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Citazioni Camilleri
Uno degli scrittori italiani contemporanei più amati è di certo il siciliano Andrea Camilleri. Le sue opere, ma soprattutto il suo Commissario Montalbano, sono diventati un successo mondiale, anche televisivo. Tra gli aforismi di Camilleri troviamo molte frasi bellissime e famose. Anche nelle varie interviste che lo scrittore ha concesso,ci sono spunti e frasi che fanno riflettere.
Vediamo una raccolta di frasi celebri di Camilleri che vi faranno apprezzare o conoscere il grande scrittore.
Frasi celebri Camilleri
Gli scritti di Andrea Camilleri spaziano su tantissimi argomenti. Lo scrittore ha parlato della vita, l’amore, la natura, il tempo, ma ha anche espresso la sua opinione sulla politica e sulla società a lui contemporanea. Tra le citazioni di Camilleri, infatti, troviamo dei veri e propri approfondimenti politici e storici, ma anche riflessioni profonde sul senso di tutto. Camilleri, nelle frasi celebri, inserisce insomma la sua visione del mondo a 360 gradi.
Di seguito alcuni aforismi di Andrea Camilleri, frasi profonde e ricche di significato, scritte sia in italiano che nel suo amato dialetto siciliano.
Forse, senza saperlo, stiamo combattendo la prima guerra globale degli anni duemila. Una guerra che non usa più armi, che non bombarda né fa esplodere atomiche, che non provoca morte ma produce fame, disoccupazione, scontro sociale, impoverimento, insomma riduce sul lastrico i perdenti.
Da ragazzi eravamo fascisti e credevamo che quella fosse l’unica possibilità politica. Per me tutto cambiò il giorno in cui partecipai, a Firenze, a un grande raduno della gioventù internazionale nazifascista. Parlò Baldur von Schirach e delineò l’Europa del futuro in caso loro avessero vinto la guerra, cosa di cui erano certi. Io mi vidi all’improvviso dentro un casermone grigio, tutti in divisa, con un unico libro da leggere, il Mein Kampf di Hitler. Provai una sensazione di terrore.
Il rinnovamento avverrà quando qualcuno avrà finalmente il coraggio di dire che in politica non tutto è possibile.
L’italiani non amano sintiri le voci libbire, le virità disturbano il loro ciriveddro in sonnolenza perenni, preferiscino le voci che non gli danno problemi, che li rassicurano sulla loro appartinenza al gregge.
Na copia priva di ’ntuizioni e di idee, ’ncapaci di fari connessioni e deduzioni spiricolate, senza slancio, senza passioni, senza vitalità.
La vera differenza tra un uomo e un altro uomo risiede nelle loro teste, nei loro pensieri, e non nelle insegne, nelle bandiere, nelle divise, nelle rotelle di panno.
Abbisognava portari pacienza con ’sta genti che usava parlari a cuda di porco, ’ntorciuniata, mai ’n forma esplicita.
Ci sono uomini di qualità che, messi in certi posti, risultano inadatti proprio per le loro qualità all’occhi di gente che qualità non ne ha, ma in compenso fa politica.
La scarsa levatura di un uomo politico talvolta la si cerca di compensare con la frase: «però è una persona onesta». A me sembrano parole prive di senso. Mi suonano come se si dicesse che un tale è un mediocre, però in compenso ha due braccia e due gambe. L’onestà dovrebbe essere la conditio sine qua non dell’uomo politico.
Credo che andare in vacanza quando ci vanno tutti sia di una cafoneria imperdonabile.
I pinseri sunno i peggiori nimici della panza e, rispetto parlanno, della minchia.
La massima fortuna che un omo può aviri nella vita è quella di non arrivare mai a un punto di disperazione dal quale non puoi tornare narrè.
