Pasolini frasi e immagini
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Pasolini: 166 frasi e immagini da condividere

Una ricca selezione delle più celebri frasi di Pier Paolo Pasolini, di video, di immagini e di stralci delle poesie più famose del controverso scrittore.

Pasolini frasi

Pier Paolo Pasolini è stato uno scrittore e poeta. Ma non solo. l’autore si è dedicato anche al giornalismo e alla sceneggiatura lasciandoci numerose ed incredibili opere. Di seguito un’ampia raccolta delle più belle frasi di Pasolini che ognuno di noi dovrebbe conoscere. Tanti aforismi e citazioni del controverso scrittore, pronte per essere copiate o per una dedica.

Aforismi Pasolini

Una ricca raccolta di frasi celebri di Pasolini, le più belle e sicuramente anche le più famose. Perfette per una dedica d’amore, per celebrare la vita o semplicemente per ampliare la propria cultura letterale le parole di Pasolini, aforismi senza tempo, ancora oggi vengono ricordati e tanto apprezzati. Con le sue frasi, Pier Paolo Pasolini, a distanza di tanti anni dalla sua morte non è stato affatto dimenticato. Ecco le citazioni più belle dell’autore raccolte per voi.

La serietà è la qualità di coloro che non ne hanno altre: è uno dei canoni di condotta, anzi, il primo canone, della piccola borghesia.

La rivoluzione del sistema d’informazioni è stata ancora più radicale e decisiva. Per mezzo della televisione, il Centro ha assimilato a sé l’intero paese, che era così storicamente differenziato e ricco di culture originali. Ha cominciato un’opera di omologazione distruttrice di ogni autenticità e concretezza. Ha imposto cioè – come dicevo – i suoi modelli: che sono i modelli voluti dalla nuova industrializzazione, la quale non si accontenta più di un «uomo che consuma», ma pretende che non siano concepibili altre ideologie che quella del consumo. Un edonismo neolaico, ciecamente dimentico di ogni valore umanistico e ciecamente estraneo alle scienze umane.

La cultura piccolo borghese, almeno nella mia nazione (ma forse anche in Francia e in Spagna), è qualcosa che porta sempre a delle corruzioni, a delle impurezze. Mentre un analfabeta, uno che abbia fatto i primi anni delle elementari, ha sempre una certa grazia che poi va perduta attraverso la cultura. Poi si ritrova a un altissimo grado di cultura, ma la cultura media è sempre corruttrice.

Non c’è dubbio (lo si vede dai risultati) che la televisione sia autoritaria e repressiva come mai nessun mezzo di informazione al mondo. Il giornale fascista e le scritte sui cascinali di slogan mussoliniani fanno ridere: come (con dolore) l’aratro rispetto a un trattore. Il fascismo, voglio ripeterlo, non è stato sostanzialmente in grado nemmeno di scalfire l’anima del popolo italiano; il nuovo fascismo, attraverso i nuovi mezzi di comunicazione e di informazione (specie, appunto, la televisione) non solo l’ha scalfita, ma l’ha lacerata, violata, bruttata per sempre.

Nel teatro la parola è doppiamente glorificata: è scritta, come nelle pagine di Omero, ma è anche pronunciata, come avviene fra due persone al lavoro: non c’è niente di più bello.

Un atleta ha un solo modo per realizzare pienamente la propria libertà: lottare liberamente per vincere.

Io so questo che i napoletani oggi sono una grande tribù che anziché vivere nel deserto o nella savana, come i Tuareg e i Beja, vive nel ventre di una grande città di mare. Questa tribù ha deciso – in quanto tale, senza rispondere delle proprie possibili mutazioni coatte – di estinguersi, rifiutando il nuovo potere, ossia quella che chiamiamo la storia o altrimenti la modernità. È un rifiuto sorto dal cuore della collettività contro cui non c’è niente da fare. Finché i veri napoletani ci saranno, ci saranno, quando non ci saranno più, saranno altri. I napoletani hanno deciso di estinguersi, restando fino all’ultimo napoletani, cioè irripetibili, irriducibili ed incorruttibili.

Poiché il cinema non è solo un’esperienza linguistica, ma, proprio in quanto ricerca linguistica, è un’esperienza filosofica.

Non illuderti: la passione non ottiene mai perdono. Non ti perdono neanch’io, che vivo di passione.

Il moralista dice di no agli altri, l’uomo morale solo a se stesso.

