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Frasi d'amore

Oriana Fallaci: 202 frasi, pensieri e immagini di una grande personalità femminile del XX secolo

Oriana Fallaci è stata un’apprezzata giornalista e scrittrice italiana, famosa per il suo temperamento forte e un carattere che restava fedele ai suoi ideali. In questo articolo abbiamo selezionato per voi tante frasi per scoprire le diverse sfaccettature della sua complessa personalità.

Frasi Oriana Fallaci, una delle donne più note del mondo

Apprezzata giornalista, Oriana Fallaci divenne, nel corso degli anni, una vera e propria icona, grazie ad un carattere incisivo e indipendente, che sembrava non temere nulla. Ne sono un esempio il suo giornalismo attivo nei luoghi di guerra, le sue lunghe interviste, talvolta anche aggressive, con personalità di spicco, il suo schierarsi sostenendo sempre la propria opinione, anche al costo di risultare impopolare. Di seguito abbiamo selezionato le migliori frasi di Oriana Fallaci: aforismi su temi molto diversi tra loro come le frasi di Oriana Fallaci sull’amore, sulle donne, e tanti altri pensieri tratti dai libri scritti durante la sua carriera. Infine tante immagini con le citazioni di Oriana Fallaci da poter condividere sui social.

Oriana Fallaci: citazioni da leggere e condividere

Oriana Fallaci era una figura affascinante, convinta di potere chiedere e dire qualsiasi cosa e lo fece, senza alcuna remora, in vari scritti, tradotti in diverse lingue e ancora adesso letti e apprezzati. Riuscì ad entrare nel mondo del giornalismo, che negli anni 60 era ancora precluso alle donne, portando alla luce tutti gli aspetti personali dell’intervistato e svelando le parole e le sensazioni non dette. Le personalità mondiali di spicco con cui si interfacciò, si è sostenuto, difficilmente potessero dirle di no. Tra questi ricordiamo Indira Ghandi, Yasir Arafat, leader palestinese, Kissinger, segretario del presidente Nixon, l’Ayatollah Khomeini, con cui ebbe persino uno scontro. Ecco per voi una serie di aforismi di Oriana Fallaci: frasi celebri, che aiuteranno a comprendere le varie sfaccettature di una personalità complessa come quella della giornalista.

Vi sono momenti, nella vita, in cui tacere diventa una colpa e parlare diventa un obbligo. Un dovere civile, una sfida morale, un imperativo categorico al quale non ci si può sottrarre.

Non si fa il proprio dovere perché qualcuno ci dica grazie, lo si fa per principio, per se stessi, per la propria dignità.

In Italia si parla di diritti e mai di doveri. In Italia si finge di ignorare o si ignora che ogni diritto comporta un dovere, che chi non compie il proprio dovere non merita alcun diritto.

Ciò che egli cercava, che ogni creatura degna d’essere nata dovrebbe cercare, non esiste. È un sogno che si chiama libertà, che si chiama giustizia.

La gente fa sempre così. Rimpiange il passato come se il passato equivalesse al concetto del bene e odia il presente come se il presente equivalesse al concetto del male: volutamente ignorando che nel passato facevano lo stesso.

Ogni oggetto sopravvissuto al passato è prezioso perché porta in sé un’illusione di eternità. Perché rappresenta una vittoria sul tempo che logora e appassisce e uccide, una sconfitta della morte.

La libertà scissa dalla giustizia è una mezza libertà, che difendere la propria libertà e basta è un’offesa alla giustizia.

Quando sei in casa altrui devi accettare le regole di chi ti ospita, scoprire in quale misura ti vuole o non ti vuole, prevenirne le ostilità, scendere a patti con esse.

Il futuro è un’ipotesi, una congettura, una supposizione, cioè una non-realtà. Tutt’al più, una speranza alla quale tentiamo di dar corpo coi sogni e le fantasie.

Io sono qui per provare qualcosa in cui credo: che la guerra è inutile e sciocca, la più bestiale prova di idiozia della razza terrestre.

E piangendo bestemmiando soffrendo noi possiamo solo rincorrerlo dicendo a noi stessi che quando una cosa non esiste la si inventa. Non abbiamo fatto lo stesso con Dio? Non è forse il destino degli uomini quello di inventare ciò che non esiste e battersi per un sogno?