Non capisco perché nel linguaggio dei politici e dei governanti con “grandi opere pubbliche” si intenda solo ed esclusivamente la costruzione di ponti, gallerie, autostrade. Che spesso e volentieri, sia detto tra parentesi, si rivelano essere né impellenti né necessarie, ma sicura fonte d’illeciti guadagni. Mi chiedo: mettere mano a Pompei, che se ne cade letteralmente a pezzi, non sarebbe una grande opera pubblica? E non lo sarebbe anche una vera riforma universitaria che adeguasse i nostri atenei alle richieste di lavoro del mondo d’oggi, dotandoli di attrezzati laboratori di ricerca? E come definire altrimenti la ristrutturazione e l’attenta manutenzione dei nostri archivi storici che sempre più s’approssimano allo sfacelo?
Può un vero cristiano amare il capitalismo? Perché se è vero che da un lato è stato possibile quantificare le vittime del comunismo, le vittime del capitalismo, invece non vengono quantificate da nessuno.
Alla libertà dell’uomo libero sempre più viene preferita la servitù del cortigiano.
La rivoluzione la intendo come una forza propulsiva, come il convergere di alcune situazioni storiche che determinano l’esplosione di tutte le valvole di sicurezza. La rivoluzione è un avvenimento che cambia il mondo.
L’omo, va a sapiri pirchì, si fa pirsuaso istintivamenti che ogni cangiamento comporti un certo movimento, ‘nveci i cangiamenti veri succedono ammucciati sutta all’apparenza dell’immobilità.
Noi non mettiamo in discussione l’accoglienza. Abbiamo dimostrato di saperlo fare meglio degli altri. Per secoli siamo stati terra di passaggio e di scambio. Il problema è che sono troppi. E noi non siamo in grado di gestire queste masse di disperati.
Il ciriveddro è ‘na gran camurria di machina che non sulo non s’arresta mai, ma t’obbliga a pinsari a quello che voli lui.
Pareva, ma non era così. Sa, in politica sono tutti come cani. Appena sanno che non puoi difenderti, ti azzannano. Sembra che a Londra gli abbiano messo due bypass, è stata, dicono, una cosa difficile.
Credo che il comunismo, nei termini in cui lo abbiamo letto, anche perché noi italiani ne siamo stati felicemente fuori pur essendo molti di noi comunisti, era destinato a una implosione. Come quando si vedono crollare su se stessi i grattacieli americani precedentemente minati.
Il tiranno viene quasi eletto dalla volontà di servitù del popolo.
Se Bin Laden verrà catturato, vi è il timore che altri prendano il suo posto, come per diritto ereditario. Perché rimane il substrato, rimangono le condizioni che permettono al terrorismo di attecchire.
Un revisionismo storico che sia un sano revisionismo, è ammesso, è giusto, è doveroso. Tu non puoi sentire sui fatti della storia una sola voce. Ne devi sentire anche altre.
Berlusconi è un Don Chisciotte che riesce a convincere gli altri che non sta combattendo contro i mulini a vento. Ha un po’ troppe ossessioni: il comunismo, la magistratura… Ristabilire alcune verità, ed avere un maggior equilibrio nell’analisi delle vicende, farebbe bene a tutti.
Questo eroe contemporaneo che è l’uomo conosce la vittoria e la sconfitta. Lui ha vinto sul comunismo. È stato sconfitto dal proliferare delle guerre. Ciò però non lo ha smosso di un millimetro su quella che era la sua opinione. E la sua sconfitta, in questo caso specifico, è stata la sconfitta di moltissimi uomini nel mondo.
A me, che non sono nobile, fa piacere appartenere proprio al Circolo dei nobili, mentre al contrario, di fare parte di un qualsiasi circolo Garibaldi non mi fotte un’amata minchia.
È stato il Papa veramente di tutti. E per esserlo non si è mai risparmiato fisicamente. Basta vedere la quantità enorme di viaggi che ha compiuto. Voleva conoscere in prima persona la gente, i luoghi, i problemi della gente e i problemi del mondo.
Non si costruisce nulla con l’uso delle armi. Questa stessa frase potrebbe essere usata da qualsiasi popolo oppressore contro quelli che difendono la loro libertà.
Lui ha accelerato […] il corso della storia. E del comunismo, che resta un fenomeno storico senza precedenti, è stato veramente un degno e fiero avversario. Un avversario vittorioso.