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Certe cose atroci architettate o comunque volute dal Potere (quello reale non quello sia pur fittiziamente democratico) sono comunissime nella storia: dico comunissime: eppure alla comune coscienza paiono sempre eccezionali e incredibili. (Pier Paolo Pasolini)

Ma naturalmente per capire i cambiamenti della gente, bisogna amarla.

Per essere poeti, bisogna avere molto tempo.

Nei primi anni sessanta, a causa dell’inquinamento sono cominciate a scomparire le lucciole. Sono ora un ricordo, abbastanza straziante, del passato: e un uomo anziano che abbia un tale ricordo, non può riconoscere nei nuovi giovani se stesso giovane, e dunque non può più avere i bei rimpianti di una volta.

La serietà! Dio mio la serietà! Ma la serietà è la qualità di coloro che non ne hanno altre: è uno dei canoni di condotta, anzi, il primo canone, della piccola borghesia! Come ci si può vantare della propria serietà? Seri bisogna esserlo, non dirlo, e magari neanche sembrarlo! Seri si è o non si è: quando la serietà viene enunciata diventa ricatto e terrorismo!

Tu sei come una pietra preziosa che viene violentemente frantumata in mille schegge per poter essere ricostruita di una materiale più duraturo di quello della vita, cioè il materiale della poesia.

T’insegneranno a non splendere. E tu splendi, invece.

L’amore infine è aridità.

Nehru ha dichiarato pubblicamente, di fronte a tutti i suoi quattrocento milioni di cittadini, che non è credente, che la religione è certo una bella cosa, ma a lui non interessa affatto. Questa straordinaria libertà di pensiero, questa integrale mancanza di ipocrisia è uno dei fatti più alti del tempo in cui viviamo.

Da una parte il cielo era tutto schiarito, e vi brillavano certe stellucce umide, sperdute nella sua grandezza, come in una sconfinata parete di metallo, da dove, sulla terra, venisse a cadere qualche misero soffio di vento.

A qualcuno piace caldo, malgrado quel fenomeno delizioso che è Marilyn Monroe, è un film approssimativo e deprimente, che lascia in bocca l’amaro di un gioco di società riuscito così così.

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La borghesia si schiera sulle barricate contro se stessa, i “figli di papà” si rivoltano contro i “papà”. Sono dei borghesi rimasti tali e quali come i loro padri. (Pier Paolo Pasolini)

Anche chi partecipa alla produzione avrà sempre i caratteri del consumatore. Ritornerà sempre alle sue prime inquietudini. Al suo non appartenersi. Non è suo lo sguardo che guarda chi è presente e si esprime acquistando le sue merci.

Non posso tener conto della minor preparazione o capacità a comprendere quello che una proiezione vuol dire, da parte dell’uomo medio, perché in tal caso compirei un’immoralità nei confronti della libertà espressiva, non solo nei miei confronti ma anche nei confronti dello spettatore.

Ecco laggiù qualcosa di rosso, di molto rosso, un altarino di rose, come quelli che allestiscono mani fedeli di donne vecchie, nei diseredati paesi umbri o friulani o abruzzesi, vecchie come furono vecchie le loro vecchie, volonterose a ripetersi nei secoli.

Lo Yemen, architettonicamente, è il paese più bello del mondo. Sana’a, la capitale, una Venezia selvaggia sulla polvere senza San Marco e senza la Giudecca, una città-forma, la cui bellezza non risiede nei deperibili monumenti, ma nell’incompatibile disegno… è uno dei miei sogni.

Gli indiani in questo momento sono un immenso popolo di frastornati, di vacillanti: come delle persone vissute per lungo tempo al buio, e improvvisamente riportate alla luce.

Ma di che specie è il riso che suscita Alberto Sordi? Pensateci un momento: è un riso di cui un po’ ci si vergogna.

Il razzismo è un odio di classe inconscio. Si confronti il razzismo americano: esso è stato appunto, fino a oggi e ancora oggi, un odio di classe inconscio. Ma dal momento che i negri hanno incominciato a lottare e avere consapevolezza di sé come classe povera, l’odio razzistico, oscuro e indecifrabile, di sta trasformando in un chiarissimo e decifrabilissimo odio di classe. L’odio cioè che un borghese italiano prova per un comunista, non per un «terrone» o un carcerato (che è ancora oscuro e indecifrabile).