Non chiedere chi ha vinto: non ha vinto nessuno. Non chiedere chi ha perso: non ha perso nessuno. Non chiedere a cosa ha servito: non ha servito a nulla. Fuorché ad eliminare cinquemila creature fra i diciotto e i trent’anni.

Perché quasi niente quanto la guerra, e niente quanto una guerra ingiusta, frantuma la dignità dell’uomo.

Non difendere il proprio territorio, la propria casa, i propri figli, la propria dignità, la propria essenza, è contro ragione. Accettare passivamente le sciocche o ciniche menzogne che ci vengono somministrate come l’arsenico nella finestra è contro ragione. Assuefarsi, rassegnarsi, arrendersi per viltà o per pigrizia è contro ragione.

Come un legno che va alla deriva, incapace d’opporsi alla corrente del fiume, ignaro se l’acqua lo scaglierà sulla sponda o lo trascinerà fino al mare, così me ne andavo nella tua esistenza durante quell’autunno.

Cultura significa anzitutto creare una coscienza civile, fare in modo che chi studia sia consapevole della dignità. L’uomo di cultura deve reagire a tutto ciò che è offesa alla sua dignità, alla sua coscienza. Altrimenti la cultura non serve a nulla.

La Patria non è un’opinione. O una bandiera e basta. La Patria è un vincolo fatto di molti vincoli che stanno nella nostra carne e nella nostra anima, nella nostra memoria genetica. È un legame che non si può estirpare come un pelo inopportuno.

Risponderò in stile minigonna, cioè in modo abbastanza lungo da coprire l’argomento e abbastanza breve da renderlo interessante.

Se tu fossi stato con me t’avrei chiesto scusa. Oppure aiuto. Invece non c’eri; incredibile come gli altri manchino sempre nei momenti in cui se ne ha bisogno; passi giorni, mesi, anni interi con qualcuno a cui non hai da dir nulla e nel momento in cui hai da dirgli qualcosa, magari scusami, aiuto, lui non c’è e tu sei solo.

Nella vita e nella storia vi sono casi in cui non è lecito avere paura.

Io sono qui per spiegare quanto è ipocrita il mondo che si esalta per un chirurgo che sostituisce un cuore con un altro cuore, e poi accetta che migliaia di creature giovani, col cuore a posto, vengano mandati a morire, come vacche al macello, per la bandiera.

Che senso ha rispettare chi non rispetta noi? Che senso ha difendere la loro cultura o presunta cultura quando essi disprezzano la nostra?

La lobotomia è una castrazione mentale.

La morte è una ladra che non si presenta mai di sorpresa.

La vita non è uno spettacolo muto o in bianco e nero. È un arcobaleno inesauribile di colori, un concerto interminabile di rumori, un caos fantasmagorico di voci e di volti, di creature le cui azioni si intrecciano o si sovrappongono per tessere la catena di eventi che determinano il nostro personale destino.

Nella vita e nella storia vi sono casi in cui non è lecito avere paura. Casi in cui aver paura è immorale e incivile.

Nessuno mi ha ancora detto perché uccidere per rapina è peccato, uccidere perché hai un’uniforme è glorioso.

Niente è indegno quando il fine è degno.

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Non ho capito chi dice che la morte è normale, la morte è logica, tutto finisce quindi anch’io finirò. Io ho sempre pensato che la morte è ingiusta, la morte è illogica, e non dovremmo morire dal momento che si nasce.

Ogni nostro gesto è un atto di guerra. Ogni nostra azione quotidiana è una forma di guerra che esercitiamo contro qualcuno o qualcosa.

Ogni persona libera, ogni giornalista libero, deve essere pronto a riconoscere la verità ovunque essa sia. E se non lo fa è nell’ordine: un imbecille, un disonesto, un fanatico.

Ove c’è raziocinio c’è scelta, ove c’è scelta c’è libertà.

Per non assuefarsi, non rassegnarsi, non arrendersi, ci vuole passione. Per vivere ci vuole passione.

Rifiuto di rinunciare a me stesso e rassegnarmi. Un uomo rassegnato è un uomo morto prima di morire, ed io non voglio essere morto prima di morire. Non voglio morire da morto! Voglio morire da vivo!

Se uno muore vuol dire che è nato, che è uscito dal niente, e niente è peggiore del niente: il brutto è dover dire di non esserci stato.