Noi oggi vediamo tanti uomini che hanno responsabilità mondiali, mancare assai spesso ai loro impegni. Questo Papa ha fatto impallidire l’immagine di questi uomini.
La lettura dei processi storici, priva di un supporto interpretativo, è inconsistente. La storia senza una chiave di lettura sarebbe una successione incomprensibile dei fatti. Ritengo che l’importanza della lettura marxista della storia sia essenziale per spiegare la struttura e la dinamica delle classi sociali.
Ho lavorato per trent’anni in Rai. È un’azienda misteriosa dalla quale non riesci mai a liberarti. Vedere in difficoltà l’azienda dove hai lavorato per tanti anni, ti addolora e ti fa rabbia.
Non tendo ad una verità assoluta, dogmatica. Credo a verità relative. Ma quando anche la verità relativa viene stravolta ti domandi a cosa devi credere.
Commissario, lei u sapi megliu di mia, se uno non trova ventu a favuri, nun naviga.
Mangiarono parlando di mangiare, come sempre succede.
Mi hanno domandato come abbia fatto a essere comunista appena diciassettenne e ancora col fascismo al potere. La domanda era però incompleta, perché prima ancora di chiedermi come avevo fatto a essere, avrebbero dovuto domandarmi come avevo fatto a non essere.
Se mentre mangi con gusto non hai allato a tia una pirsona che mangia con pari gusto allora il piaciri del mangiare è come offuscato, diminuito.
L’artista è colui che ha una costante percezione alterata della realtà.
La felicità è un istante, l’accensione di un fiammifero che in quei pochi secondi di luce ti permette però di vedere a lungo.
Una nuvolaglia bassa e densa cummigliava completamente il cielo come se fosse stato tirato un telone grigio da cornicione a cornicione, foglia non si cataminava, il vento di scirocco tardava ad arrisbigliarsi dal suo sonno piombigno, già si faticava a scangiare parole.
Alla base di ogni scrittura c’è un paziente, scrupoloso, estenuante lavoro di rifinitura, di correzione, di messa a fuoco, di puntualizzazione, di calibratura che costituisce la qualità e la forza del buon artigiano.
Le bombe non risolvono la questione, se non si eliminano le radici dalle quali scaturisce il terrorismo.
L’aspetto che più mi piace della felicità è che è duplicabile, se riesci a rinnovare dentro di te la memoria di un momento felice, quell’evento ha ancora un’eco di felicità.
Elena è stata, semplicemente, tutte le donne che gli uomini nel corso dei secoli hanno di volta in volta amato e odiato. Una e centomila. Mai “nessuna”.
Trovo la morte disdicevole, citando una celebre battuta. Ma l’aspetto con serenità.
Prendere le ferie nel mese d’agosto mi è sempre parsa una decisione sbagliata.
Una poesia, la sua, tutta di ombre, dove difficilmente raggia la luce.
A eleggere il libro col quale avrebbe passato la notte condividendo il letto e gli ultimi pinsèri era macari capace di perderci un’orata.
Non bisogna mai avere paura dell’altro perché tu rispetto all’altro sei l’altro.
Il narratore crea una terra dove poter far stare i suoi personaggi.
Alla nascita ti danno il ticket in cui è compreso tutto: la malattia, la giovinezza, la maturità e anche la vecchiaia e la morte. Non puoi rifiutarti di morire perché è compreso nel biglietto. O l’accetti serenamente e te ne fai una ragione o sei un povero coglione!
Se potessi vorrei finire la mia carriera seduto in una piazza a raccontare storie e alla fine del mio ‘cunto’, passare tra il pubblico con la coppola in mano.
Non vedo, ma sogno.
È il pensiero della morte che aiuta a vivere.
L’umanità un immenso formicaio e se vuoi conoscerla davvero devi trasformarti in formica e viverci dentro.
Il commissario invece era di Catania, di nome faceva Salvo Montalbano, e quando voleva capire una cosa, la capiva.