La dolce vita di Fellini è troppo importante perché se ne possa parlare come si fa di solito di un film. Benché non grande come un Chaplin, Eisenstein o Mizoguchi, Fellini è senza dubbio “autore”, non “regista”. Perciò il film è unicamente suo: non vi esistono né attori né tecnici: niente è casuale.

Ora, degli italiani piccolo-borghesi si sentono tranquilli davanti a ogni forma di scandalo, se questo scandalo ha dietro una qualsiasi forma di opinione pubblica o di potere; perché essi riconoscono subito, in tale scandalo, una possibilità di istituzionalizzazione, e, con questa possibilità, essi fraternizzano.

I diritti civili sono in sostanza i diritti degli altri.

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La nostra esperienza vitale resta l’esperienza di chi si rivela attraverso l’umile acquisto.
(Pier Paolo Pasolini)

Porta con mani di santo o soldato l’intimità col Re, Destra divina, che è dentro di noi, nel sonno. Credi nel borghese cieco di onestà, anche se è un’illusione: perché anche i padroni hanno i loro padroni, e sono figli di padri che stanno da qualche parte nel mondo.

Appena avrò un po’ di tempo pubblicherò un libro bianco di una dozzina di sentenze pronunciate contro di me: senza commento. Sarà uno dei libri più comici della pubblicistica italiana. Ma ora le cose non sono più comiche. Sono tragiche, perché non riguardano più la persecuzione di un capro espiatorio: ora si tratta di una vasta, profonda calcolata opera di repressione, a cui la parte più retriva della Magistratura si è dedicata con zelo. Ho speso circa quindici milioni in avvocati, per difendermi in processi assurdi e puramente politici.

A quanto pare, tutta la storia umana non fa altro che ripeterci una cosa: è solo ciò che è stato.

Il ciclismo è lo sport più popolare perché non si paga il biglietto.

Basta ai giovani contestatori staccarsi dalla cultura, ed eccoli optare per l’azione e l’utilitarismo, rassegnarsi alla situazione in cui il sistema si ingegna ad integrarli. Questa è la radice del problema: usano contro il neocapitalismo armi che in realtà portano il suo marchio di fabbrica, e sono quindi destinate soltanto a rafforzare il suo dominio. Essi credono di spezzare il cerchio, e invece non fanno altro che rinsaldarlo.

Il fondo del mio insegnamento consisterà nel convincerti a non temere la sacralità e i sentimenti, di cui il laicismo consumistico ha privato gli uomini trasformandoli in bruti e stupidi automi adoratori di feticci.

Ecco quindi la mia conclusione: la rassegnazione non ha nulla da invidiare all’eroismo.

Odiamo il conformismo degli altri perché è questo che ci trattiene dall’interessarci al nostro. Ognuno di noi odia nell’altro come in un lager il proprio destino.

In un momento storico in cui il linguaggio verbale è tutto convenzionale e sterilizzato (tecnicizzato) il linguaggio del comportamento (fisico e mimico) assume una decisiva importanza.

Il senso di pace, di avventura che mi dà l’essere in questo albergo nell’interno di Ischia, è una di quelle cose che ormai la vita dà così raramente.

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Bisogna fare come faceva il Cristo dei vangeli, che, appena stabilito un incanto – la pausa contemplativa dopo una parola che poteva essere senza fine interrogata e pensata in silenzio – ne stabiliva subito un altro, che non dava pace, quasi con crudeltà.
(Pier Paolo Pasolini)

Solo parlando, manifestiamo il sapere: nel silenzio non sentiamo che un’ingenua e vergognosa avidità.

Sopra i tetti delle case si vedevano striscioni di nubi, sfregati e pestati dal vento, che, lassù, doveva soffiare libero come aveva soffiato al principio del mondo.

Il ferroviere è stato un film grossolano, senza la minima luce, irrimediabilmente retorico e natalizio: una esaltazione conformista, apparentemente e demagogicamente libera, della morale piccolo-borghese italiana.

Ed era sempre chiaro che, per vivere, m’era necessario non vivere, restare ingenuo, ignaro.

La mia vita futura non sarà certo quella di un professore universitario: ormai su di me c’è il segno di Rimbaud o di Campana o anche di Wilde, ch’io lo voglia o no, che altri lo accettino o no.

