “contadino” e “Rus’ ortodossa” sono le nostre radici fondamentali. Un russo che rinneghi lo spirito del popolo (e ce ne sono tanti) è immancabilmente un ateo o un indifferente. La questione principale ora è questa: come obbligare la nostra intellighenzia ad ammettere ciò? Provata a dirlo, a quelli: e subito o vi sbraneranno, o vi considereranno un traditore. Ma traditore di chi? Di loro medesimi, ovverosia di un qualche cosa di campato in aria.

Mio tesoro, non è a una dozzinale felicità obbligatoria che ti invito. Ho stima di te (e ne ho sempre avuta) per il tuo spirito esigente, ma so che il tuo cuore non può non esigere la vita, e tu consideri gli uomini o infinitamente fulgidi o subito disonesti e triviali. Giudico in base ai fatti. A te le conclusioni.

Credo che i sogni nascano non dalla ragione, ma dal desiderio, non dalla testa, ma dal cuore, anche se la mia ragione in sogno si è esibita qualche volta in ingegnosi voli non da poco.

Di recente è tornato da Parigi il poeta Turghèniev e sin dal primo giorno mi ha manifestato una tale amicizia, che Bielinskij, per giustificarla, dice che colui è innamorato di me. Egli è un poeta, un grande ingegno, un aristocratico, un uomo bello fisicamente, ricco, intelligente, colto, ha venticinque anni; veramente non saprei che cosa la natura gli abbia negato.

L’unico grande diplomatico del secolo XIX è stato Cavour e anche lui non ha pensato a tutto.

La fede e le dimostrazioni matematiche sono due cose inconciliabili.

La malattia e l’umore morboso stanno alla radice della nostra stessa società, e intanto chi osa notarlo e indicarlo ha subito contro di sé lo sdegno generale.

È venuto da me, Dio esiste. Ho pianto e non ricordo niente altro. Voi non potete immaginare la felicità che noi epilettici proviamo il secondo prima di avere una crisi. Non so quanto possa durare nella realtà ma tra tutte le gioie che potrei avere nella vita, non farei mai scambio con questa.

Il poeta, quando è rapito dall’ispirazione, intuisce Dio.

In sogno accadono cose del tutto incomprensibili. Mio fratello, ad esempio, è morto cinque anni fa, qualche volta lo sogno: egli prende parte alle cose della mia vita, siamo molto interessati l’uno all’altro, ma intanto, durante tutto lo svolgimento del sogno, io sono pienamente cosciente che mio fratello è morto e sepolto.E va bene, ammettiamolo pure, è un sogno, ma questa vita che viene tanto esaltata, io volevo finirla suicidandomi, invece il mio sogno, oh! Esso mi ha indicato una vita nuova.

Senti Anja, ‘non trattenermi’ vuol dire che debbo morire.

Giungeremo a poco a poco alla conclusione che i delitti non esistono affatto, e di tutto ha colpa l’ambiente. Giungeremo, seguendo il filo del ragionamento, a considerare il delitto persino come un dovere, come una nobile protesta contro l’ambiente… insomma …la dottrina dell’ambiente porta l’uomo a una piena spersonalizzazione, al suo pieno affrancamento da ogni dovere morale personale, da ogni indipendenza, lo porta alla più schifosa schiavitù immaginabile.

Non sapete che moltissime persone sono malate appunto della loro salute, cioè di una smisurata sicurezza della propria normalità, e perciò stesso contagiate da una terribile presunzione, da una incosciente autoammirazione che talvolta arriva addirittura all’infallibilità?

Questi uomini pieni di salute non sono così sani come credono, ma, al contrario, sono molto malati e debbono curarsi.

Ci sono nella vita degli uomini dei momenti storici, in cui una scelleratezza evidente, sfacciata, volgarissima può venir considerata nient’altro che grandezza d’animo, nient’altro che nobile coraggio dell’umanità che si libera dalle catene.

Il socialismo politico, la cui essenza, nonostante tutti gli scopi annunciati, consiste per ora soltanto nel desiderio di un saccheggio generale di tutti i proprietari da parte delle classi povere, e poi “sarà quel che sarà.

Il segreto del primo passo è questo: dominare se stessi e agire senza attendere.

La libertà, nella sua più alta espressione consiste nel dare tutto e nel servire gli altri. L’uomo capace di questo, capace d’essere padrone di sé sino a tal punto, è libero come nessun altro. È questa la più elevata manifestazione del libero arbitrio.

Un vero uomo d’azione vede subito dinanzi a sé tante cose da fare che il lavoro non gli mancherà mai e riuscirà.

Nel mondo attuale per libertà s’intende la licenza, mentre la vera libertà consiste in un calmo dominio di se stessi. La licenza conduce soltanto alla schiavitù.

Prima di predicare altrui, date voi stessi l’esempio. Sarete seguiti.

Chiunque voglia sinceramente la verità è sempre spaventosamente forte.

A me sembra fuor di dubbio che, se lasciaste a tutti questi alti maestri contemporanei la piena possibilità di distruggere la vecchia società e ricostruirla di nuovo, ne verrebbe fuori una tale tenebra, un tale caos, qualcosa di talmente volgare, cieco e inumano, che tutto l’edificio crollerebbe sotto le maledizioni dell’umanità prima di essere compiuto.

Siate sinceri e semplici, questo è l’essenziale.

E se finisse la terra, e lassù da qualche parte chiedessero alla gente: “Avete capito la vostra terra, e che cosa ne avete concluso?

Dostoevskij Frasi immagini
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Capitano a volte incontri con persone a noi assolutamente estranee, per le quali proviamo interesse fin dal primo sguardo, all’improvviso, in maniera inaspettata, prima che una sola parola venga pronunciata. (F.Dostoevskij- Delitto e castigo)
aforismi dostoevskij
Come la gioia e la felicità rendono l’uomo sublime! Come sussulta il cuore per l’amore! Sembra che lo si voglia riversare tutto in un altro cuore.
(Dostoevskij)
Dostoevskij Frasi celebri
L’anima si risana grazie
al contatto con i bambini.
(Dostoevskij)
Dostoevskij Frasi
L’amore è un maestro, ma bisogna saperlo conquistare, perché è difficile meritarlo: lo si ottiene a caro prezzo e con grande fatica per lungo tempo, perché bisogna amare non per un istante, fortuitamente, ma sino alla fine. Di amare fortuitamente tutti sono capaci, anche i malvagi.
(Dostoevskij)
dostoevskij
Tutto è nelle mani dell’uomo.
(Dostoievskij)
l'idiota dostoevskij
Tutto è nelle mani dell’uomo.
(Dostoievskij)
Frasi Dostoevskij
L’amore riscatta tutto, salva tutto.
(Dostoevskij)
il giocatore dostoevsij
Non sempre siamo peccatori, al contrario, sappiamo anche essere santi. E chi mai potrebbe vivere, se fosse diversamente?
(Dostoevskij)
notti bianche dostoevskij
Io sono un sognatore; ho vissuto così poco la vita reale che attimi come questi non posso non ripeterli nei sogni.
dostoevskij
Compresi immediatamente che lei era buona e mite. Le persone buone e miti non resistono a lungo e, pur non e, pur non aprendosi mai del tutto, è come se non fossero in grado si sottrarsi alla conversazione: rispondono quasi a monosillabi, ma rispondono, e più si va avanti, più parlano; l’unica è che non siate voi a desistere, se vi preme parlare con loro.

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