Morirò prima di Montalbano nonostante lui morì prima di me. La mia morte segnerà la fine di Montalbano e, nonostante tutto, Montalbano sopravviverà senza di me. Montalbano vivrà nei miei romanzi così come io vivrò nei suoi pensieri. Sicilia, chistu è ‘u mio lascito alla mia bedda terra.
Arriva un momento nel quale t’adduni, t’accorgi che la tua vita è cangiata. Fatti impercettibili si sono accumulati fino a determinare la svolta. O macari fatti ben visibili, di cui però non hai calcolato la portata, le conseguenze.
Insomma ci sono uomini di qualità che, messi in certi posti, risultano inadatti proprio per le loro qualità all’occhi di gente che qualità non ne ha, ma in compenso fa politica.
Non voglio morire male, non voglio avere il pessimismo, voglio morire con la speranza che i miei figli, i miei nipoti e i miei pronipoti vivano in un mondo di pace. Bisogna che i giovani si ribellino. Non disilludetemi.
Potremmo dire che fu una solenne minchiata. Una atroce minchiata. Il fascismo sarebbe stato grottesco, se non fosse stato tragico. Se non avesse comportato la morte di tanti innocenti, ricordo Matteotti e Gramsci solo per fare qualche esempio, il fascismo sarebbe stata solo una buffonata. Purtroppo invece è stato un evento tragico.
Non ho mai rappresentato in negativo la Sicilia. I giornali tedeschi, francesi, inglesi, hanno scritto che Camilleri evita i luoghi comuni, descrive una Sicilia diversa da quella della Piovra, non utilizza vecchi e triti stereotipi. Non capisco perché in Italia vi siano alcuni autorevoli commentatori che scrivono il contrario. Siccome ho rispetto culturale per alcuni di questi opinionisti, li invito a leggere con più attenzione i miei libri.
Ogni tanto di notte quando passa il tram, le ossa vibrano leggermente e a quel suono gli si rizzano i capelli sintetici, teme che le ante dell’armadio si aprano e che forme non di fantasmi, ma di giudici in toga balzino fuori agitando come nacchere scintillanti manette.
Al mercato mia moglie ha più volte ascoltato questa frase: “Vedi quella, è la signora Camilleri, la moglie di Montalbano!
Giovanni Paolo II è stato un uomo che ha capito l’importanza dei media. Su questa strada ha potuto rendere palese a tutto il mondo quello che faceva per il mondo. E sempre su questa strada non ha reso palese la sua politica di mantenimento dello status quo. Ha detto delle cose. Ma non ha insistito: come se volesse ribadirle una volta sola. I cattolici osservanti lui non aveva da convincerli sull’ortodossia, semmai aveva da convincere i non cattolici e gli stessi cattolici su altre questioni che gli stavano a cuore.
Hanno fatto bene in tv, ad utilizzare un dialetto più superficiale, meno caratterizzato, meno colorito, ma comprensibile. La tv deve comunicare con ampio pubblico, è giusto che sia così. Del resto anche i libri, con le dovute differenze tecniche, dovrebbero essere scritti per essere letti, non per una ristretta aristocrazia intellettuale.
Adoro chi osa, odio chi usa.
Gli italiani stanno iniziando a capire Berlusconi, ma non l’hanno ancora capito completamente. La questione è più complessa. Anche la vicenda del regime mediatico non l’hanno ancora compresa a fondo. Il punto è che il bicchiere è mezzo pieno, e debbono berlo tutto questo amaro calice. Solo allora capiranno completamente, ed il vaccino potrà funzionare.
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Andrea Camilleri: frasi d’amore
Camilleri nelle sue opere parla anche dell’amore. Da un lato troviamo delle frasi poetiche sull’amore tradizionalmente inteso, quindi tra due essere umani, dall’altro alcune sue frasi stupende parlano di un altro tipo di amore, quello da lui stesso provato per la letteratura e la scrittura. Nelle sue frasi Camilleri racconta spesso di libri, della forza delle parole e del mestiere dello scrittore. Ecco le più belle, raccolte per voi:
Io sono stato povero e ho conosciuto il successo in tarda età. Tutto è arrivato tardi nella mia vita, e questa è una fortuna: mi sento come di aver vinto alla Sisal. Il successo fa venire in prima linea l’imbecillità. Se avessi ottenuto da giovane quel che ho oggi, non so come sarebbe finita. Non conosco il mio livello di imbecillità.