Era come una mano di colore data sul venticello, sui muri gialletti della borgata, sui prati, sui carretti, sugli autobus coi grappoli agli sportelli. Una mano di colore ch’era tutta l’allegria e la miseria delle notti dell’estate del presente e del passato.

Far degenerare le ansie dell’acquisto e della produzione in qualcosa che è la loro purezza e la loro mancanza di funzione, è la parte del poeta.

Rossellini è il neorealismo. In lui la “riscoperta” della realtà, nella fattispecie dell’Italia quotidiana, abolita dalla retorica di allora, è stato un atto insieme intuitivo e strettamente legato alla circostanza. Egli era lì, fisicamente presente, quando la maschera cretina è caduta. Ed è stato uno dei primi a vedere la povera faccia della vera Italia.

Ma cosa vuoi farci, preferisco la povertà dei napoletani al benessere della repubblica italiana, preferisco l’ignoranza dei napoletani alle scuole della repubblica italiana, preferisco le scenette, sia pure un po’ naturalistiche, cui si può ancora assistere nei bassi napoletani, alle scenette della televisione della repubblica italiana. Coi napoletani mi sento in estrema confidenza, perché siamo costretti a capirci a vicenda. Coi napoletani non ho ritegno fisico, perché essi, innocentemente, non ce l’hanno con me.

La Famiglia è tornata a diventare quel potente e insostituibile centro infinitesimale di tutto che era prima. Perché? Perché la civiltà dei consumi ha bisogno della famiglia.

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C’è da lottare, prima di tutto contro la “falsa tolleranza” del nuovo potere totalitario dei consumi, distinguendosene con tutta l’indignazione del caso.
(Pier Paolo Pasolini)

La Chiesa dovrebbe continuare ad accettare una televisione simile? Cioè uno strumento della cultura di massa appartenente a quel nuovo potere che «non sa più cosa farsene della Chiesa»? Non dovrebbe, invece, attaccarla violentemente, con furia paolina, proprio per la sua reale irreligiosità, cinicamente corretta da un vuoto clericalismo?

Quando un giovane, o un anziano molto aggiornato, accusando se stesso e gli altri – fino a ridursi alla disperazione e allo sciopero – dice che non c’è nulla da fare, che il sistema non può fatalmente non «mangiare» dice in realtà: io desidero essere mangiato, sparire.

E quando dicevo che il Movimento Studentesco non può fare la guerra, volevo dire che la guerra la fanno gli eserciti, e che gli eserciti sono delle istituzioni.

La luna era ormai alta alta nel cielo, s’era rimpicciolita e pareva non volesse più aver che fare col mondo, tutta assorta nella contemplazione di quello che ci stava al di là. Al mondo, pareva che ormai mostrasse solo il sedere; e, da quel sederino d’argento, pioveva giù una luce grandiosa, che invadeva tutto.

La droga è sempre un surrogato. E precisamente un surrogato della cultura. La droga viene a riempire un vuoto causato appunto dal desiderio di morte e che è dunque un vuoto di cultura. Per amare la cultura occorre una forte vitalità. Perché la cultura, in senso specifico o, meglio, classista, è un possesso: e niente necessita di una più accanita e matta energia che il desiderio di possesso. Anche a un livello più alto si verifica qualcosa di simile ma stavolta si tratta non semplicemente di un vuoto di cultura, bensì di un vuoto di necessità e di immaginazione. La droga in tal caso serve a sostituire la grazia con la disperazione, lo stile con la maniera.

Il potere e il mondo che, pur non essendo del potere, tiene rapporti pratici col potere, ha escluso gli intellettuali liberi – proprio per il modo in cui è fatto – dalla possibilità di avere prove e indizi.

Il potere è divenuto un potere consumistico, infinitamente più efficace nell’imporre la propria volontà che qualsiasi altro potere al mondo. La persuasione a seguire una concezione edonistica della vita ridicolizza ogni precedente sforzo autoritario di persuasione.

Oggi la libertà sessuale della maggioranza è in realtà una convenzione, un obbligo, un dovere sociale, un’ansia sociale, una caratteristica irrinunciabile della qualità di vita del consumatore.

Siamo stanchi di diventare giovani seri, o contenti per forza, o criminali, o nevrotici: vogliamo ridere, essere innocenti, aspettare qualcosa dalla vita, chiedere, ignorare. Non vogliamo essere subito già così sicuri. Non vogliamo essere subito già così senza sogni.

La Tv: qui la donna è considerata a tutti gli effetti un essere inferiore: viene delegata a incarichi d’importanza minima, come per esempio informare dei programmi della giornata; ed è costretta a farlo in un modo mostruoso, cioè con femminilità. Ne risulta una specie di puttana che lancia al pubblico sorrisi di imbarazzante complicità e fa laidi occhietti. Oppure viene adoperata ancillarmente come “valletta”.

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Oggi invece “la specie”, se vuole sopravvivere, deve fare in modo che le nascite non superino le morti.
(Pier Paolo Pasolini)

Lo schema delle crisi giovanili è sempre identico: si ricostruisce a ogni generazione. I ragazzi e i giovani sono in generale degli esseri adorabili, pieni di quella sostanza vergine dell’uomo che è la speranza, la buona volontà: mentre gli adulti sono in generale degli imbecilli, resi vili e ipocriti (alienati) dalle istituzioni sociali, in cui crescendo, sono venuti a poco a poco incastrandosi.

Questo nostro mondo umano, che ai poveri toglie il pane, ai poeti la pace.

Contro tutto questo voi non dovete fare altro (io credo) che continuare semplicemente a essere voi stessi: il che significa essere continuamente irriconoscibili. Dimenticare subito i grandi successi: e continuare imperterriti, ostinati, eternamente contrari, a pretendere, a volere, a identificarvi col diverso; a scandalizzare; a bestemmiare.

L’uomo tende a addormentarsi nella propria normalità, si dimentica di riflettersi, perde l’abitudine di giudicarsi, non sa più chiedersi chi è. È allora che va creato artificialmente, lo stato di emergenza: a crearlo ci pensano i poeti. I poeti, questi eterni indignati, questi campioni della rabbia intellettuale, della furia filosofica.

E io camminerò leggero, andando avanti, scegliendo per sempre la vita, la gioventù.

Non c’è cena o pranzo o soddisfazione del mondo, che valga una camminata senza fine per le strade povere, dove bisogna essere disgraziati e forti, fratelli dei cani.

La televisione è un medium di massa, e come tale non può che mercificarci e alienarci.

L’uomo medio dei tempi del Leopardi poteva interiorizzare ancora la natura e l’umanità nella loro purezza ideale oggettivamente contenuta in esse; l’uomo medio di oggi può interiorizzare una Seicento o un frigorifero, oppure un week-end a Ostia.

La continuità tra il ventennio fascista e il trentennio democristiano trova il suo fondamento sul caos morale e economico, sul qualunquismo come immaturità politica e sull’emarginazione dell’Italia dai luoghi per dove passa la storia.

Puoi leggere, leggere, leggere, che è la cosa più bella che si possa fare in gioventù: e piano piano ti sentirai arricchire dentro, sentirai formarsi dentro di te quell’esperienza speciale che è la cultura.

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Solo nella tradizione è il mio amore.
(Pier Paolo Pasolini)

Nel tempo dell’inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario.

Vogliamo ridere, essere innocenti, aspettare qualcosa dalla vita, chiedere, ignorare.

E io ritardatario sulla morte, in anticipo sulla vita vera, bevo l’incubo della luce come un vino smagliante.

Lo sapevi, peccare non significa fare il male: non fare il bene, questo significa peccare.

La Chiesa non può che essere reazionaria: non può che essere dalla parte del Potere; non può che accettare le regole autoritarie e formali della convivenza.

Non appena un uomo rappresenta, con la propria fisicità, il proprio modo di guadagnarsi il pane, suscita pietà.

La mia è una visione apocalittica. Ma se accanto ad essa e all’angoscia che la produce, non vi fosse in me anche un elemento di ottimismo, il pensiero cioè che esiste la possibilità di lottare contro tutto questo, semplicemente non sarei qui, tra voi, a parlare.

L’ora è confusa,e noi come perduti la viviamo.

Non esiste razionalità senza senso comune e concretezza. Senza senso comune e concretezza la razionalità è fanatismo.

Nulla è più anarchico del potere, il potere fa praticamente ciò che vuole.

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Io sono nero di amore, né fanciullo né usignolo, tutto intero come un fiore, desidero senza desiderio.
(Pier Paolo Pasolini)

Ho sempre pensato, come qualsiasi persona normale, che dietro a chi scrive ci debba essere necessità di scrivere, libertà, autenticità, rischio.