Le parole? Le parole cose d’aria, sono.
La speculazione era qualcosa che atteneva al solo pensare. Poi la parola ha mutato di segno, acquistando la valenza inversa. Oggi esistono la speculazione edilizia, la speculazione finanziaria, la speculazione dei mercati. Una volta la speculazione creava un sistema filosofico valido per tutta l’umanità, oggi arricchisce qualche speculatore privo di scrupoli.
Uno scrittore di livello restava tale anche quando scriveva romanzi gialli.
Colui che una volta scriveva poesia, racconti, romanzi, nella Sicilia della mia giovinezza era un perditempo o un pazzo “pirinnello” cioè “un Pirandello”, che perdeva tempo in cose campate in aria, inutili. Credo che cinquant’anni siano serviti a far capire che la cultura a qualche cosa serve. Cioè chi fa cultura oggi può non sentirsi una cimice che succhia il sangue di quelli che lavorano, quindi questo nuovo atteggiamento ha aperto alcuni orizzonti a nuove case editrici, a scrittori, a saggisti. Il problema è che siano letti e a questo ancora non ci siamo arrivati. La nostra regione ha uno dei tassi di lettura più bassi d’Italia, che è già tra i livelli più bassi d’Europa.
Due cose mi dispiace non vedere: i colori e mia nipote che cresce.
La felicità per me non ha motivazioni, non ne ha mai avute, per me è fatta di cose ridicole… Io la felicità l’ho trovata sempre nelle cose terrene, concrete, negli odori, nei sapori, nei rapporti umani, non nella letteratura.
Non voglio morire male, non voglio avere il pessimismo, voglio morire con la speranza che i miei figli i miei nipoti i miei pronipoti vivano in un mondo di pace. Bisogna che i giovani si ribellino… Non disilludetemi.
All’interno di un ordine costituito colui che fa cultura è sempre imprevedibile, può risultare pericoloso. La nostra società è stata per sempre ferma, una società dove, come dice il Principe di Salina nel Gattopardo, “deve cambiare tutto per non cambiare niente”. Solo negli ultimi anni qualcosa sta cambiando, ma veramente, senza avere l’aria del cambiamento.
Quella era l’amicizia siciliana, la vera, che si basa sul non detto, sull’intuìto: uno a un amico non ha bisogno di domandare, è l’altro che autonomamente capisce e agisce di conseguenzia.
Gustare un piatto fatto come Dio comanda è uno dei piaceri solitari più raffinati che l’omo possa godere, da non spartirsi con nessuno, manco con la pirsona alla quale vuoi più bene.
Le mie opere sono uova fresche di giornata e i miei cassetti sono pieni di cose che riguardano i miei nipoti. Dirò di più. Mi disfo di tutto quanto ha a che fare con un libro non appena l’ho pubblicato. Distruggo le prove del reato, insomma.
I soldi mi hanno tolto l’ansia di offrire una sicurezza alla mia famiglia, questo mi basta.
Gli pigliò la mano per salutarlo. Non s’aspettava il modo in cui lei gliela strinse: fu come se gli avesse arravugliato attorno alle dita non la sola mano ma il suo corpo intero e come la mano dell’uomo, diventata un’altra cosa, fosse entrata nel dentro più dentro di lei, fino alla sua noce di fìmmina.
I tri quarti di quelli che accattano i giornali, si leggino sulo i titoli che spisso, e questa è ’na bella usanza tutta taliàna, dicino ’na cosa opposta a quello che dici l’articolo.
Mi ha dato invece l’impressione che la signora, in questo suo continuo darsi, volesse… è difficile spiegarmi… volesse perdersi…
L’affidarsi alla memoria, è la volontà dell’uomo di non scomparire. E quando la conoscenza si arresta, subentrano i sensi, che alimentano la fantasia.