Finché l’uomo sfrutterà l’uomo, finché l’umanità sarà divisa in padroni e servi, non ci sarà né normalità né pace. La ragione di tutto il male del nostro tempo è qui.

Nessuna maggioranza potrà mai abolire dalla propria coscienza il sentimento della “diversità” delle minoranze.

Ciò che resta originario nell’operaio è ciò che non è verbale: per esempio la sua fisicità, la sua voce, il suo corpo. Il corpo: ecco una terra non ancora colonizzata dal potere.

Solo l’amare, solo il conoscere conta, non l’aver amato, non l’aver conosciuto.

Chi si scandalizza è sempre banale: ma, aggiungo, è anche sempre male informato.

Solo nell’attimo in cui si è a tu per tu con la regola da infrangere si può sfiorare la rivelazione della verità.

Il nuovo fascismo non distingue più: non è umanisticamente retorico, è americanamente pragmatico. Il suo fine è la riorganizzazione e l’omologazione brutalmente totalitaria del mondo.

Bandiera Rossa, ridiventa straccio, e il più povero ti sventoli.

Io so questo: che chi pretende la libertà, poi non sa cosa farsene.

Una definizione di me stesso? È come domandare la definizione dell’infinito.

Noi intellettuali tendiamo sempre a identificare la ‘cultura’ con la nostra cultura: quindi la morale con la nostra morale e l’ideologia con la nostra ideologia. Questo significa che esprimiamo, con questo, un certo insopprimibile razzismo verso coloro che vivono, appunto, un’altra cultura.

Il coraggio intellettuale della verità e la pratica politica sono due cose inconciliabili in Italia.

In una società dove tutto è proibito, si può fare tutto: in una società dove è permesso qualcosa si può fare solo quel qualcosa.

È esperienza di ogni giorno: si richiede la santità agli altri, per tenere tranquilla la coscienza, nel momento i cui ci si accorge che non sono santi. Ma nel momento in cui ci si accorge che lo sono, li si consacra. La consacrazione li discrimina, li cataloga: li rende innocui, e anche un po’ ridicoli e ufficiali.

Ognuno di noi è fisicamente la figura di un acquirente, e le nostre inquietudini sono le inquietudini di questa figura.

Il calcio è l’ultima rappresentazione sacra del nostro tempo. È rito nel fondo, anche se è evasione. Mentre altre rappresentazioni sacre, persino la messa, sono in declino, il calcio è l’unica rimastaci. Il calcio è lo spettacolo che ha sostituito il teatro.

I vari casi di criminalità che riempiono apocalitticamente la cronaca dei giornali e la nostra coscienza abbastanza atterrita, non sono casi: sono, evidentemente, casi estremi di un modo di essere criminale diffuso e profondo: di massa.

L’Italia non ha avuto una grande Destra perché non ha avuto una cultura capace di esprimerla. Essa ha potuto esprimere solo quella rozza, ridicola, feroce destra che è il fascismo.

Nel quartiere borghese c’è la pace di cui ognuno dentro si contenta, anche vilmente, e di cui vorrebbe piena di ogni sera l’esistenza.

La “continuità” della piccola borghesia italiana e della sua coscienza infelice (rifiuto della cultura, ansia della normalità, qualunquismo fisiologico, caccia alle streghe).

L’Italia sta marcendo in un benessere che è egoismo, stupidità, incultura, pettegolezzo, moralismo, coazione, conformismo: prestarsi in qualche modo a contribuire a questa marcescenza è ora, il fascismo.

L’Italia cioè non sta vivendo altro che un processo di adattamento alla propria degradazione. Tutti si sono adattati o attraverso il non voler accorgersi di niente o attraverso la più inerte sdrammatizzazione.

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Riduzione, spirito di riduzione, è mancanza di religione: questo è il grande peccato dell’epoca dell’odio. (Pier Paolo Pasolini)

Amo ferocemente, disperatamente la vita. E credo che questa ferocia, questa disperazione mi porteranno alla fine. Amo il sole, l’erba, la gioventù. L’amore per la vita è divenuto per me un vizio più micidiale della cocaina. Io divoro la mia esistenza con un appetito insaziabile.
Come finirà tutto ciò? Lo ignoro.

La Resistenza e il Movimento Studentesco sono le due uniche esperienze democratico-rivoluzionarie del popolo italiano. Intorno c’è silenzio e deserto: il qualunquismo, la degenerazione statalistica, le orrende tradizioni sabaude, borboniche, papaline.

Il potere ha avuto bisogno di un tipo diverso di suddito, che fosse prima di tutto un consumatore.

Il bombardamento ideologico televisivo non è esplicito: esso è tutto nelle cose, tutto indiretto. Ma mai un “modello di vita” ha potuto essere propagandato con tanta efficacia che attraverso la televisione. Il tipo di uomo o di donna che conta, che è moderno, che è da imitare e da realizzare, non è descritto o decantato: è rappresentato! Il linguaggio della televisione è per sua natura il linguaggio fisico-mimico, il linguaggio del comportamento.

Qual è la vera vittoria, quella che fa battere le mani o battere i cuori?

Ma io sono un uomo che preferisce perdere piuttosto che vincere con modi sleali e spietati. Grave colpa da parte mia, lo so! E il bello è che ho la sfacciataggine di difendere tale colpa, di considerarla quasi una virtù.

Prevedo la spoliticizzazione completa dell’Italia: diventeremo un gran corpo senza nervi, senza più riflessi. Lo so: i comitati di quartiere, la partecipazione dei genitori nelle scuole, la politica dal basso… Ma sono tutte iniziative pratiche, utilitaristiche, in definitiva non politiche. La strada maestra, fatta di qualunquismo e di alienante egoismo, è già tracciata. Resterà forse, come sempre è accaduto in passato, qualche sentiero: non so però chi lo percorrerà, e come.

Gli indiani non sono mai allegri: spesso sorridono, è vero, ma sono sorrisi di dolcezza, non di allegria.

Chi dice che io sono uno che non crede, mi conosce meglio di quanto io conosca me stesso. Io posso essere uno che non crede, ma uno che non crede che ha nostalgia per qualcosa in cui credere.

Sono vent’anni che la stampa italiana, e in primo luogo la stampa scritta, ha contribuito a fare della mia persona un controtipo morale, un proscritto. Non c’è dubbio che a questa messa al bando da parte dell’opinione pubblica abbia contribuito l’omofilia, che mi è stata imputata per tutta la vita come un marchio d’ignominia particolarmente emblematico nel caso che rappresento: il suggello stesso di un abominio umano da cui sarei segnato, e che condannerebbe tutto ciò che io sono, la mia sensibilità, la mia immaginazione, il mio lavoro, la totalità delle mie emozioni, dei miei sentimenti e delle mie azioni a non essere altro se non un camuffamento di questo peccato fondamentale, di un peccato e di una dannazione.

La droga è sempre un surrogato. E precisamente un surrogato della cultura. La droga viene a riempire un vuoto causato appunto dal desiderio di morte e che è dunque un vuoto di cultura. Per amare la cultura occorre una forte vitalità. Perché la cultura – in senso specifico o, meglio, classista – è un possesso: e niente necessita di una più accanita e matta energia che il desiderio di possesso.

Le nevrosi che causano le “regressioni” più terribili e incurabili sono dovute proprio a questo sentimento primo, di non essere accolti nel mondo con amore.

La mia indipendenza, che è la mia forza, implica la solitudine, che è la mia debolezza.

Sono scandaloso. Lo sono nella misura in cui tendo una corda, anzi un cordone ombelicale, tra il sacro e il profano.

Finché il “diverso” vive la sua «diversità» in silenzio, chiuso nel ghetto mentale che gli viene assegnato, tutto va bene: e tutti si sentono gratificati della tolleranza che gli concedono. Ma se appena egli dice una parola sulla propria esperienza di “diverso”, oppure, semplicemente, osa pronunciare delle parole «tinte» dal sentimento della sua esperienza di «diverso» si scatena il linciaggio, come nei più tenebrosi tempi clerico-fascisti. Lo scherno più volgare, il lazzo più goliardico l’incomprensione più feroce lo gettano nella degradazione e nella vergogna.

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Procreare è oggi un delitto ecologico.
(Pier Paolo Pasolini)

Il successo non è niente. È una forma… è l’altra faccia della persecuzione. E poi il successo è sempre una cosa brutta per l’uomo.

La volgarità è il momento di pieno rigoglio del conformismo.

Il sogno di ogni giocatore (condiviso da ogni spettatore) è partire da metà campo, dribblare tutti e segnare. Se, entro i limiti consentiti, si può immaginare nel calcio una cosa sublime, è proprio questa. Ma non succede mai.