In tutti i miei romanzi il piano dell’indagine coincide con il piano della ricerca della verità, sociale, filosofica, o direi più semplicemente “umana”. Vi è l’uomo che si confronta con se stesso, o cerca se stesso.
La letteratura è uno strumento critico che può aiutare a svelare le verità, a smascherarle. La fantasia narrativa può aiutare a riflettere e capire la realtà che ci circonda.
Il giallo funziona, ed è vera letteratura. In televisione la tecnica del giallo, se ben riprodotta, può dare ottimi risultati.
Montalbano dice di amare quel che resta della Sicilia ancora selvaggia: avara di verde, con le casuzze a dado poste su sbalanchi in equilibrio improbabile, e questo piace anche a me ma credo che sia piuttosto un gioco della memoria.
Il pubblico televisivo è più ampio, eterogeneo. Anzi sono convinto, che non vi sia esatta corresponsione, nemmeno fra quelli che leggono i libri e guardano Mantalbano in tv. Vi sono molti telespettatori che si divertono a vedere un programma, ben fatto, che riproduce con brevi immagini il senso autentico del testo.
Ogni parola che viene detta vibra in un modo suo particolare. Le parole che dicono la verità hanno una vibrazione diversa da tutte le altre.
Le televisioni, che fino ad un certo momento sono state fabbriche del consenso, oggi hanno fatto un salto in avanti e sono diventate fabbriche del credere. Del credere in che cosa? In una fede di comodo.
Il romanzo con la erre maiuscola […] lavora, lentamente, nella memoria del lettore. Se leggi Il Gattopardo non lo scordi più, come se leggi, da adulto però, I Promessi sposi.
Scrivo perché non so fare altro. Scrivo perché dopo posso dedicare i libri ai miei nipoti. Scrivo perché così mi ricordo di tutte le persone che ho amato. Scrivo perché mi piace raccontarmi storie. Scrivo perché mi piace raccontare storie. Scrivo perché alla fine posso prendermi la mia birra. Scrivo per restituire qualcosa di tutto quello che ho letto.
La critica letteraria, o parte di essa, predilige le classificazioni schematiche, dentro le quali si addormenta. Allora Camilleri è stato classificato come scrittore di gialli. Tutto deve rientrare in questo schemino.
Leggere le pagine dei quotidiani siciliani è, purtroppo spesso, assai più appassionante di un romanzo giallo.
Confesso, con Neruda, che ho vissuto. Ma mi corre l’obbligo di confessare anche che, alla mia veneranda età, molte delle cose per le quali ho vissuto mi appaiono come fatte da una persona che aveva il mio nome, le mie fattezze, ma che sostanzialmente non ero io.
La cultura è sempre ragionata inclusione, mai partigiana esclusione.
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Camilleri: frasi profonde sulla natura
Camilleri riflette su tutto ciò che lo circonda e non può mancare naturalmente la natura. Le frasi di Andrea Camilleri raccontano spesso del mistero della vita, dello scorrere del tempo e anche della vecchiaia. Le frasi ad effetto di Camilleri approfondiscono perfino l’argomento della morte, spesso in modo ironico. Ma Camilleri dedica anche molte frasi che colpiscono alla sua Sicilia e tante sono di Camilleri le frasi sul mare e sull’amore per la sua terra.
Vediamo delle frasi brevi e commoventi sulla natura di Camilleri:
Era l’insonnia della vecchiaia, quella che notte dopo notte ti condanna a stare vigliante, a letto o in poltrona, a ripassarti la tua vita minuto per minuto, a ripatirla sgranandola come i grani di un rosario.
Mettiamola così: il tempo è una giostra sempre in funzione. Tu sali su un cavalluccio o un’automobilina, fai un bel po’ di giri, poi, con le buone o con le cattive, ti fanno scendere.
La notte cambia odore ogni ora che passa.
È un gioco tinto, quello dei ricordi, nel quale finisci sempre col perdere.
Lo scirocco è uno dei momenti più belli che possano essere concessi all’uomo, in quanto l’incapacità di movimento in quei giorni ti porta a stare immobile a contemplare una pietra per tre ore, prima che arrivi un venticello. Lo scirocco ti dà questa possibilità di contemplazione, di ragionare sopra alle cose.