Aforismi Pasolini
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Poesie Pier Paolo Pasolini frasi

Dalle poesie di Pier Paolo Pasolini le frasi più belle e che meritano di essere conosciute da tutti gli appassionati. Oltre alle frasi famose dello scrittore abbiamo selezionato anche alcuni degli stralci più belli dei suoi scritti. Scegliete di Pier Paolo Pasolini, citazioni e belle parole che preferite e usatele per un post su Facebook o su Instagram.

Con la testa ondulata, il giovanile colore dei maglioni, essi fendono la notte, in un carosello sconclusionato, invadono la notte, splendidi padroni della notte.

La fanciullezza smorta nella barba cresciuta nel sonno, nella carne smagrita, si fissa con la luce fusa nei miei occhi riarsi.

Tu sei la sola al mondo che sa, del mio cuore, ciò che è stato sempre, prima d’ogni altro amore.

Per chi conosce solo il tuo colore, bandiera rossa, tu devi realmente esistere, perché lui esista.

È difficile dire con parole di figlio ciò a cui nel cuore ben poco assomiglio.

Terra di infanti, affamati, corrotti, governanti impiegati di agrari, prefetti codini, avvocatucci unti di brillantina e i piedi sporchi, funzionari liberali carogne come gli zii bigotti, una caserma, un seminario, una spiaggia libera, un casino!

Sei insostituibile. Per questo è dannata alla solitudine la vita che mi hai data.

Piange ciò che muta, anche per farsi migliore.

Amore? Molta colpa, sia pure, se potrei d’una pazza purezza, d’una cieca pietà vivere giorno per giorno… Dare scandalo di mitezza.

Senza di te tornavo, come ebbro, non più capace d’esser solo, a sera quando le stanche nuvole dileguano nel buio incerto.

Poesie Pier Paolo Pasolini frasi
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Pasolini immagini

Dopo aver letto di  Pier Paolo Pasolini frasi e aforismi, vi proponiamo anche tanti video che celebrano lo scrittore. E ovviamente alcune immagini di Pasolini, originali e perfette per un post social. Con le sue citazioni Pasolini ha raccontato di vita e di amore, non vi basterà far altro che scegliere tra le frasi di Pasolini la vostra preferita e condividerla con i vostri contatti.

aforismi pasolini 1
Bisogna essere molto forti per amare la solitudine. (Pier Paolo Pasolini)
citazioni pasolini 1
I primi ricordi della vita sono ricordi visivi. La vita, nel ricordo, diventa un film muto.
(Pier Paolo Pasolini)
frasi celebri di pasolini
La verità non sta in un solo sogno ma in molti sogni. (Pier Paolo Pasolini)
frasi celebri pasolini
È la polvere, non il peccato, a separarci dal cielo.
(Pier Paolo Pasolini)
frasi di pasolini
Il capocannoniere di un campionato è sempre il miglior poeta dell’anno. (Pier Paolo Pasolini)
frasi pasolini
Chi non ha pretese non ha neanche dispiaceri.
(Pier Paolo Pasolini)
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Il moralista dice di no agli altri, l’uomo morale solo a se stesso.
(Pier Paolo Pasolini)
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La televisione è un medium di massa, e come tale non può che mercificarci e alienarci. (Pier Paolo Pasolini)
pasolini citazioni
Lei non ha capito niente perché è un uomo medio. Un uomo medio è un mostro, un pericoloso delinquente, conformista, razzista, schiavista, qualunquista. (Pier Paolo Pasolini)
pasolini frasi
Sei così stupido che quando la tua stupidità ti avrà ucciso e sarai all’inferno, crederai di essere in paradiso.
(Pier Paolo Pasolini)
pasolini frasi 1
Il complotto ci fa delirare. Ci libera da tutto il peso di confrontarci da soli con la verità.
(Pier Paolo Pasolini)
Pasolini frasi 2
L’altro è sempre infinitamente meno importante dell’io ma sono gli altri che fanno la storia.
(Pier Paolo Pasolini)
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Ho nostalgia della gente povera e vera che si batteva per abbattere quel padrone senza diventare quel padrone. (Pier Paolo Pasolini)
pier paolo pasolini aforismi
Bisogna avere la forza della critica totale, del rifiuto, della denuncia disperata e inutile.
(Pier Paolo Pasolini)
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La morte non è nel non poter comunicare ma nel non poter più essere compresi.
(Pier Paolo Pasolini)

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