La percezione del tempo, soprattutto in certe situazioni di forte emotività, subisce delle notevoli alterazioni, ore trascorrono in un lampo e pochi minuti durano un’eternità.
Che paìsi era quello indove un ministro che era stato ’n carrica ’na vota aviva ditto che con la mafia bisognava convivere?
Rispetto alla natura, la gente è ancor più complessa e variegata. Il bello della Sicilia è la scoperta quotidiana di siciliani sempre diversi. Chiudere il siciliano in un ruolo di tanghero scostante è un errore grosso. Certo che esiste un siciliano di questo tipo ma c’è anche il sangue di tredici dominazioni.
La vita dei vecchi come me a un certo momento consiste in un elenco: quello dei morti. Che a poco a poco diventano tanti che ti pare di essere rimasto solo in un deserto.
T’arridduci a desiderare la morti perché è un vuoto assoluto, un niente, liberati dalla dannazione, dalla persecuzione della memoria.
Meglio piccamora non pinsaricci, meglio starsene a taliare il mari che, a Vigàta o a Boccadasse, sempre mari è.
Nisciuna pausa può essere concessa in questa sempre più delirante corsa che si nutre di verbi all’infinito: nascere, mangiare, studiare, scopare, produrre, zappingare, accattare, vendere, cacare e morire.
Era tradizioni ’n Sicilia che ogni delitto di mafia vinissi, in primisi, fatto passari come originato da ’na quistioni di corna.
Moravia amava marcare con Leonardo Sciascia la differenza tra un siciliano e un milanese: un milanese tende a rendere essenziali anche le cose più complesse; un siciliano, diceva Moravia a Sciascia, rende complicate anche le cose più semplici.
Come fa uno a farisi capace che il tempo passa, e lo cangia, se tutti i jorni e tutte le notti non fa altro che ripetiri squasi meccanicamenti gli stissi gesti e diri le stisse paroli?
Non mi piace la parola sicilitudine, preferisco la sicilianità espressa dagli uomini, la prismatica composizione del siciliano.
I siciliani vivono male la loro condizione di essere siciliani, sono sempre alla ricerca di qualcosa di diverso dal presente. Anche in politica, sono sempre insoddisfatti della realizzazione del proprio voto nell’atto stesso nel quale si realizza, perché attraverso di esso hanno ottenuto solo normalità. Si dicono: “vogliamo vedere se cambia qualche cosa?” votano e cambiano, e qui torniamo al Principe di Salina in tutto il suo splendore. Hanno cambiato tutto e non hanno cambiato niente.
Agrigento mi fa pensare al fascismo, Girgenti a Pirandello.
Penso al paradiso: il paesaggio rasenterebbe la sicilianità visiva, che pace! Montalbano me lo immagino disoccupato, circondato da un placido volteggiare di anatre. E una tazzina di caffè fumante.
E’ il pensiero della morte che aiuta a vivere.
Io ho assistito a una strage mafiosa, per un pelo sono salvo. E mi sono salvato perché sono rimasto al bancone del bar della sparatoria invece di avvicinarmi a colui che mi aveva invitato al tavolo e venne crivellato di colpi. Era un capo mafioso e io non lo sapevo! La borghesia col suo silenzio è stata complice: ha fatto sempre finta di non sapere.
In gioventù percepisci il tempo come un’entità astratta, nella maturità acquisti la nozione di un tempo in qualche modo collegato concretamente al tuo esistere, nella vecchiaia… Nella vecchiaia raggiungi la consapevolezza che il tempo è un flusso continuo che scorre al di fuori di te.
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Frasi di Andrea Camilleri in immagini
Di seguito vi proponiamo le frasi toccanti di Camilleri accompagnate da delle immagini. Con le sue frasi, Andrea Camilleri mostra il suo lato ironico e arguto e le immagini daranno uno spunto in più al lettore, di sicuro effetto.
Di seguito delle immagini con frasi speciali dell’autore siciliano da leggere e condividere.
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